Il gusto del confronto attraverso un giornalino studentesco

Testimonianza di Tiziano Treu, Msac di Vicenza anni ‘50

La mia frequentazione del movimento di azione cattolica è cominciata durante gli anni del liceo a Vicenza (fine anni 50). In quel periodo collaboravo intensamente con il giornale studentesco pubblicato nello stesso liceo e poi esteso alle altre scuole medie della città. Così ho incontrato studenti di tutti gli istituti cittadini, diversi dai liceali per estrazione sociale e per cultura, molti di loro impegnati nel movimento. Sono stati questi incontri a stimolare il mio interesse e a coinvolgermi via via in iniziative culturali e religiose comuni. Le trovavo più interessanti di quelle parrocchiali ,che erano troppo tradizionali. La mia frequentazione in parrocchia non era molto intensa ; preferivo frequentare un centro cittadino dove si riunivano in modo spontaneo ma frequente vari gruppi di giovani,non solo studenti, che avevo conosciuto lavorando e diffondendo il giornale.
A dire il vero ho sempre preferito questo tipo di attività alla frequentazione delle manifestazioni formali organizzate , anche se vi presenziavo diligentemente quando era necessario. Gli incontri avevano contenuti e modalità diversi: meditazioni comuni sulla Bibbia, minilezioni di teologia , ma soprattutto riflessioni su temi di attualità sociale e civile. La politica in senso stretto appariva all’inizio fra le righe, ma negli ultimi anni sempre più di frequente e in modo esplicito-
Queste discussioni erano per lo più in piccoli gruppi ,ma si allargavano talora in vere e proprie assemblee; occupavano ore o intere giornate quando andavamo in gita-ritiro o in campi scuola.
Se ci penso anche oggi, ricordo questi momenti come i più importanti della mia vita giovanile e come un pezzo di ‘formazione continua’ che hanno segnato in modo decisivo il mio modo di essere e di agire,specie nei rapporti con gli altri.
Alcuni dei valori che ci venivano proposti o che ci scambiavamo erano diffusi nell’ambiente vicentino dell’epoca e quindi facilmente assimilabili: il senso del dovere, il rispetto delle regole, l’obbedienza e un certo spirito di servizio. Altri lo erano meno, anzi erano piuttosto controcorrente : la ricerca di sincerità nelle parole oltre che nei sentimenti, la curiosità di discutere e la voglia di farlo liberamente ,in modo laico, come si usa dire con un’espressione un po’ trita,
Ricordo il mio padre spirituale di allora : un sacerdote non particolarmente colto,tradizionale di formazione oltre che di aspetto; ma intensamente religioso e umano. Mi incitava sempre a ricercare , a non frenare le domande , a leggere cose nuove ,le letture di allora che partivano da Maritain e Mounier. Mi suggeriva di non tenere per me le idee e le riflessioni,ma di confrontarle sempre con gli altri : e infatti le riflessioni erano quasi sempre di gruppo. Io le ho sempre apprezzate da allora, più che le riflessioni individuali. Eppure non mi sentivo represso nella mia individualità; semplicemente imparavo e mi divertivo di più.
Questi ‘esercizi di comunità’ hanno influito molto sul mio carattere e credo anche sulla mia professionalità adulta. Il gusto del confronto e della mediazione razionale mi è venuto anche da lì. Queste discussioni libere e dirette mi hanno alimentato la diffidenza e il fastidio per i discorsi astratti,la voglia di misurare le idee sentite e lette nei vari testi, sacri o meno, con la realtà circostante , quella personale e quella sociale a cui ho dedicato in seguito molta attenzione. Penso del resto che questo sia un metodo fondamentale per chi fa politica ,a cominciare dai cattolici in politica. Riflettere sui principi, convincersene e farli propri nel confronto con gli altri , e poi cercare di declinarli nelle diverse situazioni concrete con sincerità, rigore e libertà di giudizio . Questo vale per tutti i principi,non solo per quelli attinenti alla vita civile e politica , ma anche i principi dell’etica privata e pubblica e quelli cd..non negoziabili.
Questa era la nostra idea di laicità, elaborata in modo incompleto, ma che doveva apparirci via via più chiara nel tempo. .Di questi temi parlo ancora con qualche amico di allora che è rimasto a Vicenza: e ci sembra ancora che sia stato bene fare così.
Dopo il liceo da Vicenza sono andato al collegio Augustinianum dell’università Cattolica di Milano, là dove è cominciata la mia vita professionale adulta..L’ambiente che vi ho trovato era molto più eterogeneo di quello vicentino, venivamo da tutte le parti d’Italia, per lo più dal Sud. Il confronto delle idee e dei valori è diventato più complicato e talora aspro; anche perché ci trovavamo di fronte a nuove prospettive ecclesiali,il Concilio di Papa Giovanni che avrebbe tanto influito sul futuro della chiesa, e a importanti cambiamenti politici , la prima apertura a sinistra.. In questo contesto difficile ho dovuto mettere in pratica la scuola di laicità frequentata a Vicenza. Ho cercato di farlo nei lunghi anni passati al collegio Augustinianum, ove si sono concentrate gran parte delle mie energie ,anche di azione cattolica . Questo è stato il mio movimento di allora.

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