Da Trieste a Ragusa, il movimento che unisce l’Italia

Testimonianza di Andrea Dessardo, segretario msac di Trieste 2002-2005

Il mio incontro col Msac di Trieste fu favorito – incredibilmente – dall’incontro con un prete del profondo Sud, Otranto: si trattava di don Lucio Greco, allora assistente nazionale, che gli incaricati diocesani (l’ultimo congresso era andato deserto) avevano invitato per tentare il rilancio del Movimento, dopo un periodo di crisi. Lella infatti lo aveva lasciato quell’anno, credendo di trasferirsi per l’Università. Per fortuna tornò l’anno successivo e fu così che, con lei, divenni segretario, non prima d’aver preso però parte alla prima SFS della storia, quella di Roma nel 2001.

Il particolare che ricordo con maggior nitidezza di quella SFS è la prima persona cui mi sono presentato, seduta accanto a me ad uno dei workshop; una che avrebbe fatto carriera e già si vedeva, Saretta Marotta. Ma non dimentico nemmeno l’allegro bombardamento di e-mail di Laura Monti. La SFS fu comunque una pietra miliare anche e soprattutto per la mia appartenenza all’Azione Cattolica: là vidi che cos’era davvero l’associazione, di cos’era capace, perché prima ne avevo una pallida idea un po’ sfocata, percepita da molto lontano, attraverso le riviste che arrivavano puntualmente in ritardo, e dai soldi che dovevo cacciare per la tessera a dicembre.

L’aver incontrato il Msac rispose ad un mio radicato desiderio di darmi da fare nella scuola, da adolescente cattolico in cerca di conferme. Il richiamo all’impegno parapolitico c’era sempre stato in me, ma non avevo mai saputo come e dove indirizzarlo. Iniziai così nel Msac: dopo un anno ero già segretario, per quanto sentissi il peso della mia inadeguatezza; una scelta obbligata perché eravamo così pochi e sfiduciati che il congresso si risolse in un accordo tra gentiluomini.

Il Movimento era quello di cui avevo bisogno: di sentirmi impegnato, di avere un’identità, di pensare e agire da cristiano. Restai segretario dal 2002 al 2004. Quell’esperienza mi aprì le porte della Chiesa, di cui cominciai a percepire il respiro, con la partecipazione ai campi nazionali, ai seminari, alla SFS del 2004. Iniziai a render conto di quanto facevamo come Msac al settimanale diocesano, che nel 2003 mi propose di entrare come effettivo nella redazione. E così il Msac mi ha dato, in qualche maniera, anche una chiave professionale, il giornalismo infatti è una passione che mi accompagna ancor oggi; e la mia tesi di laurea l’ho scritta proprio sul settimanale di Trieste, “Vita Nuova”…

Dopo il triennio da segretario, mi candidai al consiglio diocesano; fui eletto e oggi sto concludendo il mio triennio da vicepresidente per il Settore Giovani. Grazie a Giovanni Grandi, allora coordinatore della redazione, sono diventato segretario di “Dialoghi”.

Il Msac ha fatto maturare in me anche la già presente sensibilità politica, indicandomi, oltre agli ideali, ai valori e al metodo democratico, anche dei modelli umani cui ispirarmi. Ho iniziato attaccando manifesti durante la campagna elettorale per le europee del 2004, e nel 2006 sono stato eletto consigliere circoscrizionale. Per il momento può bastare.

Quando l’attuale segretario diocesano, Stefano Dalla Mora, ogni tanto si lamenta per come va il Msac, del suo irrisolto rapporto col Settore, della difficoltà a mettere insieme degli adolescenti… lo capisco, anche se non so come aiutarlo. E ammiro la sua volontà di andare sempre avanti.

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