Testimonianza di Luciano Corradini – Educatore, insegnante, pedagogista
Avendo pubblicato di recente un diario, mi permetto di sintetizzare le informazioni che mi riguardano, ricavandole dalla copertina del libro A noi è andata bene. Famiglia, scuola, università, società in un diario trentennale. Città aperta Edizioni, Troina (EN), 2008
C’è anche la presentazione del mio vescovo, Luciano Monari, che mi dà la patente di “testimone”, perché mi è capitato di continuare nell’età adulta e nella vecchiaia (sì, si dice così) quel mondo di sogni e di progetti che ho vissuto da studente del liceo di Reggio Emilia, che frequentava la GIAC, in parrocchia, a livello diocesano e, a livello nazionale, nei campi scuola del Falzarego, con Giorgio Patorie Gianni Vattimo, e della Mendola (dove ascoltai una relazione del giovane Umberto Eco e una di Mario Rossi) e di Roma. Conservo alcuni quaderni contenenti le “pagine attive” scritte in montagna come ripensamento delle relazioni ascoltate, e una copia del giornalino del Movimento Studenti di azione cattolica, che faceva la cronaca di un incontro tenutosi alla Domus Pacis, nell’ottobre 1954, con inaugurazione in Campidoglio, essendo relatori il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Oscar Luigi Scalfaro, il presidente Piersanti Mattarella, e il presidente della GIAC Alvise Cherubini, il presidente dell’UCIIM Gesualdo Nosengo, il ministro Giuseppe Ermini, don Giuseppe Nebiolo, Mons. Federico Sargolini. Scalfaro e Nosengo ci dissero in sostanza che dovevamo impegnarci nello studio, nella ricerca della verità, per aiutare la scuola a realizzare la sua finalità di formazione: non tanto impegnarci a portare i nostri compagni in parrocchia, quanto a dare una mano alla scuola perché questa diventasse veramente educativa. Eravamo in 400, tutti in giacca e cravatte, anche se non erano tutte …di sartoria!
Nel 1993, da vicepresidente del Consiglio nazionale della pubblica istruzione andai al Quirinale, ad accompagnare i 400 studenti del Progetto Giovani ’93. E chi ti trovo? Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica, col suo fiammante distintivo di azione cattolica. Gli ho portato una fotocopia del giornalino con le nostre foto, dicendogli che fra i giovani di allora c’ero anch’io, che non avevo dimenticato la sua lezione, tanto è vero che portavo a lui 400 studenti “italiani”.
Dopo la maturità andai in Cattolica, a Milano, nel Collegio Augustinianum, con Polo e Romano Prodi, Tiziano Treu e altri cari amici, con i quali avremmo poi fatto partire un’Associazione antichi studenti dell’Augustinianum. Finito questo periodo difficile ma esaltante, convolai a giuste nozze con Maria Bona Bonomelli. La Curia di reggio Emilia mi rilasciò il documento per il parroco di Valle di Saviore, dove celebrammo il matrimonio. Era scritto in latino. Diceva in sostanza che ero stato un bravo ragazzo, potendo testimoniare però solo fino al tempo del liceo: “Excepto tempore quo, ratione studiorum, Mediolanum migravit”.
Ho cominciato ad insegnare nei collegi arcivescovili di Cantù e di Tradate, poi a Reggio Emilia, dove ho vissuto i formidabili anni ’60 con l’ipotesi della “città educativa”, con colleghi UCIIM e con l’associazione Unione Studenti Medi, che ho contribuito a far nascere con Pierluigi Castagnetti e con la benedizione dei due Dossetti: avevano come ideali e strumenti di lavoro la Costituzione e il Concilio. Con i tre figli ci siamo trasferiti prima a Brescia, per gli anni ’70, poi a Milano negli anni ’80, a Roma negli anni ’90, e dopo il 2000 sono tornato a Brescia, dove ho nei paraggi dieci nipoti.
Andato in pensione dall’Università e lasciate le presidenze di tre associazioni, continuo a lavorare, guarda caso, anche nel Ministero della PI, tornando nei luoghi del “delitto”, dove avevo incontrato alcuni formidabili msacchini, come quelli che mi hanno estorto queste note. E con stupore e meraviglia mi è stato proposto di occuparmi della sperimentazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione: un tema che da mezzo secolo sto inseguendo, come se l’educazione civica (questo il nome della babipensionata) fosse una farfalla capricciosa, che attrae e poi sfugge.
Il resto lo affido alla copertina del libro-diario. E’ una pubblicità sconveniente? Può darsi. Ma io non ho mai privilegiato la privacy nei confronti della vita in associazione e nelle istituzioni. Ho vissuto le une e le altre vissute con fatica, con rispetto e con amicizia: e alla fine con una gioia di cui ringrazio il Signore e chi ha condiviso questa avventura, sperando che il contagio intergenerazionale funzioni ancora..