Intervista a Cherie Blair, ex msacchina inglese

Questa intervista è stata raccolta da Edouard Koutsava, segretario mondiale della JECI, il network degli studenti cattolici di cui anche il MSAC è membro fondatore. In occasione dell’anniversario dalla fondazione della JECI, Edouard ha raccolto la testimonianza di Cherie Blair, ex msacchina inglese.


INTERVISTA rilasciata dalla Signora CHERIE BLAIR a IYCS (International Young Catholic Students)

In tutto il mondo sono tante le persone che oggi occupano posizioni rilevanti e influenti, o le hanno occupate, e che hanno in comune la stessa esperienza: quella di aver fatto parte di un movimento studentesco cattolico. Ci sono politici, funzionari pubblici, leader di organizzazioni… In un mondo in cui è facile ritrovarsi indifesi e senza speranza per il futuro, queste persone sono un segno di speranza per tutti quegli studenti che in questo tempo si danno da fare per animare le loro scuole e per vivere con forza l’impegno di coniugare insieme spiritualità e studio, e che lavorano giorno per giorno per diventare cittadini attivi e consapevoli.

Tra queste personalità importanti c’è anche Cherie Blair. 56 anni, avvocato specializzato in diritti umani, è la moglie di Tony, primo ministro del Regno Unito dal 1997 al 2007, e per questo è stata una testimone privilegiata della recente storia europea e mondiale. La signora Blair ha fatto parte del Ycs (Youth catholic students), il Msac britannico. Cattolica, ha accompagnato suo marito nel percorso di conversione dall’anglicanesimo: un evento sicuramente molto significativo in un Paese dove la regina è anche il capo della Chiesa.

La signora Blair ci ha concesso un po’ di tempo malgrado la sua agenda sia molto piena. Abbiamo trovato una donna cordiale e impegnata, che ha avuto molto piacere di avere notizie del movimento studentesco cattolico e che sta cercando di vivere la fede, «una fede inclusiva e aperta» in questo tempo di sfide.

Ci può dire qualcosa di più della sua esperienza in YCS?

Ho aderito a YCS nel 1968 quando andavo a scuola a Liverpool. Sebbene frequentassi una scuola media per ragazze, la mia situazione formativa era lungi dall’essere privilegiata e l’educazione ricevuta dalla scuola mi ha dato delle opportunità nella vita che – devo riconoscere – molte donne a quel tempo non avevano.

Ho sempre sentito forte l’impegno per la giustizia sociale – in un certo senso fa parte di me – ed è cresciuto in una famiglia che sosteneva il partito del Labour. Questo impegno si è rafforzato in un contesto di fede attraverso il coinvolgimento nel movimento YCS. Come accade a molti membri di oggi, YCS mi ha offerto un sacco di cose. Aveva un forte aspetto sociale e mi ha offerto l’opportunità di farmi amici, alcuni dei quali lo sono ancora oggi. Mi ha aperto nuove prospettive sul piano della fede. A quel tempo vivevo i cambiamenti radicali portati dal Vaticano II e sono stata ispirata e sollecitata dalla missione della Chiesa per la giustizia sociale. La Chiesa in azione è molto importante – è una chiamata a cui tutti noi membri di YCS dovremmo rispondere. Naturalmente preghiera e riti sono vitali, ma riconosco che la tradizione della nostra fede ci invita ad essere attivi, poiché come cristiani siamo conosciuti e giudicati da quello che facciamo e non solo da quello che diciamo.

Qual è stata l’influenza della fede sulla sua vita di moglie di uno dei leader politici mondiali?
Sono pienamente consapevole delle contraddizioni e delle sfide legate al fatto di avere un profilo pubblico; ma cerco di trarne il massimo di opportunita sia come moglie di un leader politico, o come Queen’s Counsel (QC) o come avvocato per i diritti umani.

Qual è il legame tra la sua fede e il suo impegno politico?

Focalizzo la mia attenzione su una fede attiva che ispira la mia passione per la giustizia sociale. Tuttavia la fede attiva ha anche bisogno di teologia, di lettura e di liturgia, cose che mi hanno portato sul sentiero che seguo oggi attraverso il mio lavoro per i diritti umani e la mia fondazione per le donne. Per quanto riguarda la liturgia, la mia esperienza nel YCS è stata molto arricchente e mi ha mostrato quale grande potere ha la liturgia se ben fatta e significativa per la gente che vi partecipa, specialmente per i giovani.

Come influisce la fede sulla sua vita privata?

Ho cresciuto i miei figli come cattolici e li ho incoraggiati a cercare la propria strada nella vita. Credo che movimenti come YCS sono vitali per sostenere i giovani e dare loro mezzi per incanalare la loro passione e la loro idealità che sono così fondamentali per sfidare le cose come sono oggi.

Come vede le gioventù Cristiana oggi? Il suo posto e la sua responsabilità in un mondo in profonda crisi?

Attraverso la mia personale esperienza e i rapporti con i miei figli, io capisco le molte sfide a cui oggi i giovani devono far fronte. Vedo l’enorme potenziale per i giovani e per i Movimenti come IYCS. Rivolgo un invito a tutti i membri YCS ad essere certi di essere la Chiesa in azione ed a manifestare la loro fede attraverso ciò che fanno.

Lei è una personalità pubblica cattolica in un paese dove c’è la Chiesa Anglicana. Come vive questa situazione?

Sono una donna che si è trovata nel Regno Unito in una posizione molto pubblica: spesso ho avuto qualche copertina negativa sulla stampa. Nel nostro mondo la fede è minacciata – sia da forze esterne come il secolarismo – sia dalle forze interne del fondamentalismo. YCS ponendo l’accento sul pensiero e con il suo cristianesimo basato sulla metodologia del Vedere-Giudicare-Agire, ha molto da offrire ai giovani di oggi. E qual è il messaggio di YCS? Noi siamo qui l’uno per l’altro per servirci l’un l’altro e per costruire insieme un mondo migliore per tutti, un mondo che abbia al suo centro i poveri. gli emarginati e gli esclusi.

Lei ha creato una fondazione che porta il suo nome. Perché ha scelto di impegnarsi per le donne?

Mi appassiona molto cercare di realizzare un cambiamento per le donne; il che mi ha portato a costituire una fondazione per le donne: bisogna che le donne siano capaci di realizzare le loro potenzialità e il fatto di avere un’indipendenza  economica è uno strumento importante in questo processo. Ciò non significa che la soluzione della debole posizione della donna nella società sia unicamente economica: è piuttosto il riflesso di una vena molto pragmatica che riconosce che le politiche e i pronunciamenti politici sono sovente niente più che retorica a meno che le donne non abbiano  “scelte reali e opportunità reali” che siano sostenute da qualche supporto economico.

Nota: L’intervista è stata fatta da Edouard Koutsava, Segretario generale di IYCS, durante il suo incontro con la Signora Cherie Blair il 26 gennaio 2010.

La trascrizione è dovuta a Christine Allen già membro di YCS inglese e Direttore di Progressio, e a Freda Ogunade-Paul, membro di un team  di membri YCS.

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