Testimonianza di Giovanna Aquaro, segretaria nazionale dall’80 al ‘83
Carissimi ragazzi del MSAC,
Cosa vi posso raccontare? Cosa fosse il MSAC 1978-1982 forse potreste impararlo meglio dai documenti: spero siano ancora conservate, nell’archivio del Centro Nazionale, ad esempio, le annate di “Presenza e Dialogo”, la nostra testata che Umberto Folena riportò in vita con entusiasmo… Ecco, molti dei miei ricordi ruotano attorno al “nostro” giornale a vendita militante: gli incontri di redazione con la dirigenza del Settore Giovani (ricordo le discussioni con Maria Teresa Vaccari e Rosy Bindi), le lezioni di scrittura giornalistica impartite da Umberto Folena, il professionismo di Marco Frittella, le discussioni sull’impaginazione, i tagli impietosi, le “censure” di don Giuseppe Valensisi (appena usavo il termine “masse” mi appioppava un “Ma va là, “compagna” Aquaro!).
Sì, perché il MSAC dei miei ricordi non è “anni ‘80”, bensì fine anni’70. Cambia tutto.
Gli anni ’80 sono gli anni dello juppismo, della P2, il CAF (sistema di potere Craxi –Andreotti- Forlani), dell’ascesa rampante di Comunione e Liberazione a spese della Chiesa del Concilio Vaticano II, con punte di attacchi violenti a personalità del rango di Giuseppe Lazzati, e in generale al metodo a anche al corpo vivo dell’Azione Cattolica come era stata rifondata con Vittorio Bachelet.
Il “nostro” MSAC, invece, era fedelmente appassionato della “scelta religiosa” e della chiamata all’impegno di evangelizzazione e promozione umana che, dopo il Concilio, era al centro del Magistero di Paolo VI (Octogesima Adveniens, Populorum Progressio, Evangeli Nuntiandi…).
Vivevamo una scuola attraversata da tensioni e dibattiti: fra gli studenti era molto viva la discussione sulla riforma, su come costuire una scuola che educasse alla libertà; si discuteva dell’utilità delle varie discipline, del ruolo dell’ora di religione ecc. nella prospettiva di una scuola al servizio di tutto l’uomo. Il MSAC aspirava a una presenza di testimonianza cristiana nella condivisione profonda di tutto ciò che è umano, e nella carità del prossimo vissuta a scuola, accanto ai compagni, da studenti accanto ad altri studenti.
Mi scuso se non posso dedicare una riflessione più lunga (del resto, potrebbe risultare noiosa e fuori luogo). Credo di avere ricordato, comunque, la spinta essenziale del nostro impegno di allora, e quello che, in fondo, ritengo che debba essere ancora il centro dell’identità e dell’impegno del MSAC. Certo, potrei azzardarmi a far derivare ipotesi di linee concrete d’impegno, ma non ne ho certo il titolo…attenti a me, ormai sono una barbosa e attempata “professoressa!”
Un abbraccio, buon lavoro
Giovanna Aquaro