Testimonianza di Mariella Crisci del Msac di Avellino negli anni 2000
Quanto tempo è trascorso? Questa è stata la prima cosa che mi è venuta in mente! Eppure tutto mi sembra così vivo ed attuale, non tanto per i ricordi, che col tempo sbiadiscono, quanto piuttosto per la presenza sempre viva ed attiva del MSAC nella vita dell’associazione e della scuola.
La seconda riflessione? Esperienza arricchente, entusiasmante; e figurarsi che quando l’ho vissuta nella mia diocesi, Avellino, non ero più studente del liceo ma universitaria.
Un po’ sul serio ed un po’ per gioco, il Consiglio diocesano ci affidò la progettazione di quest’avventura. In fondo di un’avventura si trattò: non esisteva il Msac in diocesi, bisognava inventare, tentare, esplorare e sensibilizzare l’associazione prima ed il territorio poi. Ricordo che non fu facile, parliamo di circa 10 anni fa, (il 2000 credo); io e l’altro responsabile talvolta ci sentivamo smarriti, poi però ci rendemmo conto che la voglia di fare dei giovanissimi, la loro capacità di mettersi in gioco a scuola e per l’AC ebbero la meglio ed arrivarono i primi frutti. Ci fu il primo Congresso diocesano, le attività nella scuola della città, il coordinamento regionale “Mario Rossi”, le scuole di formazione nazionali ed i campi estivi nazionali ed interregionali, gli appuntamenti formativi dell’equipe Msac, gli appuntamenti annuali O.F. ed European Day, che non volevamo fossero semplici celebrazioni, ma reali momenti di dialogo e riflessione.
Importante il sostegno della Presidenza diocesana e del Settore Giovani, arricchente la vicinanza e la condivisione con il centro nazionale, in particolare Giandiego, don Lucio e Laura.
Stanchezza e delusioni, ma anche sorrisi e condivisione.
Tanti compagni di viaggio, alcuni più assidui altri meno.
La continua attenzione alla vita della scuola italiana ci accendeva per poi rivelarsi arrendevole nella concretezza. Ma è stato importante essere protagonisti di riflessioni, confronti, attività associative e scolastiche (anche allora bollivano in pentola grandi riforme attese e disattese); questo non tanto per il protagonismo fine a se stesso, quanto piuttosto per comunicare ai msacchini di allora, come immagino a quelli di oggi, che tutto quello che ci accade intorno non può non riguardarci, soprattutto se riguarda la scuola. I CARE, diceva don Lorenzo Milani.
La scuola cambiava, cambiavano i programmi, cambiava il modo di insegnare, ma necessariamente il Msac sapeva che doveva cambiare il protagonismo studentesco. Esserci per dire la propria, esserci per costruire, esserci per “fare della scuola la tua scuola”. (Mi sembra che così dicesse lo slogan di alcuni anni fa).
Non mi sembra di aver scritto nulla di diverso da quello che oggi continuo a vedere nel gruppo Msac della mia diocesi, se pur tra mille difficoltà. Ora sono sempre attenta alle problematiche della scuola, non più come studente ma come insegnante e forse molti aspetti della vita scolastica mi appaiono ancora più chiari: la voglia di conoscere, di sapere, di crescere, di vivere la scuola,( se pur talvolta con apparente menefreghismo), in modo più umano e scanzonato; esserci non solo per protestare, ma anche per vivere relazioni autentiche ed esperienze di apprendimento valide ed arricchenti. Ascolto, coerenza, verità, alta ed autentica qualità della formazione umana e professionale. Questo è quello che credo chiedano gli studenti alla scuola di oggi. Questo è quello che il MSAC ha promosso e sostenuto nei suoi 100 anni di storia associativa, sia ad intra che ad extra.
Un illustre protagonista della nostra vita politica. P. Calamandrei, in un suo saggio “Per la scuola”, sosteneva che lo Stato e la classe dirigente di un paese dovessero investire forze ed energie, morali e materiali, per la scuola, in quanto quest’ultima non solo è garante della formazione ed educazione dei cittadini, ma soprattutto è il luogo per la formazione delle nuove classi dirigenti, che dovrebbero guidare il Paese verso il futuro, lo sviluppo e la crescita umana e civile. Ruolo importante quello della scuola, ruolo di protagonista nella vita di un Paese civile e democratico, ruolo troppe volte dimenticato dalle stesse istituzioni scolastiche e dalla stessa classe politica, che invece ne fa motivo di scontri e proselitismi. Non avendo con me il libro ho probabilmente mal riportato il pensiero di Calamandrei, un motivo in più per leggere qualcosa di interessante!
Buon movimento a tutti!