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Intervista a Gianni Vattimo

giovedì, 27 marzo 2014

Intervista telefonica rilasciata da Gianni Vattimo a Simone Esposito nel dicembre 2009


Abbiamo spulciato la sua autobiografia [G. Vattimo, P. Paterlini, Non essere Dio. Un’autobiografia a quattro mani, Aliberti 2006], dove lei racconta alcuni episodi della sua vicenda nella realtà degli studenti di AC e della GIAC. Per contestualizzare: siamo a metà degli anni ’50, giusto?

Più o meno sì, nel senso che io sono entrato qualche anno prima. Nel ’54 faccio la maturità e sono già delegato diocesano studenti a Torino. E’ sempre facile ricostruire la data esatta delle cose quando uno le ha vissute. Sono gli anni del contrasto tra Gedda e Carretto [si veda nota al testo (*), ndR]. Gedda era il Presidente generale dell’Azione Cattolica Italiana, Carretto era il Presidente della Gioventù Cattolica. Erano orientamenti diversi, credo fossero principalmente divergenze sul piano religioso: erano infatti tutti e due molto credenti, molto spirituali. Forse Carretto di più perché Gedda sembrava un vero uomo di potere, ma in realtà poi Gedda aveva fondato una sua associazione (che si diceva però facesse massoneria all’interno dell’Azione Cattolica). Erano gli “operai del Getzemani”. Io sono stato anche almeno una volta agli esercizi spirituali nella loro casa a Casale [Casale Corte Cerro, in provincia di Verbano Cusio Ossola, in Piemonte. ndR]. Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto, era una casa molto elegante….

(continua…)

Un msacchino alla guida della gioventù cattolica internazionale negli anni del Concilio

venerdì, 25 ottobre 2013

Testimonianza di Antonio Papisca, delegato nazionale studenti della GIAC e poi segretario generale della Fédération Internationale de la Jeunesse Catholique (FIJC) 1959-1966

Nel dicembre del 1959, a Buenos Aires, al termine dell’Assemblea Generale della Fédération Internationale de la Jeunesse Catholique (FIJC), fui eletto Segretario Generale della Federazione.

Nel marzo dello stesso anno avevo conseguito la laurea in Giurisprudenza con una tesi sulla personalità giuridica internazionale della Chiesa Cattolica.

Sempre nel 1959, avvenne il radicale ricambio dei quadri dirigenti nazionali dell’Azione Cattolica Italiana in tutte le sue articolazioni organizzative. Con Giovanni XXIII si aprono nuovi orizzonti ecclesiali e sociali. Presidente della GIAC viene nominato Silvio Bettocchi (sarà poi Ordinario di ostetricia all’università di Bari), Assistente ecclesiastico è Monsignor Giuseppe Lanave (sarà poi Vescovo di Andria), coadiuvato da un gruppo di V. Assistenti, tra i quali primeggiavano Mons. Giuseppe Nebiolo, grande e affascinante pedagogista, Mons. Giuseppe Casale, poi Vescovo di Foggia, Mons. Gianfranco Pastore, poi anch’egli Vescovo.

Io sono chiamato a far parte della Presidenza centrale della GIAC, inizialmente come Delegato nazionale studenti, poi come Delegato professionisti, poi come addetto alle relazioni internazionali. Venivo dall’ Arcidiocesi di Reggio Calabria, dove ero stato Presidente diocesano della GIAC. (La mia famiglia si era trasferita a Reggio dall’Italia settentrionale: sono nato in provincia di Parma da madre emiliana e da padre calabrese, a Pellegrino Parmense, il 25 maggio 1936).

A Reggio Calabria negli anni cinquanta avevo vissuto una entusiasmante esperienza di apostolato, come Presidente di GIAC parrocchiale, Delegato studenti diocesano, Presidente diocesano. L’Arcivescovo Mons. Giovanni Ferro, un piemontese della Congregazione dei Somaschi, oggi Servo di Dio con processo di beatificazione in fase avanzata a Roma, era mio padre spirituale. Anche come Presidente diocesano operavo con lo spirito proprio del Movimento Studenti, al cui interno eravamo numerosi e vivaci quanto a idee e attività di apostolato. Gli amici della FUCI si sentivano un po’… disturbati dalla nostra effervescenza Msac: loro erano una élite, noi una forza studentesca autenticamente popolare. Ma tutti fratelli, ovviamente.

A Roma arrivavo, come prima accennato, fresco di laurea e di studi internazionali, un percorso che avevo intenzione di non abbandonare. La Provvidenza volle ch’io potessi seguire questa vocazione anche esercitando il mio ruolo di Segretario generale della FIJC (con sede principale a Roma nell’antica palazzina della Torre Rossa presso la Domus Pacis), tra l’altro curando i rapporti con gli uffici di coordinamento delle OIC (Organisations Internationales Catholiques) con sede a Parigi (presso l’Unesco) e a Ginevra (presso le Nazioni Unite), partecipando a conferenze internazionali, facendo parte di gruppi di lavoro transnazionali, ecc. La FIJC godeva di status consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), l’Unesco, il Consiglio d’Europa, l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), e partecipava alle varie ‘campagne’ della FAO, a cominciare dalla prima grande campagna contro la fame nel mondo. (continua…)

Teresio Olivelli

giovedì, 10 ottobre 2013

Fonte: Voce biografica su Teresio Olivelli a cura di S. Marotta tratta da “Dizionario Biografico degli Italiani”, Treccani, vol. 79

Nacque a Bellagio (Como) il 7 gennaio 1916, secondogenito di Domenico (1883-1954) e di Clelia Invernizzi (1886-1981).

Grande influenza su di lui ebbe il fratello della madre, don Rocco Invernizzi, parroco a Tremezzo, suo punto di riferimento culturale e spirituale di tutta una vita.

Le difficoltà economiche costrinsero gli Olivelli a frequenti spostamenti in territorio lombardo: nel 1921 a Carugo, nel 1923 a Zeme, nel 1926 infine a Mortara. Qui Teresio dal 1927 entrò nell’Azione Cattolica (AC) della parrocchia di S. Lorenzo, retta da don Luigi Dughera, in cui rimase fino al 1938; la conduzione del doposcuola per gli studenti meno abbienti lo portò nel 1932 ad assumere il ruolo di delegato studenti, incarico che ricoprì fino al 1936, contemporaneamente all’impegno nella conferenza di S. Vincenzo de’ Paoli, alla quale si iscrisse nel novembre 1933.

A partire dal 1931 frequentò col fratello Carlettore (1912-1984) il liceo classico di Vigevano. Nel 1934 si presentò all’esame finale con indosso il distintivo di AC, in anni caratterizzati dal contrasto tra l’associazione e il regime. Terminato il liceo, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, che frequentò dal 1934 al 1938, ottenendo a partire dal gennaio 1935 un posto gratuito presso il collegio universitario Ghislieri. Punto di riferimento per i colleghi ghisleriani, rimase nel collegio fino alla laurea, conseguita il 23 novembre 1938. Grazie alla protezione del rettore Pietro Ciapessoni, ottenne una borsa di un altro anno per iniziare la collaborazione con l’Università di Torino, dove seguì il suo relatore, Piero Bodda, come assistente alla cattedra di diritto amministrativo.

Durante gli anni universitari, a partire dal 1934, affiancò all’impegno nell’AC mortarese l’inserimento nella Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) e nelle attività sportive del Gruppo universitario fascista (GUF). La sua adesione al fascismo fu «di natura più psicologica che ideologica» (Caracciolo, 1947, p. 35): era infatti convinto, in linea col magistero di Pio XI e con l’operato di Agostino Gemelli, che il fascismo potesse essere ‘cristianizzato’, rettificandone gli errori dall’interno. Proprio su questo punto maturò la sua criticità nei confronti della FUCI di Pavia, fedele alla linea impostata dall’ex assistente nazionale Giovanni Battista Montini che aveva invitato i fucini a non compromettersi, concentrandosi soprattutto sulla formazione personale, scelta che per Olivelli suonava come intimismo culturale e soprattutto disimpegno dal sociale. (continua…)