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Intervista a Cherie Blair, ex msacchina inglese

mercoledì, 19 gennaio 2011

Questa intervista è stata raccolta da Edouard Koutsava, segretario mondiale della JECI, il network degli studenti cattolici di cui anche il MSAC è membro fondatore. In occasione dell’anniversario dalla fondazione della JECI, Edouard ha raccolto la testimonianza di Cherie Blair, ex msacchina inglese.


INTERVISTA rilasciata dalla Signora CHERIE BLAIR a IYCS (International Young Catholic Students)

In tutto il mondo sono tante le persone che oggi occupano posizioni rilevanti e influenti, o le hanno occupate, e che hanno in comune la stessa esperienza: quella di aver fatto parte di un movimento studentesco cattolico. Ci sono politici, funzionari pubblici, leader di organizzazioni… In un mondo in cui è facile ritrovarsi indifesi e senza speranza per il futuro, queste persone sono un segno di speranza per tutti quegli studenti che in questo tempo si danno da fare per animare le loro scuole e per vivere con forza l’impegno di coniugare insieme spiritualità e studio, e che lavorano giorno per giorno per diventare cittadini attivi e consapevoli.

Tra queste personalità importanti c’è anche Cherie Blair. 56 anni, avvocato specializzato in diritti umani, è la moglie di Tony, primo ministro del Regno Unito dal 1997 al 2007, e per questo è stata una testimone privilegiata della recente storia europea e mondiale. La signora Blair ha fatto parte del Ycs (Youth catholic students), il Msac britannico. Cattolica, ha accompagnato suo marito nel percorso di conversione dall’anglicanesimo: un evento sicuramente molto significativo in un Paese dove la regina è anche il capo della Chiesa.

La signora Blair ci ha concesso un po’ di tempo malgrado la sua agenda sia molto piena. Abbiamo trovato una donna cordiale e impegnata, che ha avuto molto piacere di avere notizie del movimento studentesco cattolico e che sta cercando di vivere la fede, «una fede inclusiva e aperta» in questo tempo di sfide.

Ci può dire qualcosa di più della sua esperienza in YCS?

Ho aderito a YCS nel 1968 quando andavo a scuola a Liverpool. Sebbene frequentassi una scuola media per ragazze, la mia situazione formativa era lungi dall’essere privilegiata e l’educazione ricevuta dalla scuola mi ha dato delle opportunità nella vita che – devo riconoscere – molte donne a quel tempo non avevano.

Ho sempre sentito forte l’impegno per la giustizia sociale – in un certo senso fa parte di me – ed è cresciuto in una famiglia che sosteneva il partito del Labour. Questo impegno si è rafforzato in un contesto di fede attraverso il coinvolgimento nel movimento YCS. Come accade a molti membri di oggi, YCS mi ha offerto un sacco di cose. Aveva un forte aspetto sociale e mi ha offerto l’opportunità di farmi amici, alcuni dei quali lo sono ancora oggi. Mi ha aperto nuove prospettive sul piano della fede. A quel tempo vivevo i cambiamenti radicali portati dal Vaticano II e sono stata ispirata e sollecitata dalla missione della Chiesa per la giustizia sociale. La Chiesa in azione è molto importante – è una chiamata a cui tutti noi membri di YCS dovremmo rispondere. Naturalmente preghiera e riti sono vitali, ma riconosco che la tradizione della nostra fede ci invita ad essere attivi, poiché come cristiani siamo conosciuti e giudicati da quello che facciamo e non solo da quello che diciamo.

Qual è stata l’influenza della fede sulla sua vita di moglie di uno dei leader politici mondiali?
Sono pienamente consapevole delle contraddizioni e delle sfide legate al fatto di avere un profilo pubblico; ma cerco di trarne il massimo di opportunita sia come moglie di un leader politico, o come Queen’s Counsel (QC) o come avvocato per i diritti umani.

Qual è il legame tra la sua fede e il suo impegno politico?

Focalizzo la mia attenzione su una fede attiva che ispira la mia passione per la giustizia sociale. Tuttavia la fede attiva ha anche bisogno di teologia, di lettura e di liturgia, cose che mi hanno portato sul sentiero che seguo oggi attraverso il mio lavoro per i diritti umani e la mia fondazione per le donne. Per quanto riguarda la liturgia, la mia esperienza nel YCS è stata molto arricchente e mi ha mostrato quale grande potere ha la liturgia se ben fatta e significativa per la gente che vi partecipa, specialmente per i giovani.

Come influisce la fede sulla sua vita privata?

Ho cresciuto i miei figli come cattolici e li ho incoraggiati a cercare la propria strada nella vita. Credo che movimenti come YCS sono vitali per sostenere i giovani e dare loro mezzi per incanalare la loro passione e la loro idealità che sono così fondamentali per sfidare le cose come sono oggi.

Come vede le gioventù Cristiana oggi? Il suo posto e la sua responsabilità in un mondo in profonda crisi?

Attraverso la mia personale esperienza e i rapporti con i miei figli, io capisco le molte sfide a cui oggi i giovani devono far fronte. Vedo l’enorme potenziale per i giovani e per i Movimenti come IYCS. Rivolgo un invito a tutti i membri YCS ad essere certi di essere la Chiesa in azione ed a manifestare la loro fede attraverso ciò che fanno.

Lei è una personalità pubblica cattolica in un paese dove c’è la Chiesa Anglicana. Come vive questa situazione?

Sono una donna che si è trovata nel Regno Unito in una posizione molto pubblica: spesso ho avuto qualche copertina negativa sulla stampa. Nel nostro mondo la fede è minacciata – sia da forze esterne come il secolarismo – sia dalle forze interne del fondamentalismo. YCS ponendo l’accento sul pensiero e con il suo cristianesimo basato sulla metodologia del Vedere-Giudicare-Agire, ha molto da offrire ai giovani di oggi. E qual è il messaggio di YCS? Noi siamo qui l’uno per l’altro per servirci l’un l’altro e per costruire insieme un mondo migliore per tutti, un mondo che abbia al suo centro i poveri. gli emarginati e gli esclusi.

Lei ha creato una fondazione che porta il suo nome. Perché ha scelto di impegnarsi per le donne?

Mi appassiona molto cercare di realizzare un cambiamento per le donne; il che mi ha portato a costituire una fondazione per le donne: bisogna che le donne siano capaci di realizzare le loro potenzialità e il fatto di avere un’indipendenza  economica è uno strumento importante in questo processo. Ciò non significa che la soluzione della debole posizione della donna nella società sia unicamente economica: è piuttosto il riflesso di una vena molto pragmatica che riconosce che le politiche e i pronunciamenti politici sono sovente niente più che retorica a meno che le donne non abbiano  “scelte reali e opportunità reali” che siano sostenute da qualche supporto economico.

Nota: L’intervista è stata fatta da Edouard Koutsava, Segretario generale di IYCS, durante il suo incontro con la Signora Cherie Blair il 26 gennaio 2010.

La trascrizione è dovuta a Christine Allen già membro di YCS inglese e Direttore di Progressio, e a Freda Ogunade-Paul, membro di un team  di membri YCS.

Un gruppo di ragazzi e ragazze che mi catturarono…

mercoledì, 19 gennaio 2011

Testimonianza di Nicola Landucci, segretario diocesano MSAC di Pisa anni ‘70

Avevo resistito a lungo all’invito di Maria e Luisa (le sorelle Prodi mie vicine di casa) ai ripetuti inviti a partecipare agli incontri di un certo Movimento Studenti Cattolici che si riuniva in una sede in centro città. Ero convinto che il mio cammino di fede si doveva svolgere in parrocchia. E il mio era un impegno “forte”.
Così quando alla fine dell’anno scolastico (avevo frequentato la V ginnasio) arrivò la proposta di partecipare come gruppo parrocchiale alla girata in bici verso Calci insieme ai ragazzi del MSAC l’accettai senza problemi. In fondo si trattava solo di una gita in bicicletta…
Ma non fu solo quello. Fu l’incontro con una comunità di ragazze e ragazzi che mi catturarono per la forza del gruppo. Fu l’incontro con un giovane prete (don Adriano) che si accostò a me nel viaggio di ritorno e senza che potessi avanzare qualche dubbio mi iscrisse d’ufficio al campo scuola che ci sarebbe stato di lì a qualche settimana a Pian degli Ontani.
Cominciò così un’avventura che ha segnato profondamente la mia vita, non solo come credente.
Con la mia consueta determinazione mi coinvolsi in quell’esperienza.
Prima di tutto il Campo scuola, il primo di una serie infinita vissuta negli anni successivi. Un’esperienza forte, intensa, faticosa, entusiasmante..
Poi con l’inizio della scuola ecco un nuovo ritmo per la mia vita: le lodi la mattina nella Chiesa di S. Antonio; la messa del giovedì nella Chiesa di S. Anna; le riunioni dei gruppi di Istituto il sabato pomeriggio; il gruppo biblico il martedì nel tardo pomeriggio. Parola, Concilio, Liturgia al centro di un’esperienza umana e cristiana. Una forte esperienza di gruppo fatta di relazioni calde ma rispettose dei tempi e dei modi di ciascuno.
Nel MSAC cresceva la mia scelta di fede, maturava la mia consapevolezza di laico cristiano, si apriva uno spazio vocazionale di incontro con la proposta dell’AC. Ed ecco che poco dopo un anno mi trovai ad essere il Segretario del MSAC, a organizzare io gli incontri, le attività, il campo scuola. E poi la partecipazione al Consiglio e alla Presidenza dell’AC diocesana. Gli incontri e le Assemblee a Roma. Una forte esperienza di Chiesa, vissuta nella pienezza della mia condizione di giovane laico, attento e interessato anche a quella dimensione sociale e politica che la lettura del Concilio sosteneva con convinzione.
Finita l’esperienza del MSAC, non finiva anzi cresceva negli anni 80 il mio impegno ecclesiale tramite l’AC e quello sociale nel volontariato, così come quando maturarono negli anni 90 condizioni nuove si cominciò ad esprimere con scelte e impegni crescenti anche la dimensione politica del mio essere laico cristiano.
Oggi vivo il mio impegno nelle Istituzioni consapevole che quell’esperienza ormai lontana nel tempo è così profondamente parte di me da non poter immaginare di non averla potuta vivere….

Nicola Landucci- Pisa


Nicola Landucci
Assessore risorse umane,
innovazione amministrativa,
valorizzazione del patrimonio,
assistenza e supporto ai Comuni
Provincia di Pisa

Il MSAC durante il concilio

giovedì, 13 gennaio 2011
Testimonianza di Sergio Mattarella, responsabile regionale MSAC lazio 1961-65

Prima che si concluda l’anno del centenario, desidero contribuire, per la mia piccola parte, all’interessante mosaico di storia del Movimento costituito dalle esperienze illustrate da tanti suoi protagonisti. Sono stato responsabile del Movimento Studenti della GIAC di Roma e del Lazio tra il 1960 e il 1964 (allora si diceva delegato diocesano e consultore per la regione): erano gli anni di Livio Pescia e poi Amedeo Postiglione delegato nazionale. Il Centro diocesano di Roma – nel cui ambito si collocavano i movimenti, divisi per età e per settori – si raccoglieva intorno all’Assistente, don Paolo Gillet e ad altre splendide figure di sacerdote: ricordo per tutti don Luigi Di Liegro, che si occupava del Movimento lavoratori, don Alessandro Plotti, don Diego Bona, don Aldo Zega). Ci si riuniva nei nostri locali di via della Pigna e poi di Borgo Santo Spirito. Ciascuno aveva settori di impegno diversi ma costituivamo davvero una comunità: ancor oggi, dopo cinquanta anni, continuiamo a vederci, non pochi, per meditare sulla Scrittura sotto la guida di mons. Gillet, oggi Vescovo. Condividevo la responsabilità del Movimento studenti con l’Assistente, Filippo Gentiloni, con un’intensa collaborazione con il corrispondente Movimento femminile. Allora l’Azione Cattolica era rigorosamente separata tra maschile e femminile (ricordo che una volta ci venne proibita l’iniziativa di una veglia di preghiera che avevamo organizzato insieme, Gioventù maschile e Gioventù femminile di Roma, perché i ragazzi e le ragazze sarebbero dovuti andare insieme, negli stessi pullman, dalle loro parrocchie alla chiesa di San Marco a piazza Venezia, luogo prescelto per la veglia) ma nei due Movimenti studenti, noi – la responsabile femminile era Bianca Storchi – lavoravamo insieme, con un coordinamento costante e, nelle scuole, la nostra presenza era comune e comuni erano le inziative. Nelle scuole, anche per operare unitariamente, Movimento femminile e maschile, costituimmo insieme Gioventù Studentesca, pubblicammo con questo nome diversi numeri di un foglio a stampa per fornire, ai gruppi delle singole scuole, uno strumento di raccordo e di senso di partecipazione alla più vasta realtà diocesana. Erano gli anni di Papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI, gli anni del Concilio: anni di entusiasmo, di speranza, di innovazione (da quella liturgica all’insegnamento della Costituzioni conciliari). Ricordo tanti incontri organizzati con padri conciliari di diversi continenti: non esistevano le facili e numerose comunicazioni di oggi e, allora, questo ci consentiva di scoprire direttamente e di trasmettere agli studenti il senso pieno della universalità della Chiesa, l’apporto originale, diverso e prezioso delle varie Chiese di ogni parte del mondo, la dimensione profetica che affascinava allora come oggi. Ricordo quanto e con che spirito lavorammo, noi della GIAC, per contribuire a organizzare la S. Messa sul sagrato di San Pietro nelle ultime ore di vita di Papa Giovanni. Ricordo la Veglia di preghiera per il Concilio alla basilica dell’Aracoeli nel maggio del 1963, gli incontri di preghiera biblica per studenti in S. Ignazio, il manifesto del Movimento studenti maschile e di quello femminile “Per una comunità cristiana nella scuola” distribuito in opuscolo in tante scuole di Roma.
Reprimo la spinta a proseguire nei ricordi delle tante attività di quel periodo: sarebbe superfluo. Quel che è importante, piuttosto, in conclusione, è poter esprimere cosa, quel periodo, ha rappresentato e rappresenta per me. Erano i miei anni universitari e sono stati gli anni della mia formazione: l’esperienza di quell’impegno nella GIAC e nel suo Movimento Studenti e, soprattutto, i riferimenti di valore su cui si fondava e quel che ho ricevuto per alimentarlo hanno disegnato il mio senso della vita e la mia fisionomia come persona. Non si tratta, quindi, di ricordi: il contenuto essenziale di quel periodo, straordinario ed e entusiasmante, è, per me, per la mia vita, pienamente attuale.  
Sergio Mattarella