INTERVISTA AD ALVISE CHERUBINI, RESPONSABILE NAZIONALE DEL MSAC (ALLORA SI CHIAMAVA GS DELLA GIAC) NEL 1954
a cura di Geggio Carastro
INTERVENGONO ANCHE LA MOGLIE FLORA, DELLA FUCI NEGLI ANNI 50 ED ITALO DE CURTIS, Già PRESIDENTE NAZIONALE FUCI NEGLI ANNI 60.
Chi è Alvise Cherubini?
Sono un medico in pensione, mi sono sposato con Flora con cui ho avuto 11 figli. Dopo l’esperienza a Roma in Gioventù Studentesca nazionale sono rientrato a Jesi, la mia città di origine cui sono molto legato, così come sono molto legato alla mia regione, le Marche. Ai miei tempi c’era una certa differenza tra Marche del Nord e Marche del Sud. Le prime, anche storicamente, erano orientate verso Ravenna. Le seconde avevano un legame stretto con Roma. Adesso non saprei.
Lei si è formato prima del Concilio Vaticano II, quando ancora la Messa era in Latino ed il Papa era PIO XII. Cosa ricorda di quegli anni?
Il quadro storico e sociale è troppo cambiato in cinquant’anni…
La Messa in lingua latina mi dava quasi più vigore spirituale. Poi pian piano mi sono adeguato anche al nuovo rito.
( Interviene Italo, fratello della moglie di Alvise, Flora)
Noi siamo stati educati a pregare in latino. Ad esempio, il Magnificat, che recitavamo, anzi cantavamo con forte intensità spirituale. Per la nostra generazione il Papa era Pio XII.
Dicevamo che il Papa era Pio XII.
Con PIO XII ci ho parlato. Erano gli anni centrali del suo pontificato, il mercoledi o il giovedi accettava tutti, mi trovavo a Roma e ci andai. Non fu funzionale al mio incarico all’Ufficio studenti. Fu con me benevolo, sempre. Colpiva la sua figura ieratica, nobilissima. Mi ricordo queste parole: Che studi fa ed a che punto è?. Veniva naturale mettersi in ginocchio.
Quale era la sua formazione? La sua spiritualità? Cosa ha ricevuto dalla ACI nella sua vita di fede.
Debbo molto alla terra da cui provengo.Qui ci sono tanti monasteri che pervadono le Marche di una spiritualità simile a quella francescana di Assisi. Ho avuto l’occasione di scrivere anche dei libri sulla presenze nella Valle Esina di queste abazie.
La fede ce l’avevo già e ho trovato in Azione Cattolica l‘ambiente che mi ha aiutato a mantenerla viva, a dare alla fede un indirizzo operativo, anche di impegno personale.…In quegli anni, venni aiutato molto da un sacerdote, da mons. Santoni.
Nella GIAC comunque mi sentivo a casa.
Lei ha conosciuto molto bene Luigi Gedda, storico presidente della GIAC prima e poi dell’Azione Cattolica, prima del Concilio. E’ vero che si è laureato in medicina con Luigi Gedda?
Sì, ho fatto una tesi sulla presenza dei gemelli nelle Marche. Ma Gedda mi conosceva da prima, da quando ero impegnato nelle Marche e ella mia Jesi, che forse qualcuno ricorderà era la città natale di Federico II.
Dopo la presidenza Giac di Gedda, furono chiamati a Roma altre due personalità di rilievo, che conclusero anzitempo il proprio servizio rassegnando le dimissioni, Carlo Carretto e Mario Rossi. Soprattutto quest’ultimo entrò in rotta nella Quaresima del 1954 proprio con Luigi Gedda. Franco Piva ricostruisce quelle vicende nel suo libro La Gioventù cattolica in cammino. SI ricorda di quella vicenda?
Io arrivai a Roma dopo i fatti di Mario Rossi, con Enrico Vinci presidente della Giac. Ricordo dibattiti accessi ed anche contrasti. L‘autorità ecclesiastica si orientò verso Ernico Vinci che venne ritenuto più affidabile.
Come venne scelto per essere responsabile di GS?
Gedda sapeva benissimo che io non avevo nessuno rapporto con gli “irrequieti”. Credo che questo influenzò la sua scelta nei miei confronti.
(Interviene la moglie Flora, sulla vicenda di Mario Rossi)
Ricordo bene che Alvise è subentrato nella Vicepresidenza della Giac ed all’Ufficio Studenti nel 1954. I facevo parte del Consiglio centrale della Fuci e ricordo che c’è stata questa polemica, scandalosa, perché venne mandato via Mario Rossi.
(Interviene Italo che era anche lui membro della Fuci)
Mario Rossi dava la sensazione di una persona brillante che aveva voglia di innovare e di essere in linea con i tempi. Quando venne Vinci, a noi fucini, diede l’idea di una persona più spenta.
(Interviene la moglie Flora, sulla vicenda di Mario Rossi)
Alvise ed io ci siamo sposati nel 1957. Gedda e Vinci furono testimoni. Era presente anche mons. Lanave.
Assistente Giac era Mons. Nebiolo. Che figura era? E Mons. Lanave ?
Don Nebiolo era del Piemonte. Un sacerdote molto attento, ricco di comunicativa spirituale.Ci invitava a leggere il Vangelo ed a studiarlo.
Mons. Lanave era dell’Italia meridionale. Li ho sempre visti in un accordo pieno. Si scambiavano le idee.
Cosa facevate all’Ufficio Studenti?
Sono trascorsi tanti anni. Una folla di ricordi, di sensazioni, di immagini: non ricordo episodi particolari.
Ci sono foto di un congresso GS con Piersanti Mattarella (Presidente della Regione Siciliana ucciso dalla mafia nel 1980, vedasi testmonianza del fratello Sergio). Se lo ricorda?
Certamente. Piersanti Mattarella venne poi ucciso a Palermo dalla mafia. Avevo ottimi rapporti con lui.
Avanzavate dei progetti di riforma per la scuola superiore?
Non saprei dare una risposta univoca. Non c’era una omogeneità di scelte dentro la GIAC in tutta Italia.
Quanti gruppi di studenti erano presenti in Italia?
Non ricordo esattamente. Ma facevamo molti viaggi dal Nord al Sud. Io ho sempre cercato di ammansire i … bollenti spiriti.
Che rapporti tra nord e sud?
Il centro Sud era molto più aperto alle indicazioni del Centro nazionale. Il Nord faceva un po’ di testa propria.La gerarchia era molto sollecita nei confronti della Giac e degli studenti . Mi ricordo l’arcivescovo di Siracusa che era assai cordiale con gli studenti.
Dove facevate i campi scuola?
O durante le ferie in qualche istituto religioso che ci metteva a disposiaione i locali o in qualche ex chiesa.
Interviene Flora
Ti ricordi, che siamo stati a Monte Petrano, nelle Marche?
Sì.
Interviene Italo sui rapporti tra la ACI di Gedda e la Fuci.
La Fuci aveva qualche attrito con la GIAC di Luigi Gedda che ho conosciuto quando ero giovanissimo.
Quando si sono sposati, avevo avuto il compito di andare a ricevere Gedda alla stazione. Io avevo 17 anni e non sapevo come riconoscerlo o come affrontarlo. Mentre ero in dubbio, lui scese dal treno e anche se non mi aveva mai visto fu molto bravo e mi venne incontro dicendo Da quanto tempo, da troppo tempo. Era questo il suo stile per creare subito legami.
Dicevo degli attriti…racconterò un aneddoto.
Quando ci fu il matrimonio ,Gedda che era testimone di Alvise parlò a fine Messa ed egli elogiò Alvise. La testimone della moglie, Anna Civran (poi storica esponente del Movimento Laureati/MEIC), fece un intervento sui meriti di Flora. Proprio per non lasciare la parola al solo Gedda….
Tra le figure del tempo, chi ricorda?
Ricordo il giovane Valli Era un personaggio molto di rilievo nella Giac di allora.
Lo ricordo. Parlava sempre, parlava parlava. Una volta mi portò a salutare il suo vescovo, in Romagna. Il Vescovo rivolgendosi a Valli che parlava tanto gli disse : Con lei è proprio vero che il verbo- con la v minuscola- si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Si ricorda Giuseppe Lazzati? Di don Giussani che nel 1954 diventa assistente GS a Milano? Avevate qualche eco del rapportro tra Lazzati e Giussani?
Non saprei rispondere precisamente. Avrei bisogno di confrontarmi con altre persone dell’epoca.
Interviene Italo.
Posso rispondere io perché vissi quelle vicende di persona. Il conflitto tra FUCI e GS di don Giussani di Milano nacque, perché la GS ricomprendeva anche gli studenti universitari e l’allora assistente nazionale Fuci, mons. Franco Costa, teneva che in ACI la esclusività della università fosse della Fuci. La Fuci evidenziava di più la dimensione culturale, mentre GS rimarcava la presenza immediata, operativa. Conobbi in quegli anni don Giussani.
Di quali personaggi si ricorda? Gianni Vattimo? Umberto Eco?
Sì, li ho conosciuti. Ma sono passati tanti anni.
Flora
E’ stato anche presidente del circolo dei Laureati di Jesi , Alvise conobbe anche Aldo Moro.
(Mentre la intervista si avvia a conclusione, c’è un piccolo intermezzo: la telefonata di Luciano Corradini che saluta Alvise Cherubini. Luciano Corradini, illustre pedagogista italiano, e relatore a molti congressi MSAC, aveva fatto parte del MSAC quando Alvise era responsabile nazionale)
Un messaggio agli studenti di oggi per vivere la fede nella scuola e nella vita di ogni giorno?
E’ talmente cambiato il mondo, dei miei tempi, di quegli anni giovanili! Non me la sento di dare consigli.
Forse una cosa c’è: recuperare una linea non interrotta di continuità tra le diverse generazioni: penso alle conferenze degli studenti più grandi rivolte agli studenti più giovani su come collegare bene lo studio con la spiritualità.