Quella miscela di responsabilità e goliardia

15 novembre 2010
Testimonianza di Paolo Esuperanzi (Pollo) di Frascati, membro eletto dell’Equipe nazionale 2002-2005

Dire in due parole ciò che il Movimento Studenti è stato per me non è semplice… in due parole è molto più semplice descrivere il mio stato d’animo nello sfogliare l’album dei ricordi di quei 9 densissimi anni di Azione Cattolica: quanta nostalgia…
Mi piacerebbe sfogliare quell’album insieme a voi.
Eccomi qui, nel 1996, appena entrato in AC… Stefano Padoan mi aveva notato durante una festa di carnevale in parrocchia: io ero vestito con un costume autoprodotto che neanche il peggiore incubo di Quentin Tarantino avrebbe potuto partorire. Qualche mese dopo, suo fratello, Gianluca, mi invitò a partecipare a quello che sarebbe stato il primo incontro diocesano MSAC della mia vita. Stavo ancora in terza media, e tutto era così nuovo, emozionante, coinvolgente… ed ecco qui i primi incontri nel gruppo, la mia prima cotta, il mio primo campo scuola, ad Assisi… i primi bans del mio repertorio…
Iniziano le superiori. Eccomi qui, con Liana e altri del gruppo, a partecipare alle prime riunioni al liceo scientifico di Grottaferrata, il Touschek (che, sebbene sia un cognome austriaco, tutti pronunciano alla francese: Tuscè) …
Il gruppo arriva ad un momento difficile. Eccomi qui a cercare di tenere insieme, ancora giovane e inesperto, i pezzi del gruppo, e di organizzare qualche attività a scuola… ma come poterci riuscire da solo?
E’ l’estate del 98. Mario Santoro ha ricevuto il compito di ricostruire il MSAC nella nostra diocesi, e mi chiede di accompagnarlo nell’impresa. Non vedevo l’ora. A novembre mi porta al mio primo Congresso nazionale: Facciamo Movimento. Sono investito da una realtà sorprendente, che mi spiazza letteralmente… tutti si conoscono: ragazzi divisi da centinaia di chilometri che si salutano come amiconi di lunga data, uniti dagli stessi ideali e dalla parola di Dio… La dimensione nazionale dell’Azione Cattolica mi aveva sempre affascinato; eppure, qui mi sento un pesce fuor d’acqua. Quella miscela di responsabilità e goliardia è proprio ciò che piace a me, ma non riesco a esprimermi come vorrei, e me ne rammarico tantissimo. Ero ancora molto, troppo, timido all’epoca. Conosco le prime creature leggendarie del Movimento, tra cui Geggio, Laura e don Lucio. Raira raira kumballeko risuonerà nella mia mente per mesi, come un mantra…
Ecco il rinato gruppo del MSAC di Frascati. Stefano Padoan (sempre lui!) ha “acchiappato” un bel gruppetto di ragazzi delle medie. L’unico progetto della nostra atipica combriccola, per ora, è la redazione di un giornalino: Get Moving! Partecipo al mio primo campo nazionale, a Pacognano. Una veglia di preghiera che ti cambia la vita. Un’intera notte a raccontare barzellette. Un ragazzo, con l’accento romanesco e la pettinatura da cartone animato, che diventa parte di quella fortissima rete di legami sparsi per l’Italia sotto il segno dell’attivismo studentesco in Cristo.
Il centro diocesano diventa la mia seconda casa. Gli incontri nazionali diventano appuntamenti fissi e immancabili. La coscienza si scolpisce, mentre conosco sempre più a fondo il consumo critico e la cittadinanza responsabile. Le lettere, le mail e la chat msacchina tengono stretti i contatti. Crescono e si consolidano delle bellissime amicizie. Negli incontri diocesani si parla sempre più spesso di scuola. Ma proprio nella scuola risulta veramente difficile organizzare qualcosa di concreto: i ragazzi del gruppo, ormai anch’essi alle superiori, si vergognano di essere etichettati “amici dei preti”, e sono distratti da alternative ben più leggere. E nelle Assemblee e nei Consigli di Istituto un’associazione studentesca di matrice religiosa viene guardata con molta diffidenza.
Ciononostante, tra alti (pochi) e bassi (troppi), si va avanti. Il gruppo ha da tempo assunto la fisionomia vera e propria di un circolo MSAC, ma solo nel 2002 si svolge il suo effettivo sgangheratissimo Congresso diocesano, con il quale, insieme a Mario, ricevo finalmente la nomina di Segretario. Divento ufficialmente erede della ricchissima tradizione msacchina tuscolana. Ma sogno di profondere il mio impegno nell’associazione anche a un livello più alto…
Arriva l’XI Congresso nazionale. E’ qui che faccio conoscere al MSAC di tutta Italia il Ballo dell’Estate dei Latte e i Suoi Derivati, che diventa subito un tormentone del Movimento. Ed è anche l’occasione in cui decido di candidarmi come membro dell’equipe nazionale, e vengo eletto. Così comincia la mia avventura nazionale del triennio 2002-2005: gli anni dell’Assemblea straordinaria, della prima Chianciano e di Loreto, solo per dirne alcune. Un triennio che ha lasciato un profondo retaggio nell’associazione, così intenso che per essere raccontato ci vorrebbe un serial televisivo (o un gioco a filmati…).
Purtroppo, alle grandi soddisfazioni di quel periodo, nella mia vita si erano venute a sommare anche tante laceranti delusioni. Nel 2003 i residui msacchini di Frascati avevano ormai abbandonato il Movimento. Nel 2004 anche il gruppo di ragazzi che avevo faticosamente raggruppato in parrocchia non partecipava più agli incontri. In diocesi e in équipe nazionale crescevano e si appesantivano le differenze di vedute tra me e diversi altri responsabili. Come se non bastasse, la mia vita universitaria era diventata una vera e propria spina nel fianco. Per una lunga serie di motivi, cominciai a non sentirmi più adeguato per essere un responsabile di AC. E dunque, per dedicarmi di più allo studio e alla mia sfera personale, decisi che dopo il Congresso nazionale del 2005 mi sarei messo in disparte. E così è stato, anche se nel mio piccolo ho continuato a portare avanti le mie battaglie per i diritti studenteschi in facoltà. Ma questa è un’altra storia.
Sono amareggiato per non aver potuto partecipare ai festeggiamenti per il centenario del MSAC, perché ci tenevo davvero. Durante l’ultima SFS, poco prima del Ballo dell’Estate, Geggio mi ha telefonato, e la cosa mi ha reso veramente felice; in spirito ero anch’io lì sul palco pronto a ballare con voi. Il bello è che proprio in quel momento c’è stato un problema tecnico con la canzone… sarà stato il mio famigerato influsso nefasto??! ^___^ Non potevo però mancar di testimoniare quanto il Movimento sia stato importante per la definizione della mia persona, e quanto sia stato onorevole e gratificante esserne un responsabile e un animatore. Sono fiero di essermi impegnato nella crescita e nell’indirizzo di giovani coscienze. Sono fiero nel sapere di aver divertito tanta bella gente con i miei giochi e la mia baldoria. Sono fiero nel pensare di aver contribuito a scrivere la storia dell’associazione, quando si stilavano e si votavano le modifiche al Documento Normativo o allo Statuto Nazionale. Sono fiero di aver dato parte di me agli altri, e di aver sentito gridare gioiosamente “Pollo! ” da Reggio Calabria a Colonia. Sono fiero di tutto questo. Sono fiero di essere stato msacchino. E anche di tutti i momenti in cui le cose non sono andate per il verso giusto c’è da esser fieri. Perché conforta pensare che quelle tribolazioni possano essere motivo di beatitudine.
Ma perché ho detto “essere stato” msacchino!? Io sono ancora msacchino nelle fondamenta; o almeno, mi sforzo ancora di esserlo, nonostante le facili tentazioni di questo mondo. Perché, come ho sempre sostenuto, essere msacchino non è una semplice adesione associativa. Essere msacchino è uno stile di vita. Ed è lo stile di vita che meglio incarna le quattro keywords dell’Azione Cattolica – Preghiera, Azione, Studio e Sacrificio – aggiungendo anche una terza, importantissima S: Sorriso.
Tornerò mai alla ribalta? Chissà. In un articolo di un vecchio numero di Graffiti, così come in un fittizio talk-show di un incontro nazionale del 2003, mi spacciai per un “compagno del banco di dietro”. Ebbene: io sono ancora lì dietro, ad attendere il suono della campanella, sempre pronto a donare un sorriso a chiunque voglia riceverlo. E continuo a collezionare ricordi in quell’album che è sempre aperto…
Auguri Movimento. In MSAC we trust.
Zao,
Pollo meno conosciuto come Paolo Esuperanzi

Buon compleanno movimento!

10 novembre 2010

100 anni non si fanno una volta sola. Ne siamo sicuri, questo sarà il futuro del movimento! Questa storia centenaria ha attraversato tanti, tante storie e tante vite e la ricchezza più bella del centenario è stata certamente riscoprire quanto straordinario sia l’affetto con cui ciascuno di noi è legato a questa buffa sigla MSAC. Studenti che ad aprile si sono incontrati a Rimini in 1600 e che forse il movimento l’hanno conosciuto per la prima volta hanno già lo stesso entusiasmo di chi il msac lo fa già da qualche anno e per esso si spende con gioia e con passione, con generosità traboccante, nella propria diocesi. Studenti che questa storia l’hanno incrociata parecchi anni fa, magari anche qualche decennio, che ancora con gratitudine gioiscono per le vicende msacchine e per il movimento sperano, sognano, pregano e gli anni non hanno affievolito il loro affetto e la loro gratitudine per questa esperienza così straordinariamente ordinaria.

E’ la gratitudine il dono più bello del centenario ed è il suo senso più grande. La gratitudine riscoperta attraverso le decine di testimonianze raccolte su questo sito, la gratitudine che nel 2010 si esprime con i post di facebook, la gratitudine che è nel cuore di ciascuno di noi, per quanto l’Azione Cattolica ci ha donato nell’età in cui si sta tra i banchi di scuola. La gratitudine per il movimento, che ci ha fatto amare – e questa è esperienza di tutti – ancora di più l’Azione Cattolica, che ha dato un sapore nuovo e stupendo alle tante relazioni intrecciate attraverso il movimento, relazioni che – ne sono attestato le vostre testimonianze – superano la prova degli anni. E’ la gratitudine per quello che abbiamo ricevuto che ci ha sostenuto nel servizio associativo, in cui, si sa, si riceve sempre più di quanto si dona.

Grazie, allora, a tutti i msacchini che in questa storia centenaria hanno creduto al sogno dell’AC per gli studenti.

W il movimento!

Arriva la scuola di giornalismo targata MSAC

23 ottobre 2010

E’ arrivata la Scuola di giornalismo studentesco, che chiuderà i festeggiamenti del centenario msacchino proprio in quel mese di novembre in cui cento anni fa fu deliberato dalla Giunta centrale della Società della Gioventù Cattolica (la nostra AC) la formazione di una rete nazionale dei circoli di studenti delle scuole superiori già presenti in molte diocesi.

Il giornalismo studentesco fa parte della storia msacchina. Il MSAC si fece promotore del CISS (che, come ci ha raccontato Antonio Minasi nella sua testimonianza, stava per Centro Italiano Stampa Studentesca) che negli anni ‘60 sussidiava i giornalini d’istituto sparsi per l’Italia fornendo materiali per articoli, approfondimenti, insomma, una vera rete di partecipazione.

E proprio con la partecipazione ci pare che c’entri il giornalismo studentesco. La partecipazione di carta, la potremmo chiamare! Perchè sono proprio i giornalini studenteschi quel luogo fisico fatto di carta e odore d’inchiostro laser in cui un giovanissimo studente può respirare nella concretezza di ogni giorno un impegno partecipativo a sua misura. Attraverso la realizzazione (e l’impegno di fedeltà che ne consegue) dei giornalini si sperimenta come sia possibile rimboccarsi le maniche per la propria scuola e cominciare a darsi da fare per il cambiamento… fosse solo per ora anche solo un impegno di informazione.

Impegno di informazione, quello dei msacchini, ma anche impegno per offrire una piazza virtuale per tutti gli studenti dei propri istituti. Non devono nascere (in TUTTE le diocesi msacchine e non, ovvio!) dei giornalini “del msac”. Ma devono essere fogli (realizzati secondo possibilità, in tipografia o con la fotocopiatrice del bidello, una dozzina di pagine o un solo A4 fronte retro, a colori su carta patinata o artigianalmente in un bel cartellone sulla bacheca della scuola da aggiornare a mò di Tazebao) capaci di ospitare TUTTI. Capaci di offrire una tribuna per discutere le proprie idee, capaci di ascolto e di discussione, capaci di indurre alla riflessione, capaci di essere davvero patrimonio di tutti, e non solo proprietà privata del movimento. Per questo per la scelta dei temi (persino del nome) da mettere su questi giornali serve un po’ di … pensiero

Ed è per questo che abbiamo pensato di offrire a tutti i msacchini una vivace scuola di giornalismo studentesco. Giornalisti esperti vicini all’associazione e non (molti sono ex msacchini!!!) ci daranno molte dritte per affrontare l’impegno giornalistico tra i banchi di scuola e, chissà, magari per appassionarci ad una professione!

Vi aspettiamo tutti a Roma dal 19 al 21 novembre!!!

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