P.Louf msacchino…

di Giandiego Carastro

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Il 12 luglio è passato da questo mondo al Padre, nel suo monastero di Mont-des-Cats (Francia), p. André Louf, monaco trappista e autore spirituale tra i più noti anche in Italia.

Padre Louf ha fatto parte del MSAC del Belgio come ricorda nella seguente intervista da cui ricaviamo il seguente passo.

Tratto da Cantare la vita, André Louf, Qiqajon,pagg. 13-15

Conversazioni con Stéphane Delberghe

Stéphane. Talora si dice che all’origine di una vocazione ci sia una terna di relazioni: un parente, un prete ( o un religioso o una religiosa) e un amico…Lei parla poco dei giovani suoi coetanei di allora.

André.E tuttavia hanno avuto un’importanza capitale, del resto quasi quanto la mia famiglia. Infatti, mi sono impegnato con tutte le forze, e fin da giovanissimo, nei  movimento giovanili e in particolare nella Katholieke Studenten Aktie (KSA). Impegno che fu per me l’occasione per una reale crescita umane e spirituale. Anzitutto, invitato molto presto ad assumere delle responsabilità, ho dovuto imparare a svolgere la mia funzione nei confronti di adolescenti appena più giovani di me. Simili esperienze mi hanno aiutato a scoprire delle capacità che fino a quel momento ignoravo (facilità di parola, spigliatezza nelle relazioni) e ad acquisire un minimo di fiducia in me stesso (senza troppo cedere alla vanità, però).

Il riconoscimento degli altri nei mie confronti mi aiutava a poco a poco a familiarizzarmi con le mie possibilità e a svilupparle, il che mi diede una certa disinvoltura nell’animazione degli incontri giovanili;: si tratta specialmente di circoli di studio dove trattavamo temi preparati dalla direzione diocesana del movimento, sotto al guida del celebre canonico Dubois, che per la gioventù studentesca della diocesi di Bruges rappresentava quello che Cardijn era per la JOC (Jeunesse Ouvriere CHrétienne) in tutto il Belgio fiammingo.

Stéphane.Qualità molto utili a un pastore, uno che lavora sul campo…

André.Forse. E questo mi ha creato inevitabilmente dei problemi quando ho pensato più seriamente a entrare nella trappa. Non ero forse stato chiamato a dedicarmi interamente a una missione di tipo pastorale, come avevo già cominciato a fare e fatto fino a quel momento? Discernimento non aiutato dalla profondità dei legami che si erano creati. Chi non ha conosciuto un’esperienza del genere, a volte difficilmente riesce a immaginare fino a che punto, in quei movimenti giovanili, si vivesse una reale fraternità fatta di solidarietà e di aiuto reciproco. Quello che però mi ha aiutato nel mio cammino di chiarificazione è stato continuato ad alimentare la mia fede.

Ad esempio, durante gli ultimi due anni di studi secondari, il movimento ci proponeva una formazione spirituale più intensa che mirava a preparare coloro che lo desideravano a quel che veniva chiamato, nello stile romantico dell’epoca, un impegno come “cavaliere”. Questo comprendeva una cerimonia di vestizione che si svolgeva durante le vacanze, al termine di un campo di tra giorni. Bisogna dire che era una cosa abbastanza importante per un adolescente. Il “cavaliere” s’impegnava in particolare a un quarto d’ora di preghiera al giorno, a leggere regolarmente le Scritture, a farsi accompagnare spiritualmente da un presbitero … Tanti piccoli impegni che diventeranno veri e propri pilastri della mia esistenza.

Per un ricordo più approfondito

http://www.monasterodibose.it/index.php/content/view/3622/122/lang,it/

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