Nelle classi separate per sesso, noi del movimento ci sentivamo “moderni”

Intervista a Bianca Croce Vanzetto, delegata studenti di Roma nel 1967 (a cura di G. Carastro)

Oggi, 18 febbraio, ho avuto il dono di intervistare Bianca Crocè, insegnate di religione a Roma e mia catechista, nei primi anni di vita a Reggio Calabria. Bianca è amica di mia madre da molti anni e insegnava catechismo secondo il metodo di Maria Montessori.

Ho scoperto oggi che Bianca è stata anche dirigente diocesana del MSAC a fine anni ’6, nella diocesi di Roma.

Potevo lasciarmi l’occasione per intervistarla?

Ciao, Bianca. Grazie per la disponibilità a rispondere a questa intervista. Vogliamo costruire la memoria storica del Movimento Studenti di Azione Cattolica. Ci vuoi dire la tua storia?

Grazie a te. Io ho cominciato a frequentare Gioventù Studentesca, uno dei nomi che il Msac ha avuto nella sua storia- quando ero al quarto anno delle superiori. Era il 1963.

Quanto tempo sei stata in GS? Cosa facevate?

Ci sono stata dal 1963 al 1965, per tutto il tempo in cui ho studiato all’Istituto tecnico “Gioberti” di Roma. Ci incontravamo una volta ogni quindici giorni in Borgo Santo Spirito. Gli incontri erano preceduti dalla distribuzione di alcuni questionari, che preparavamo a scuola con temi che riguardavano la condizione dello studente, la sua vita di cristiano e il suo impegno nell’ambiente.

E’ stato importante per te entrare in GS?

Come no…Per i primi 3 anni nella scuola superiore ho vivacchiato. Grazie a GS ho iniziato ad andarci con piacere. Ricordo che per le scale, rigorosamente riservate a noi ragazze, si saliva e scendeva cantando: un buon affiatamento, un sintomo di buone relazioni tra noi! Devo forse a GS se ho mantenuto contatti con molte delle compagne di quei tempi, ragazze con cui ho condiviso i momenti belli dello stare a scuola.

Già, le classi non erano miste. Ma le riunioni in GS lo erano?

Sì. Erano miste. Così come alcuni incontri che si organizzavamo durante le vacanze di Natale; eravamo giovani sani, ma molto umoristi. Abbiamo imparato anche a vivere un po’ insieme Questa condivisione era vista come una novità, dagli amici che frequentavano la Aci in parrocchia, dove le riunioni erano divise per sesso. Noi di GS ci sentivamo “moderni”.

Come erano quei rapporti tra ragazzi e ragazze di GS.

Non sempre facili. Ricordo che vi era una sorta di contrapposizione che scoppiò per motivi organizzativi tra i due rami di GS. Poi ci riappacificammo ad un convegno invernale di Assisi.

In effetti vivere l’ambiente misto ci procurò qualche difficoltà: non eravamo abituati, la novità qualche volta risultò faticosa ma ci salvò ci salvò l’umorismo. Ricordo un convegno invernale. Eravamo tutti stanchi e dovevamo fare comunque verifica, prima di andare a dormire. La stanchezza poteva far sprizzare scintille. Invece, un ragazzo- di fronte al fuoco del caminetto che divorava intere cassette di legno, quelle delle verdure del mercato, compensatino da due soldi- se ne uscì con un frase surreale, in romanaccio “ Ahò, ma quanto magna?”. Ridemmo a crepapelle e la atmosfera divenne più tranquilla.

La vostra fede come veniva vissuta a scuola?

Innanzitutto, nella motivazione. Andare a scuola, per viverla pienamente: in quel posto non eravamo per caso: lì ci aveva messo il Signore e aveva certamente i Suoi buoni motivi, si aspettava certamente qualcosa da noi! Poi, a livello concreto, ogni giorno passavamo almeno 5 minuti nella Chiesa vicino la scuola, o per recitare le Lodi o per una preghiera. Ancora: cercando di creare uno stile nuovo nei rapporti tra i compagni, quasi di amicizia. Devi ricordare che in quegli anni non avevamo i luoghi di partecipazione come le Assemblee di Istituto. GS a scuola cercava di testimoniare Gesù a partire da uno stile di amicizia.

Nei Licei, GS promuoveva dei dibattiti culturali sul rapporto tra fede e filosofia, tra fede e scienza, tra fede e cultura. Insomma si trattava di prendere coscienza, di “esserci”.

Sei entrata in GS della Azione Cattolica nel 1963. Ma prima esisteva?

Sì, era sorta da qualche anno. L’ AC, il ramo femminile e quello maschile, avevano cominciato da un po’ a differenziare il loro interesse verso due mondi importanti: quello operaio e quello studentesco. Ricordo come siano state importanti le notizie che arrivavano da Milano che aveva già da tempo sviluppato la sua presenza nella suola. A Roma promotori di GS furono gli uffici diocesani di GIAC, di GF e dell’ufficio catechistico nelle persone di don Luigi di Liegro, don Aldo Zega e mons. Giulio Salimei, sacerdoti che hanno lasciato segni forti della loro santità personale.

Curioso il tuo ricordo sui rapporti con Milano, perché GS nasce nel 1946 con il convegno di Assisi. Tu , forse, ti riferisci alla GS di Aci, in cui aveva iniziato ad essere assistente don Giussani.

Non so. Fatto sta che alla mia epoca si guardava alla esperienza di Milano. Noi a Roma, comunque, facevamo una GS “alla romana”, adattandoci al nostro contesto. Ad esempio, non ricordo l’ esperienza del Raggio, che invece era vivamente consigliata a Milano .Per me, GS di Roma ha funzionato perché è stata sensibile al proprio contesto. Poi le cose sono cambiate, non so, io ho cominciato ad occuparmi di altro.

I rapporti con i gruppi Giac e GF delle parrocchie?

Buoni, anche se a volte qualcuno si lamentava perché i ragazzi frequentavano GS e non le parrocchie ( un vecchio cliché che è durato a lungo, purtroppo, NdR).Io stessa ho iniziato come delegata Stampa della mia parrocchia, santa Maria del Rosario. Comunque, in GS mi è stato insegnato da subito ad essere protagonista della vita di credente e non solo spettatrice.

Poi hai continuato come responsabile diocesana. Ricordi alcuni nomi di persone che si erano impegnate con te?

Sì. Sono stata delegata diocesana Studenti di Roma, dal 1967 al1969 Tra i responsabili diocesani che mi hanno preceduta ricordo Sergio Mattarella, delegato GS della Giac e Bianca Storchi, delegata GS della GF. Poi ricordo anche gli assistenti: don Filippo Gentiloni, gesuita, don Diego Bona, ora vescovo nella diocesi di Saluzzo, e don Franco Amatori, ora parroco di s. Galla.

Che cosa puoi dirci di quel periodo?

Erano gli anni immediatamente precedenti il 1968 e credo che GS ne anticipò alcuni dei tratti positivi, come l’interesse per la scuola e la coscienza di essere studenti. Erano anni molto innovativi. Molti di noi venivano da esperienze diverse dall’AC. Altri per esempio frequentavano i Neocatecumenali: da giessina anch’io ricordo di essere stata ai Martiri Canadesi (scoop- grida in cuor suo il vostro redattore- il Msac sarebbe gira e volta, direttamente o indirettamente, alla base anche dei Neocatecumenali, oltreché di CL, dei Focolari, di sant’Egidio?)

Cosa ricordi di GS, in conclusione?

Ricordo questa possibilità di andare a scuola con piacere. Ricordo l’importanza delle scuola come istituzione educativa. Per questo motivo, ho scelto di diventare insegnante di religione. Mi è sembrato un modo per trasmettere ad altri il bene ricevuto.

Infatti, dopo GS che hai fatto?

Sono rimasta in Azione Cattolica. Poi mi sono sposata ed ho seguito mio marito, Nino, per un paio di anni a Reggio Calabria, dove era stato trasferito per lavoro. Lì ho frequentato il Movimento Laureati Cattolici, (oggi Meic, n.d.r.) dove ricordo con tenerezza l’assistente don Farias, che aveva impostato dei bei cammini formativi per giovani coppie. Importante per me è stato anche aver appreso il metodo di Maria Montessori, grande pedagogista, applicato alla catechesi. Ho insegnato per molti anni questo metodo, a mia volta. Nel 1981 sono tornata a Roma d ho lavorato in parrocchia fino al 1996, come catechista: un lungo periodo in cui ho avuto la sensazione di essere continuamente impegnata a dare senza avere il nutrimento necessario.

Come guardi agli studenti di oggi? Ed alla Chiesa di oggi?

Mi rammarico che i miei studenti non abbiano avuto l’occasione di vivere l’esperienza scolastica che ho avuto io con GS. La chiesa di oggi, secondo me, deve molto alla testimonianza di uomini come don Di Liegro e come Giovanni Paolo II che hanno tanto amato i giovani in modo giusto, esigente!

Adesso sei membro soprannumerario dell’OPUS DEI, assieme a tuo marito Nino. Trovi per caso qualche filo rosso tra GS e la tua vita di fede di oggi?

Dal 1996 sono membro dell’OPUS, dove ho trovato nuovamente gli spazi formativi cui aspiravo. In verità la dimensione spirituale è tornata ad essere il cardine di tutta la mia vita. Relazione tra questi due mondi? Certamente l’amore a Cristo e alla Chiesa, la fedeltà al papa, l’aspirazione alla santità.

GS è stata importante?

(Bianca esce dalla stanza e parlo con Nino Crocé, suo marito) Sì, noi ci siamo conosciuti nel 1970 ad un convengo a Frascati della Aci in cui si discuteva se GS avrebbe dovuto seguire in tutto e per tutto la esperienza di Milano oppure no. Io avevo 25 anni, stavo per laurearmi in ingegneria, ed ero stato invitato dal mio parroco, con la preghiera di sostenere la autonomia di GS dalla esperienza di Milano. Mi ricordo che dovetti confrontarmi con mons. Canestri, che invece sosteneva GS di Milano.

La conversazione finisce con la speranza di potersi rincontrare, magari con altri protagonisti di GS per festeggiare questa bella avventura studentesca!!!

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