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Il Msac a Catania

venerdì, 22 gennaio 2010

Il Msac a Catania – testimonianza di Valentina Lamela

Il ricordo primo sono di sicuro i volti delle persone che mi hanno accompagnato in quei giorni e in quegli anni. Era il 1999 e a Catania si stava tentando di ricostruire un gruppo di persone che si impegnassero a essere protagonisti e testimoni nelle scuole e tra gli studenti. C’era Matteo che dire che dava l’anima per quel progetto è poco e contagiava tutti con la sua voglia di fare e di esserci! Poi Corrado, Miriam, Noemi e tanti altri che mi hanno trascinato a vivere uno dei periodi più belli della mia vita giovanile! Se penso a ciò che è stato per me il MSAC ripenso a quei volti e a quelle persone: anche oggi che i nostri percorsi di vita ci hanno portato lontano li sento davvero ancora vicini! Se penso al MSAC non posso poi che pensare anche a quei primi giorni di aprile del 2001, quando a Roma si svolse la prima scuola di formazione per studenti…un vero evento a cui ci preparavano da mesi, monitorando nelle scuole della provincia l’applicazione dello Statuto degli studenti, insieme all’associazione Cittadinanzattiva. Ragazzi da tutta Italia riuniti per parlare di cittadinanza e per progettare insieme una scuola e un futuro migliore, insieme a personaggi della cultura  e delle istituzioni, quale l’allora Ministro dell’istruzione. Come dimenticare le parole accorate che ci ha rivolto Paolo Giuntella sulla attualità e la speranza di un sogno chiamato Europa Unita. Lo ricordo come fosse ieri! Eravamo alle porte della nuova moneta unica, l’Euro e di una Costituzione europea che si vedeva non solo possibile ma realmente fattibile. A distanza di anni ancora oggi mi capita di ripensare a quelle parole che più mi colpirono e mi sentii rivolte davvero in prima persona: “Voi vivrete la sfida dell’Europa e sarete chiamati a testimoniare nell’Europa del mercato e della moneta, delle insegne luminose, il senso del gratuito, del non mercantile, il senso della disponibilità verso gli altri, i diversi, e a seguire Cristo, il più povero e allo stesso tempo Dio di tutti”. Se penso al MSAC penso anche ai mulini a vento di don Chisciotte, e a ciò che rappresentò in quegli anni per me quella metafora e forse rappresenta ancora oggi… e pensare che se non fosse stato per il MSAC non so se avrei mai letto quel libro!!! Se penso al MSAC oggi, non posso che descriverlo come un sicomoro…il sicomoro è un albero simile al fico che si incontra spesso sulle strade della Palestina…è un albero comune da quelle parti, rappresenta la normalità, ma nel disegno salvifico di Dio diviene strumento straordinario di incontro, amicizia e redenzione, di una piccola e curiosa ragazza (molto curiosa all’epoca!!) che vi salì sopra un po’ per caso e una volta lì a  vedere il mondo da quella prospettiva e ad incontrare lo sguardo amico di Gesù.

Sotto a chi tocca

venerdì, 22 gennaio 2010

Testimonianza di Piero Dilauro, Collaboratore centrale 1997-2002

Ho iniziato a interessarmi al Movimento nel 1992 durante il conflitto in Bosnia ed Erzegovina, da studente alle superiori mi domandavo il perché di tali crudeltà efferate tra giovani di un paese così vicino all’Italia e allo stesso tempo così distante per il clima di violenza inter-etnica che si andava consumando ogni giorno. Mi chiedevo se l’intelligenza critica di un liceale di provincia potesse mai concepire una sensibilità culturale più vasta per analizzare lo scenario storico e politico della guerra. Campeggiavano di fronte a me le figure di don Tonino Bello e le lettere di don Lorenzo Milani, due profeti del nostro tempo. Riflettevo con loro; nelle assemblee d’Istituto o nelle riunioni dei nascenti movimenti studenteschi de “La Pantera” non c’era davvero spazio. Allo stesso modo il gruppo della parrocchia era fermo a visioni di circostanza. Nel 1994 la mia passione per le diversità trovò una più completa espressione nel convegno Tessere di un Infinito Puzzle e nell’amico che distribuiva giornalini scolastici di cui era Direttore, ai campi nazionali. Le sfide a calcio con i più grandi e un coach di eccellenza come Luciano Corradini, che ritrovai nel 1996 al seminario sulla scuola delle autonomie, mi fecero intendere che forse non mi ero sbagliato: la riflessione culturale degli studenti cattolici italiani era davvero ridotta nel soggetto del Gruppo d’Istituto. Bisognava inaugurare una stagione di novità non solo a livello culturale, ma anche in tema partecipazione, diritti, collegialità e protagonismo studentesco. Il movimento delle occupazioni aveva tradito le aspettative e il mondo cattolico continuava a dibattersi tra una mancata partecipazione ufficiale alla sfera pubblica dopo le varie scissioni e l’avvento dell’Ulivo democratico. Il progetto culturale di certo più interessante che abbia letto, è stata la riforma del Movimento Studenti di Azione Cattolica nel 1997. Non persi altro tempo e a quattro giorni dall’orale della maturità presi il treno per andare a Roma dove appresi del mio (buon) voto di esame nel mezzo del traffico di una cabina telefonica nei pressi di piazza Paoli; quasi come in una canzone di Venditti. Stavo sognando a occhi aperti, ma il bello doveva ancora arrivare. Punti d’Incontro, orientamenti culturali, primo annuncio, formazione specifica e su tutti il principale obiettivo: rilanciare i circoli di Movimento fino a raggiungere il numero di 100 nell’anno 2001. Ora la vicenda si faceva interessante. Nel 1998 l’incontro con il Ministro Berlinguer e le tesi de “Il Sentiero e la Meta” sulla pluralità dei saperi che contribuirono alla chiara definizione del ruolo delle associazioni studentesche nel quadro di riforme della scuola italiana e dello Statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti. Nel 1999 il sussidio sull’educazione interculturale, una prospettiva europea (ma qualcuno si ricorderà anche la più famosa gag estiva del parioletto e del mitico Piotta!). Nel 2000 il monitoraggio con Cittadinanzattiva negli Istituti scolastici e attraverso i circoli di Movimento sull’applicazione pratica di alcune norme sancite dallo Statuto. Nel 2001 la prima vera Scuola di Formazione per Studenti con Tullio De Mauro, Giovanni Moro, Paolo Giuntella. Tempus fugit… E tu che mi leggi, che cosa fai di bello? Come ti sei attivato per cambiare la tua scuola? E la tua vita? Sotto a chi tocca!!!

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