Da “adulti” con il MSAC negli anni ’80 a genitori” del MSAC oggi…

Testimonianza dei coniugi Bellieni del Msac di Reggio Calabria degli anni ‘80

Negli anni ’80 abbiamo collaborato con il MSAC da adulti, in una feconda stagione per il mondo giovanile cattolico del Sud, dopo l’infatuazione nazionale  dei sussulti del “movimento studentesco”, il travaglio del ripensamento dell’Azione Cattolica e la “primavera” dei nuovi movimenti ecclesiali con le loro accattivanti proposte di rinnovamento e radicalità evangelica.

Come coppia appena sposata ed all’inizio della professione di Insegnanti di Religione nelle Superiori, dopo gli anni di specializzazione nelle “Pontificie” romane, la  significativa esperienza intergenerazionale di collaborazione formativa si sviluppava nell’affiancamento, in qualità di “catechisti”, dell’assistente don Nuccio ed in tandem con Giovanna , un’altra amica del MEIC  insegnante di filosofia.

Il progetto modulava nell’interpretazione e “trascendeva” localmente gli orientamenti nazionali, alla luce dell’attenzione ad alcuni segni dei tempi e all’evoluzione del contesto calabrese, ispirandosi ad alcune peculiari categorie fondamentali: la “diocesanità” a livello ecclesiale, oltre le ristrettezze di certo “parrocchialismo” di AC, nella complementarità e sussidiarietà dei momenti; la “condizione studentesca”, intesa non solo “corporativamente” e sociologicamente ma come “status”, vocazione e dimensione dell’anima e della vita dei battezzati; la “scuola” valorizzata oltre lo “scuolacentrismo”, nell’intuizione della necessità di “integrazione” e  sussidiarietà tra le esperienze formative, il territorio…; la cultura nei suoi rudimenti fondamentali come elementare forma di carità intellettuale;  l’attenzione alle fonti della fede in particolare la Bibbia (accostata sistematicamente, almeno in piccolo, nei Vangeli, Atti, Salmi…) e l’iniziazione sacramentale (sperimentata nella comune e periodica Celebrazione Eucaristica, momenti di preghiera e ritiro…); l’apertura sociale e civile, vissuta in semplici forme di volontariato e frequentazione delle Case della Caritas; la “mondialità” coltivata negli elementi culturali-teorici e nell’esperienza del Mediterraneo (di cui rimane memorabile un viaggio “Paolino” e di frontiera a Malta…),….

L’elencazione arida dovrebbe  meglio integrarsi con la realizzazione  e la ferialità della ricchezza di rapporti umani fraterni e “domestici” e la positiva dialettica che si instaurava tra le personalità individuali, il senso del “gruppo” e  la valorizzazione dei “talenti” dei ragazzi, che hanno portato qualcuno al sacerdozio (poi assistente MSAC dei nostri figli), in Monastero, nella carriera universitaria, nelle professioni sociali e del Terzo settore, o nella testimonianza di coppia e d famiglia….

Il “laboratorio”, che si innescava nella tradizione msacchina locale dell’impegno intellettuale con una vivace testata giornalistica, l’impegno solidale di “quartiere” e la tensione politica delle generazioni precedenti, rappresenta insomma una pagina bella della fatica di mettersi accanto” ed in ascolto “critico” dei giovani, affinchè il “protagonismo” e la “occasionalità” dell’evangelizzazione – allora di moda nella “pastorale   d’ambiente” anche di AC – fossero portati alla maturazione dei carismi e di scelte meno “emotive”, più libere e consapevoli , nella crescita un po’ più comunitaria e meno individualistica, che aiutasse ad affrontare le sfide impegnative della “questione meridionale” e dei cambiamenti epocali all’orizzonte.

Oggi, siamo alla terza generazione di figli cresciuti nel Gruppo reggino e ci sentiamo esigenti e qualche volta critici per un’esperienza ancora preziosa, ma francamente troppo “organica” ai canoni del Settore giovanissimi di AC, dove  la dedizione degli Assistenti  non colma la mancanza di un’apertura intergenerazionale che ci sembrava e rimane fondamentalmente preziosa, e che vedremmo ancora utilmente proiettata idealmente nel collegamento anche con la FUCI…

Giorgio e Caty Bellieni

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