Reggio Calabria, l’esperienza democratica, i ricordi speciali

Testimonianza di Giandiego Càrastro – Segretario nazionale 1995-2002


Una testimonianza storica sul Movimento può esser utile

se riporta alla memoria episodi importanti

di cui potrebbe essersi persa la memoria…

Voglio iniziare proprio da questo: nel giugno 1995, quando Giovanna, Luca, don Mimmo fecero il passaggio di consegne ai nuovi segretari nazionali (Chiara ed il sottoscritto), ci dissero che probabilmente il Movimento avrebbe chiuso i battenti entro il 1998. Questo perché nella assemblea nazionale ACI dell’aprile di quell’anno, su proposta di due grandi regioni del Nord e del Centro, venne votata dall’Assemblea nazionale una mozione che impegnava il Consiglio nazionale ACI a riconsiderare la esistenza del MSAC e del MLAC, i due movimenti c.d. interni dell’ACI. Alcuni credevano, infatti, che fosse più utile e meno dispendioso organizzativamente per la ACI puntare sulla creazione di un Osservatorio nazionale sulla scuola ed un altro sul lavoro. La differenza non era da poco: significava chiudere i gruppi diocesani presenti e lo stesso Ufficio nazionale del MSAC per istituire un Osservatorio, comunque utile, ma che non poteva sostituirsi alla vita dei gruppi nelle realtà diocesane!!! a dire il vero, la situazione critica riguardava fortemente il Movimento lavoratori, ma i proponenti la mozione fecero di tutta l’erba un fascio, coinvolgendo anche il MSAC! Il MLAC, a conti fatti, non colse l’occasione per ripensarsi secondo la propria natura, andando dietro a quelle che sarebbero state le soluzioni pensate dal Consiglio nazionale per il MSAC.

Ma provate ad immaginare la tremarella…arrivato a Roma da Reggio Calabria, mi si diceva che avrei probabilmente dovuto porre fine alla associazione studentesca in cui avevo appreso tanto nei cinque anni precedenti… Decidemmo di reagire, non volendo subire il destino che sembrava già segnato…Con tutta la Consulta nazionale dell’epoca, con i collaboratori centrali,non ci demoralizzammo…Il lavoro intellettuale, associativo e spirituale fu veramente colossale e durò due anni; grazie al sostegno dei Vice Giovani Daniela e Berardino, del Presidente nazionale Giuseppe e dell’assistente unitario don Agostino riuscimmo a sognare e realizzare la riforma del MSAC, convincendo il Consiglio nazionale nelle sedute del marzo (con la approvazione delle quattro stanze msacchine) e del giugno del 1997 (con la approvazione della nuova struttura diocesana e nazionale) a puntare ancora sul Movimento. Le quattro stanze formative avrebbero scongiurato la chiusura del Movimento, dando nuova energia ai gruppi diocesani, che sarebbero tornati a chiamarsi col nome che avevano ai primi del Novecento: circoli. Si garantiva tanto la unitarietà del modello in tutta Italia, quanto la possibilità di differenziarsi a seconda che i segretari e le equipe diocesane volessero puntare più sulla Formazione Specifica o sul Primo Annuncio o sugli Orientamenti Culturali o sui Punti di incontro. Fu una consolazione quando il congresso nazionale del 1998 recepì all’unanimità la riforma del Movimento all’interno del Documento congressuale! Nel triennio successivo, con Laura e don Lucio in Segreteria, avremmo lavorato per attuare la riforma.

Ce l’avevamo fatta, insieme.

I miei anni da msacchino, a Reggio Calabria

Sarò sempre grato ad Antonio che mi parlò per primo del MSAC, quando ancora ero all’ultimo anno delle scuole medie inferiori, e mi invitò alla mia prima riunione, il 5 settembre del 1989, del gruppo di Reggio Calabria-Bova.

Consiglio ad ogni adolescente di abbinare gli anni della secondaria superiore alla frequenza di una associazione studentesca (non associazione giovanile semplicemente): per me, l’incontro settimanale al MSAC è stato un appuntamento fisso e atteso per i cinque anni di secondaria superiore. Mi ha fatto vivere bene la scuola. Ricordo i miei segretari diocesani, Maria Teresa- che era impegnata anche nella redazione del giornale di istituto del Classico- Valerio- che testimoniava la sua fede con un linguaggio preciso ed accattivante- don Nuccio, l’assistente diocesano che garantiva la continuità educativa nel passaggio delle generazioni.

…Se unisci alla scuola il MSAC, qualcosa succede sempre…

L’esperienza democratica nei congressi nazionali

Ricordo con piacere, nei miei anni di segreteria nazionale, la introduzione nel 1995 della discussione ed approvazione democratica del Documento Congressuale e, poi, nel 1998, la introduzione della elezione diretta dei segretari nazionali e di quattro membri della equipe nazionale. Nei congressi precedenti, a mia memoria, i documenti congressuali erano approvati dalla consulta nazionale (il nome di un tempo della attuale equipe nazionale) e distribuiti ai segretari diocesani per la attuazione; i segretari nazionali, invece, erano eletti dai nove membri della consulta nazionale…

Nel Msac si sono sempre confrontate civilmente e propositivamente visioni diverse: chi voleva che il MSAC fosse più legato ai giovanissimi ed al cammino parrocchiale; chi indicava un percorso più autonomo dall’ACI, come è per la FUCI; chi era favorevole a puntare sulla presenza capillare nei singoli istituti, soprattutto i tecnici ed i professionali; chi invece credeva utile aumentare il ruolo e l’autorevolezza degli animatori e degli assistenti…La discussione ordinata durante i congressi nazionali è stata occasione sempre di ricchezza, crescita e sintesi comune per indicare il comune cammino nel triennio che iniziava.

Tre ricordi speciali

  • Nel 1997 e nel 1998, il MSAC, insieme a Stefania Sbriscia dell’ACR, venne incaricato dal Consiglio nazionale di elaborare due documenti sulla scuola italiana in generale e sulla parità scolastica. E’ stato un momento altamente unitario, che trovò il favore dei presidenti diocesani.
  • Nel 1998, abbiamo contributo alla scrittura dello Statuto delle studentesse e degli studenti. Si tratta di un felice esempio di trasmissione dell’impegno tra le generazioni msacchine: infatti, in quel documento abbiamo fatto inserire molti dei contenuti della Carta dei diritti e dei doveri degli studenti che il MSAC aveva promosso ben 16 anni prima, nel dicembre del 1982!
  • Sempre nel 1998, a gennaio, abbiamo realizzato il Convegno Il sentiero e la meta. Posso sbagliarmi, ma si è trattata dell’unica volta in cui studenti delle superiori, con l’aiuto di amici come Piero Pisarra, Manuela Terribile, Giorgio Campanini, hanno pensato ai saperi che la scuola italiana avrebbe dovuto insegnare…

I rimpianti

Avremmo potuto far di più:

  • Per non far cessare i Forum degli studenti cattolici, ideati da mons. Vincenzo Zani (allora direttore nazionale dell’Ufficio CEI per la educazione, la scuola, e l’università) e poi lasciati tramontare dalla CEI stessa, senza un perché. Si sarebbe potuto far conoscere il MSAC e la proposta dei PdI agli studenti che frequentavano ad esempio l’Agesci, Sant’Egidio, i Focolari, Rinnovamento nello Spirito, etc.
  • Per provare a mantenere in vita Presenza & Dialogo Studenti, che nel 1996 decidemmo, su richiesta della Presidenza nazionale, di chiudere per far nascere Graffiti. Ovviamente Graffiti è stato un successo del Settore Giovani e del MSAC, ma mi mancò quel nostro caro giornale che doveva essere venduto durante le assemblee di classe e di istituto!
  • Per persuadere i msacchini ed i segretari diocesani sulla importanza della dimensione europea della Jeci-Miec. Nonostante avessimo introdotto la festa annuale dell’European Day, da svolgersi nelle città italiena, non siamo riusciti a promuovere la partecipazione di italiani alle diverse attività nelle città europee.
  • Per far lavorare la Commissione Memoria, insediata in seno all’equipe nazionale nel 1998, che avrebbe dovuto iniziare a riflettere sulla storia del MSAC e della secondaria superiore.
  • Per far sé che la equipe nazionale non rinunciasse a svolgere annualmente la indagine di Cittadinanzattiva sui diritti studenteschi, che avevamo ideato insieme, per la prima volta, per la SFS del 2001.
  • Per promuovere i circoli del MSAC, soprattutto nelle grandi città come Venezia, Torino, Genova, Palermo, Perugia, Firenze, per raggiungere il numero dei 100 circoli nel 2001. Ci fermammo a 54 circoli nel 2002… Ma il sogno continua con voi…

La tradizione viva msacchina

Una cosa che mi emoziona è ricordare come abbia avuto la grazia di restituire in un certo qual modo il dono ricevuto…

Infatti, dal 1 al 3 dicembre 1989, presi parte, con il mio gruppo reggino e con altri 400 msacchini, allo storico VII Congresso nazionale MSAC, intitolato Dire Dio nella scuola oggi. I segretari nazionali erano Vania e Vito, l’assistente nazionale don Attilio. Fu una tre giorni incredibili di comunione ecclesiale e fantasia studentesca, con tanto di concerto di Mike Diegoli (l’inventore di Mucca, fammi le corna, tanto per intenderci). Bene, nell’aprile del 2001, con Laura, don Lucio, Piero, Simone organizzammo la 1 Scuola di formazione per Studenti, Fai della scuola la tua scuola, a cui parteciparono 543 studenti. Mi sento di aver trasmesso l’entusiasmo msacchino che io stesso avevo ricevuto 12 anni prima…

Ovviamente il debito con il MSAC rimane sempre grande, soprattutto dopo che nel 2001 mi fece conoscere una splendida ragazza, che è diventata, 8 anni dopo mia moglie: Marica di Senigallia.

Una testimonianza storica

può esser utile

se può aiutare il cammino del Movimento

nel suo secondo secolo di vita …

Mi sento l’ardire di proporre alcune idee per il futuro…

Un modello di circolo ideale cui tendere

E’ bene aiutare i segretari diocesani a capire lo stato in cui versa il proprio circolo. Oltre a continuare a proporre incontri nazionali di qualità ( i campi scuola sono fondamentali) la Segreteria nazionale potrebbe puntare sulla costruzione di un modello ideale di circolo, a cui guardare non come un qualcosa di obbligatorio ma come una meta cui tendere.

Mi sono accorto che un buon circolo msacchino è quello che riesce, in un triennio, ad attrarre e rendere protagonisti 20-30 studenti della diocesi, alcuni provenienti dai Giovanissimi (e che si tesserano in parrocchia) e gli altri che frequentano solo il MSAC ( e che possono aderire alla ACI tramite il circolo diocesano MSAC). In più, sempre nell’arco del triennio, quel circolo è capace di attrarre episodicamente 20-30 simpatizzanti.

Un discorso più approfondito deve essere fatto per le metropoli (Milano, Napoli, Bologna, Torino, Palermo, Firenze) dove si potrebbe pensare, come già avviene con la ACS di Milano, di organizzare più gruppi nelle diverse zone pastorali della città, che si ritrovano nello stesso circolo diocesano.

La manutenzione dei circoli

Una volta, la Segreteria nazionale Giovanna ci disse che i circoli di MSAC seguivano grosso modo tre fasi: la nascita (solitamente di durata triennale), la stabilità (solitamente due trienni), la crisi (può avvenire improvvisamente, e, quel che fa tristezza, senza che la Segreteria nazionale e l’incaricato regionale sappiano e possano annusarne l’arrivo per intervenire, anticipare, evitare la fine…). Per poi, anche a distanza di decenni, con una diversa generazione di msacchini, rinascere. Ad esempio, le diocesi di Bergamo, Perugia, Sorrento-Castellammare di Stabia e Sassari avevo dei gruppi di Movimento eccezionali negli anni 80, che avevano dato diversi segretari nazionali o collaboratori centrali o assistenti anche del Settore giovani…ma già nel decennio successivo la loro esperienza si esaurì… Perché non ripartire da queste diocesi per far rinascere i circoli diocesani?

La consapevolezza storica potrebbe portare la Segreteria nazionale, l’equipe e soprattutto gli incaricati regionali ad impegnarsi più direttamente per la manutenzione dei circoli. Questo comporta la creazione di un database aggiornato il più possibile sulla vita del circolo per avere tutti gli elementi per capire (e far capire al circolo) in quale fase esso si trovi. Il fine del monitoraggio è quello di intervenire presto e rapidamente quando ci si accorge che un circolo è nella fase di crisi, per trasformarla in una nuova nascita.

I segretari uscenti, alla fine del triennio, dovrebbero preparare con cura il passaggio di consegne, senza tralasciare la delicatezza della individuazione dei candidati alla propria successione. Sarebbe grave gestire questa fase con superficialità, dicendo “ io ho finito, ci pensino gli altri, altrimenti non mi interessa…”.

Ovviamente il database dovrà essere consegnato come documento di largo respiro da una segreteria nazionale all’altra…

Prevenire i fattori di crisi dei circoli

Un fattore di forte crisi, soprattutto negli ultimi 15 anni, per il MSAC è costituito dalle dimissioni dei segretari diocesani che non riescono a portare a termine il mandato di un triennio: ciò avviene soprattutto perché si è eletti all’ultimo anno di scuola superiore ed al momento dell’università si preferisce dedicarsi agli studi; oppure si è eletti durante la frequenza della laurea triennale: successivamente si cambia città per la laurea biennale… La permanenza in carica dei responsabili diocesani è fondamentale per rimanere il più possibile in quella fase che ho definito prima come la fase della stabilità. E’ vero che l’assistente diocesano (quando c’è …) e degli animatori possono garantire eventuale durata, ma è utile che i segretari diocesani per primi avvertano la responsabilità associativa del loro impegno.

Inoltre non è semplice riuscire ad organizzare un secondo Congresso diocesano elettivo nello triennio…

Il mio suggerimento, allora, è quello di prendere atto della novità nella vita dei giovani universitari e, insieme al Consiglio nazionale ACI, introdurre una norma nel regolamento MSAC che potrebbe così recitare:

Se le dimissioni del segretario diocesano MSAC avvengono quando sia trascorsa più della metà del triennio, la Presidenza diocesana nomina il sostituto tra i membri dell’equipe diocesana MSAC .

La norma implicitamente invita i segretari diocesani a non dimettersi prima che scada la metà del mandato: in tal caso si dovrebbe indire il congresso diocesano elettivo, visto che alla fine del triennio manca ancora molto. I candidati segretari, quindi, sanno che è richiesto loro almeno un periodo di un anno e mezzo di forte impegno per il MSAC.

E’ vero che si potrebbe temporaneamente comprimere la democraticità msacchina con la nomina diretta da parte della Presidenza, ma questo al solo fine di evitare, come segnalato, che le dimissioni del segretario possano travolgere la vita dell’intero circolo.

Il sogno msacchino per il 2020

Concludo con un sogno. E’ il minimo che un secolo possa consegnare all’altro…

Il sogno per il 2020 potrebbe tramutarsi nel programma di dar vita ad un circolo di Movimento per ogni diocesi. I Pastori e le Presidenze diocesane tutte devono sognare insieme al Movimento.

Un centenario si festeggia con un grande sogno, dandosi da fare per realizzarlo, generazione dopo generazione!!!

…Dedico questa testimonianza ai collaboratori della Segreteria nazionale ed anche a Mirko di Rovigo e a Francesca “Iscia” di La Spezia, che in Cielo continuano a fare MSAC….

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