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Il MSAC un inizio…

sabato, 17 aprile 2010

Simone Guerrini Msac Pisa anni 70

Il Msac è stato come un inizio. Sì si andava in Chiesa la Domenica ma, fino a quel momento, vivevo una religiosità elementare costruita attorno alle tappe canoniche guidate più dalla famiglia che da una partecipazione personale intensa. Era la fine degli anni 70; la prima svolta scolastica dalle scuole medie inferiori a quelle superiori e sempre su invito di amici dei miei, timido e perplesso, fui invitato ad una serata dal MSAC pisano, vera fucina di pensiero e di azione evangelizzatrice.

Rimasi colpito dalla voglia di capire, dalla curiosità di porsi domande e andai al mio primo Campo Scuola. Fu una scoperta eccezionale in positivo ed in negativo. Si affrontavano tematiche difficili per un ragazzino di 14 anni che, fino allora, aveva visto più le palestre di basket che i documenti del Concilio. Ma al di là della provocazione intellettuale che, specie in quegli anni, dominava le nostre riflessioni apprezzavo molto la voglia di vivere un’esperienza religiosa consapevole, il desiderio di annunciare una “novità” e di farlo nel mondo della scuola senza pretese esclusiviste senza tracotanza ma per essere sale del mondo. Insomma uno choc che ha generato una volontà, poi mai sopita, di uscire da una dimensione intimistica della propria fede per aprirsi al mondo. Ecco credo che il Msac mi abbia profondamente modificato rendendomi consapevole che un dono ricevuto doveva produrre frutti.

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Da quella prima esperienza è nata la mia predilezione per il versante socio politico. Altri ho visto hanno ricordato i convegni ecclesiali di evangelizzazione e promozione umana pietre miliari per la mia formazione religiosa ed umana così come le prime esperienze degli organi collegiali luoghi di impegno e di confronto non solo politico ma anche valoriale. Nascono i nostri primi dibattiti sulla distinzione tra fede e politica che non è mai separazione e cresce la volontà di non arrendersi di fronte alla violenza brigatista e stragista della fine degli anni settanta. Le liste studentesche e le assemblee infuocate generavano la tentazione di reciproche chiusure che proprio la formazione del Msac mi aiutavano a comprendere fossero inadeguate e così, distinguendo l’impegno politico dalle attività del Msac, molti di noi iniziarono esperienze di partecipazione che allora definivamo “prepolitiche”. Queste ultime hanno segnato, in modo permanente, la mia formazione ed il mio impegno che si è poi tradotto in militanza politica giovanile fino ai vertici del Movimento Giovanile della Dc di cui fui delegato Nazionale dal 1988 al 1992. Anche oggi nella mia vita professionale di dirigente di azienda, di padre di due splendidi figli e di marito cerco, con alterne fortune, di ricordare che esiste una dimensione necessariamente sociale della propria fede che nella distinzione dei piani e dei ruoli, non può essere trascurata se si vuole vivere una pienezza di vita.

Quali insegnamenti?

Direi che la fede non può essere vissuta in una dimensione meramente utilitarista ed intimistica ma di dedizione al prossimo vicino e lontano. Secondo che pur nello scontro e nel confronto politico non si può tacere la verità e che la mediazione politica, pur necessaria, non può essere il fine dell’azione politica che infine l’attenzione agli “ultimi”mai così poco di moda nell’attuale fase del tutto è spettacolo e tutto deve essere protervia di ricchezza e potere è il faro dell’azione politica. Infine che la fede è un cammino che richiede continui arricchimenti. Spesso invece travolti dalla quotidianità rischiamo di farla appassire. Grazie allora per avermi dato la possibilità di un ricordo che è anche un nuovo inizio.

Il gusto del confronto attraverso un giornalino studentesco

mercoledì, 14 aprile 2010

Testimonianza di Tiziano Treu, Msac di Vicenza anni ‘50

La mia frequentazione del movimento di azione cattolica è cominciata durante gli anni del liceo a Vicenza (fine anni 50). In quel periodo collaboravo intensamente con il giornale studentesco pubblicato nello stesso liceo e poi esteso alle altre scuole medie della città. Così ho incontrato studenti di tutti gli istituti cittadini, diversi dai liceali per estrazione sociale e per cultura, molti di loro impegnati nel movimento. Sono stati questi incontri a stimolare il mio interesse e a coinvolgermi via via in iniziative culturali e religiose comuni. Le trovavo più interessanti di quelle parrocchiali ,che erano troppo tradizionali. La mia frequentazione in parrocchia non era molto intensa ; preferivo frequentare un centro cittadino dove si riunivano in modo spontaneo ma frequente vari gruppi di giovani,non solo studenti, che avevo conosciuto lavorando e diffondendo il giornale.
A dire il vero ho sempre preferito questo tipo di attività alla frequentazione delle manifestazioni formali organizzate , anche se vi presenziavo diligentemente quando era necessario. Gli incontri avevano contenuti e modalità diversi: meditazioni comuni sulla Bibbia, minilezioni di teologia , ma soprattutto riflessioni su temi di attualità sociale e civile. La politica in senso stretto appariva all’inizio fra le righe, ma negli ultimi anni sempre più di frequente e in modo esplicito-
Queste discussioni erano per lo più in piccoli gruppi ,ma si allargavano talora in vere e proprie assemblee; occupavano ore o intere giornate quando andavamo in gita-ritiro o in campi scuola.
Se ci penso anche oggi, ricordo questi momenti come i più importanti della mia vita giovanile e come un pezzo di ‘formazione continua’ che hanno segnato in modo decisivo il mio modo di essere e di agire,specie nei rapporti con gli altri.
Alcuni dei valori che ci venivano proposti o che ci scambiavamo erano diffusi nell’ambiente vicentino dell’epoca e quindi facilmente assimilabili: il senso del dovere, il rispetto delle regole, l’obbedienza e un certo spirito di servizio. Altri lo erano meno, anzi erano piuttosto controcorrente : la ricerca di sincerità nelle parole oltre che nei sentimenti, la curiosità di discutere e la voglia di farlo liberamente ,in modo laico, come si usa dire con un’espressione un po’ trita,
Ricordo il mio padre spirituale di allora : un sacerdote non particolarmente colto,tradizionale di formazione oltre che di aspetto; ma intensamente religioso e umano. Mi incitava sempre a ricercare , a non frenare le domande , a leggere cose nuove ,le letture di allora che partivano da Maritain e Mounier. Mi suggeriva di non tenere per me le idee e le riflessioni,ma di confrontarle sempre con gli altri : e infatti le riflessioni erano quasi sempre di gruppo. Io le ho sempre apprezzate da allora, più che le riflessioni individuali. Eppure non mi sentivo represso nella mia individualità; semplicemente imparavo e mi divertivo di più.
Questi ‘esercizi di comunità’ hanno influito molto sul mio carattere e credo anche sulla mia professionalità adulta. Il gusto del confronto e della mediazione razionale mi è venuto anche da lì. Queste discussioni libere e dirette mi hanno alimentato la diffidenza e il fastidio per i discorsi astratti,la voglia di misurare le idee sentite e lette nei vari testi, sacri o meno, con la realtà circostante , quella personale e quella sociale a cui ho dedicato in seguito molta attenzione. Penso del resto che questo sia un metodo fondamentale per chi fa politica ,a cominciare dai cattolici in politica. Riflettere sui principi, convincersene e farli propri nel confronto con gli altri , e poi cercare di declinarli nelle diverse situazioni concrete con sincerità, rigore e libertà di giudizio . Questo vale per tutti i principi,non solo per quelli attinenti alla vita civile e politica , ma anche i principi dell’etica privata e pubblica e quelli cd..non negoziabili.
Questa era la nostra idea di laicità, elaborata in modo incompleto, ma che doveva apparirci via via più chiara nel tempo. .Di questi temi parlo ancora con qualche amico di allora che è rimasto a Vicenza: e ci sembra ancora che sia stato bene fare così.
Dopo il liceo da Vicenza sono andato al collegio Augustinianum dell’università Cattolica di Milano, là dove è cominciata la mia vita professionale adulta..L’ambiente che vi ho trovato era molto più eterogeneo di quello vicentino, venivamo da tutte le parti d’Italia, per lo più dal Sud. Il confronto delle idee e dei valori è diventato più complicato e talora aspro; anche perché ci trovavamo di fronte a nuove prospettive ecclesiali,il Concilio di Papa Giovanni che avrebbe tanto influito sul futuro della chiesa, e a importanti cambiamenti politici , la prima apertura a sinistra.. In questo contesto difficile ho dovuto mettere in pratica la scuola di laicità frequentata a Vicenza. Ho cercato di farlo nei lunghi anni passati al collegio Augustinianum, ove si sono concentrate gran parte delle mie energie ,anche di azione cattolica . Questo è stato il mio movimento di allora.

Al MSAC ho scoperto la parola “impegno”

martedì, 13 aprile 2010

Testimonianza di Enrico Letta, msacchino di Pisa anni ‘70

Devo tale e tanta gratitudine al msac che l’occasione del centesimo anniversario della sua fondazione mi da innanzitutto gioia. Il msac ha significato per me l’inizio di un impegno nella societa’ che ha poi, in forme diverse (e con alterne fortune), accompagnato la mia vita finora. Grazie al msac ho scoperto la parola “impegno” e ho capito quanto si impara a stare con gli altri, quanto contano le relazioni e lo scambio di idee. Ho incontrato il msac a scuola, alla fine della quarta ginnasio a Pisa nel 1981. E da quel momento in poi per tutto il periodo scolastico ne ho vissuto i livelli diocesano, regionale e nazionale con l’entusiasmo e l’ interesse degli anni della scuola superiore. Gli anni delle speranze, delle incertezze, dei timori. Della scoperta di se stesso, degli altri e della societa’. Questa scoperta la devo in gran parte al msac e grazie ai tanti amici che ho conosciuto in quegli anni. Per me e’ stata una ricchezza ineguagliabile. E son convinto di cio’ ancor di più’ quando vedo la quantita’ di persone che esprimono sensazioni simili a quello che mi porto dietro da quando ho incontrato il msac a scuola. So che e’ un discorso che non si dovrebbe fare, perche’ i figli non devono essere spinti dai genitori a fare le loro stesse esperienze. Ma confesso che mi farebbe molto piacere se i miei tre bimbi alle superiori potessero incontrare un luogo bello e sano come quello che e’ stato il msac per me.