Archivi per la categoria ‘Caro movimento...’

Stappando la bottiglia dei 100 anni…

venerdì, 9 aprile 2010

Testimonianza di Mauro Vaiani, incaricato regionale MSAC in Toscana, 1980-1982 circa

Per le ragazze e i ragazzi impegnati nei gruppi studenteschi cattolici di oggi, ho conservato gelosamente, in una vecchia bottiglia dei primi anni ‘80, alcune parole che ricevetti io, allora.

La segretaria nazionale Giovanna Acquaro mi raccomandò, sì proprio a me, impulsivo e polemico ragazzo della provincia toscana, maggiore capacità di ascolto e di dialogo, maggiore pazienza, addirittura umiltà. Una piccola grande lezione, da una donna che, ai miei occhi, era già così adulta!

L’assistente nazionale di allora, don Giuseppe Valensise, incenerì tante mie paure, di crescere, di cambiare, di lavorare, con questa frase fulminante: a volte il “no” più provvidenziale, nella vita, è un coraggioso “sì”, con la fiducia in D-o, che ha abbastanza fantasia da saperci mantenere, fra gli accidenti e le possibilità delle nostre storie personali, sulla strada della salvezza.

Infine una frase di Luisa Prodi, mia conterranea, che divenne segretaria nazionale dopo Giovanna, sul futuro che ci stavamo costruendo. Quando, ormai alla fine della mia esperienza nel movimento, mi trovavo ormai dinanzi all’inizio della mia non facile esperienza come studente-lavoratore, lei, che aveva sempre le idee più chiare di tutti noi, mi spronò ad andare avanti. Lei aveva già deciso che voleva fare l’insegnante di matematica, per “insegnare ai ragazzi a ragionare con la propria testa”. Come l’ho ammirata!

Il MSAC è stato il mio primo movimento toscano e la mia prima esperienza ecclesiale italiana e internazionale. Come incaricato regionale ebbi la fortuna di stare vicino a un uomo di grande fede e cultura, che ha lasciato una forte impronta nella Chiesa toscana, Alberto Migone, che all’epoca era il delegato regionale di AC. Ho avuto l’onore di rappresentare il movimento all’estero nelle assemblee europee e mondiali della gioventù studentesca cattolica mondiale.

Grazie al MSAC ho partecipato a discussioni appassionanti sulla riforma della scuola, sui cambiamenti in corso nella società italiana ed europea, sulla libertà nel mondo. Si vedevano già le prime crepe nel muro di Berlino, vi rendete conto?

Difetti, problemi, limiti? Certo che ne avevamo e ce ne sono stati! Personali, di gruppo, come progetto educativo! Eravamo uno dei movimenti più avanzati sul terreno dell’evangelizzazione e della promozione umana, ma eravamo anche tanto impreparati di fronte a temi come il diritto allo studio, la libertà religiosa, il pluralismo scolastico, la sessualità in vista del matrimonio, la condizione delle persone gay e trans, le marginalità sociali, la violenza politica.

Tuttavia siamo stati avvolti in una tempesta d’entusiasmo e d’amore, in Cristo, dalla quale nessuno mai ci separerà!

I gruppi studenteschi cattolici sono stati il luogo dove ho imparato ad ascoltare, a dire dei “sì” coraggiosi nei momenti in cui tutto ti spinge a dire “no”, a ragionare con la mia testa e a dare una mano, a mia volta, come lavoratore, come intellettuale, come uomo, a tutte le persone che, per dirla con le parole del grande toscano Arturo Paoli, vanno “cercando libertà”.

Movimento è blues

martedì, 30 marzo 2010

Testimonianza di Alessandro Piro, del MSAC di Cefalù, incaricato regionale MSAC sicilia 2005-2008

IL MOVIMENTO E’ UN PADRE

Chi l’avrebbe mai detto che da quel gruppo di scalmanati che parteciparono al primo CIM sarebbe nato il circolo MSAC della diocesi di Cefalù?

Partimmo verso Cucullaro Terme senza avere assolutamente idea di cosa si trattasse, con la sola voglia di divertirsi un po’ e per conoscere nuova gente. A dire il vero neanche il nostro accompagnatore aveva idea di cosa fosse. Era il vice giovani e poco dopo avrei scoperto essere un folle, ma la follia, si sa, premia e da quel campo in diocesi nacque il nucleo di un circolo destinato a fare storia.

Passata la prima fase di studio della storia e del regolamento del MSAC, costituimmo un gruppo che avrebbe lavorato “clandestinamente” fino all’ufficializzazione dell’assemblea e di quel gruppo ebbi l’onore di essere il primo segretario. Passato velocemente da ex accierrino in cerca di identità a responsabile del movimento, mi sono trovato spaesato, ma a poco a poco cominciammo tutti a rimboccarci le maniche ed è arrivato il primo Oktober Fest, poi l’Europen Day e il Peace Day che con la partecipazione di centinaia di persone da tutto il comprensorio decretavano l’inizio di una lunga serie di iniziative che mi avrebbero cambiato la vita.

IL MOVIMENTO è UN LIBRO DI STORIA

Ragazzino al terzo anni di liceo scientifico ho superato le mie timidezze e le mie paure, affrontando i ragazzi di quinto e tentando di convincerli a partecipare al nostro cineforum, nonostante la loro diffidenza pregiudiziale. Ho imparato a parlare davanti a tanta gente. Ho imparato a pregare. Poi ho imparato a compilare una richiesta formale, a comprendere un testo di legge, a conoscere gli eroi che hanno fatto la storia di AC e anche della nostra Repubblica, a incontrare gli eroi dei nostri giorni, magistrati, attivisti, pacifisti che hanno formato noi dell’equipe e tutti gli studenti che abbiamo via via coinvolto. Il mondo oltre le pareti di un’aula scolastica era immenso e tutto da scoprire. Ed eravamo solo all’inizio.

IL MOVIMENTO è UN APPRENDISTATO

Poi è arrivata la collaborazione in centro nazionale, nei mesi estivi in preparazione a Loreto 2004, e quindi l’incarico per la Sicilia Occidentale e l’ingresso in equipe nazionale e così cominciai a confrontarmi con realtà diverse dalla mia, ad avere a che fare con persone splendide ai quali devo veramente tanto. Le equipe nazionali restano momenti indimenticabili, per la mole di lavoro che ci aspettava, per i momenti di confronto personali, di intensa preghiera e anche di relax. Situazioni che forse erano troppo più grandi di me e per cui non penso di essere mai stato veramente all’altezza.

IL MOVIMENTO è UN AMICO

Col MSAC mi si è aperto un mondo di fronte, un mondo grande, fatto di amici, di gente che va e viene, di ragazzi che uscivano dal guscio della loro timidezza, di gente che cercava il proprio momento di gloria, di chi esprimeva l’enorme potenziale che aveva dentro e non aveva mai avuto occasione di farlo prima, di chi cercava uno stimolo per fare quel passo in più e per superficialità o distrazione non siamo riusciti a capire. Col movimento la scuola diventa tutta un’altra avventura, ti rendi conto delle immense possibilità di crescita, delle opportunità che ti offre per vivere la scuola. Quelle spesse mura bianche diventano la tua seconda casa, ti ritrovi dall’odiarle sperando che le 5 ore finiscano subito al passare interi pomeriggi li dentro per un cineforum o qualsiasi altra attività. Il giorno in cui ho scoperto la possibilità della partecipazione studentesca, di diventare protagonisti degli spazi della scuola, mi sono chiesto come avessi fatto a vivere 3 anni lì dentro senza sfruttare questa enorme possibilità, la strana sensazione di rabbia e angoscia insieme, si trasformò in desiderio di fare e di recuperare tutto il tempo perduto in precedenza e di comunicare a tutti quelli la possibilità di essere protagonisti. Devo dire spesso con scarsi risultati. Ma la predisposizione al protagonismo è per pochi. Anche per questo il movimento, i singoli studenti che hanno fatto movimento, sono persone decisamente fuori dal comune.

IL MOVIMENTO è UN MAESTRO DI VITA

E così, il fermento verso la partecipazione, verso il senso di collettività, alla fine dell’esperienza nel movimento, si è trasferita parimenti nel mio impegno sociale, politico nel senso nobile del termine, a capire il sacrificio di chi ha speso la vita per gli altri, per amore verso il prossimo, anche verso chi non se lo meritava e non se lo meriterà mai, a volte anche verso chi nemmeno si conosce. Il sacrificio degli eroi del nostro paese lo sento soprattutto come un debito mio personale, me ne faccio carico in prima persona, non posso, non devo e non voglio ignorarlo. Tutto ciò che ho fatto e che continuo a fare nel mio piccolo, tutto ciò che sono diventato, lo devo al movimento. La vita la vedo per me è una missione, un progetto ben chiaro, con obiettivi precisi, il sego tangibile di ciò che Dio ha in serbo per me e ogni giorno è tempo da investire nel raggiungimento degli stessi. Se non avessi partecipato per sbaglio a quel CIM di tanti anni fa, oggi potrei essere un anonimo individuo uguale a tutti gli altri, sfiduciato, senza speranza, preoccupato solo di portare a termine il proprio compitino badando a non fare troppo rumore, cioè uno che, citando Pavese, vive per caso e quindi non vive. Per cui mi sento di dire, senza ipocrisie, che devo la mia vita al MSAC. Ed io, chi mi conosce lo sa, della mia vita sono follemente innamorato.

IL MOVIMENTO è UN BLUES

Il movimento è un blues che suona pizzicando le corde di una chitarra dagli acuti taglienti e dai bassi profondi e caldi, che in un riff comunica più di quanto riescano a fare mille parole. E’ un blues che manda in trans chi lo suona e stimola in chi lo ascolta una lacrima gravida di tanti bei ricordi. E’ il pezzo più bello mai suonato nella storia della musica, le corde vibrano esattamente le stesse note che abbiamo dentro e che risuonano forti e inarrestabili. Il movimento è un blues e so che in questo momento, caro msacchino, riesci a capirmi. Se adesso chiudi gli occhi la stai sentendo, chiara e potente, è  esattamente la stessa musica che in questo momento sento anch’io. La sento dentro. La senti anche tu. Forte. Fortissimo.

Se vuoi balla pure. Non preoccuparti. E’ MOVIMENTO puro.

Un msacchino oggi vescovo

mercoledì, 24 marzo 2010

Testimonianza di S.E. Mons. Bruno Forte, msacchino di Napoli degli anni ‘60

Conobbi il Movimento Studenti di Azione cattolica negli anni in cui frequentavo il Liceo Sannazaro a Napoli. Fu un incontro importante: trovai ragazzi come me, che erano pieni della gioia e dell’entusiasmo della fede e desideravano animare il nostro liceo – un liceo pubblico, di tradizioni abbastanza laiche – con la luce e la bellezza della proposta cristiana. In quel momento della mia vita in cui il Signore preparava il mio incontro con Lui, e la scoperta della mia vocazione al sacerdozio, le varie iniziative cui partecipai e di cui mi feci anche un po’ promotore furono significative. Ricordo i cineforum che organizzavamo e che erano occasione di dibattere i grandi temi della vita, del suo senso, del dolore e della gioia, dell’amore e della passione per la giustizia. Eravamo alle soglie del ‘68 e il fermento delle idee era grande, come pure grande era lo slancio con cui ci impegnavamo da credenti. Il rispetto dell’altro e lo spirito di dialogo e di testimonianza serena erano una caratteristica delle nostre attività. Credo che anche per questo esse attiravano anche ragazzi non credenti o in ricerca. Anche grazie a questa esperienza – in cui si respirava l’aria del Concilio Vaticano II, per merito soprattutto degli assistenti – la visione della fede cui mi sono aperto è stata sempre propositiva e serena, aperta all’ascolto di tutti e desiderosa di dialogo con ogni posizione. Libertà, fede umile e convinta, dialogo erano linee portanti di quel cammino: perciò, forse, a distanza di anni una delle prime iniziative che ho preso nell’Arcidiocesi di cui sono Pastore è stata quella di lanciare il MSAC. La memoria si è fatta così profezia. E l’augurio che oggi faccio a tutti gli studenti di AC è che essi siano sentinelle della speranza, fedeli alla Chiesa e innamorati di Gesù, unica vera bellezza, in dialogo con tutti, in spirito di servizio e di testimonianza verso tutti.