Testimonianza di Vania De Luca, Segretaria nazionale Msac
Ho conosciuto il Movimento studenti in una domenica di tarda primavera dei primi anni ’80. Frequentavo la terza media, e nella mia città il MSAC organizzava la “festa dello studente” per presentare il Movimento ai ragazzi che con il successivo anno scolastico sarebbero passati alle superiori. Ricordo ancora, a distanza di tanti anni, insieme al clima gioioso della festa, la proposta di un’esperienza in cui dinamiche di fede e senso di appartenenza ecclesiale erano chiamate a tradursi in testimonianza di vita quotidiana dentro la realtà per noi più coinvolgente in quegli anni, cioè la scuola. Dove eravamo invitati a dare senso allo studio, ad essere leali, a crescere sia culturalmente che nella fede, facendoci carico di quanti incontravamo strada facendo, soprattutto quelli che allora chiamavamo “i meno garantiti”. a prendere sul serio gli anni formativi più importanti della nostra vita. Il primo libro che al Msac non potevi non aver letto era Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani, e io ricordo di aver fatto una bella figura, quella domenica di maggio, per il fatto di averlo già letto nonostante fossi solo in terza media. Era il libro di narrativa adottato a scuola dalla mia professoressa di lettere, e mi aveva colpita molto, forse perché vi coglievo un senso profondo di verità e di giustizia, di ricerca, di impegno frutto di una fede “scomoda” incarnata nella storia, non fatta di precetti ma di mani che si sporcano, di tempo non sciupato, di speranza in un futuro che è nelle proprie mani, che si può costruire nonostante difficoltà e contraddizioni.
Cominciai a frequentare più o meno assiduamente il Msac, anche se allora non potevo neanche prevedere quanto il movimento e l’Azione cattolica avrebbero inciso nella mia vita. Facevo parte del gruppo di Istituto al Liceo classico, poi a 16 anni entrai in Consulta nazionale, quasi per caso. Il mio nome era stato dato l’anno prima all’assemblea nazionale dalla delegazione della mia diocesi a mia insaputa, e quando l’anno successivo uno dei membri eletti si dimise, io che ero risultata prima dei non eletti subentrai. Ricordo la sorpresa, o meglio lo sbigottimento, quando mi dissero, a un campo scuola nazionale del Msac, che facevo parte della consulta nazionale, che si riuniva a Roma un paio di volte l’anno…. In più di un’occasione, anche negli anni successivi, mi sarei trovata a percorrere, non senza una certa resistenza, strade che non avevo pienamente scelto, per le quali altri mi avevano indicata, e che nonostante le mie resistenze, diventavano mie solo con il tempo, a volte con fatica. Alla consulta nazionale andavo con don Catello Malafronte, l’assistente del Msac di Castellammare, che è stato un animatore e una guida spirituale per tanti giovani della diocesi. Il 1986 fu un anno difficile, sia per l’Azione cattolica nel suo insieme che per il settore giovani e il Msac. Le dimissioni del gruppo dirigente nazionale, nel quale militavano persone che stimavo, e che erano per me un punto di riferimento, in primis Fabio Porta, imposero agli eventi una specie di accelerazione. A me venne chiesta la disponibilità per la segreteria nazionale. Era maggio (ancora maggio…..), dovevo fare gli esami di maturità, non mi sentivo né pronta né capace per una responsabilità così alta, peraltro in un momento così difficile, in cui vivevo come una specie di strappo doloroso la frattura che si era creata con le dimissioni dei dirigenti nazionali. Alla fine accettai. Il giorno dopo gli esami di maturità mi trasferii a Roma e incominciò l’avventura. Con Vito Epifania (autentica testa dura lucana, molte cose si sono fatte per la sua ostinazione, nonostante la mia pigrizia) alla segreteria e don Attilio Arcagni (un grande!) come assistente. Dopo un po’ arrivò il preziosissimo Enzo Vergine a collaborare. Ogni tanto ho pensato che senza di lui non ce l’avrei fatta. Quando è entrato in seminario, vocazione adulta, ho pensato che la chiesa pugliese aveva fatto veramente un grande acquisto Rimasi alla segreteria quattro anni: un triennio con Vito e un anno del successivo con Enzo, per dare il tempo alla successiva segretaria (Giovanna Mignogna), di scaldare i muscoli. Furono anni intensissimi: Campi nazionali estivi, il rilancio di Presenza e Diaologo studenti, i progetti formativi, la riedizione di W il Movimento, i Congressi e i Convegni nazionali. E poi l’Università…. L’Azione Cattolica assorbiva molto tempo ed energie. Di contro dava una formazione (ma questo allora non lo capivo a pieno, lo avrei capito più tardi) che ti segnava come un marchio. Scuola di laicità e di democrazia, di servizio e di appartenenza ecclesiale. L’invito che ci rivolse papa Giovanni Paolo II a un convegno nazionale: “non cedete a nessuno il timone della vostra intelligenza” sarebbe rimasto per me un programma di vita. Io come unica condizione avevo dato la volontà di non rallentare gli studi, per cui finivo a studiare anche i giorni di Pasqua e Natale, in treno viaggiavo con i tappi per le orecchie per potermi meglio concentrare sulle letture, e penso di avere imparato in quegli anni una capacità di scrittura e di parola, oltre che di ottimizzazione dei tempi, che non mi hanno mai più abbandonata, e che mi risultano preziose anche per il lavoro giornalistico che svolgo alla Rai. Perché dopo la laurea, pensavo di tornare a Castellammare. Ma a me nella vita è capitato di fare tutt’altro rispetto a quello che avrei voluto. Così vivo ancora a Roma, e guardando agli anni del Msac vedo i pilastri di tanta mia storia. Devo a quegli anni e a quelle esperienze l’incontro con Vittorio, (chiamato anche lui a Roma per seguire Presenza e Dialogo Studenti), mio marito da 17 anni, con conseguenti 3 figli.
Devo a quegli anni i codici culturali, il metodo di analisi per seguire, anche per lavoro, le vicende della chiesa.
Devo a quegli anni un’attenzione alla formazione. E quando mi è stato chiesto, dopo molti anni di vita tra casa e redazione, redazione e casa, di assumere la presidenza dell’ Ucsi del Lazio (Unione Cattolica della Stampa Italiana), la mente è andata, dopo più di 20 anni, a quel giorno di maggio del 1986…
Vania De Luca