Archivi per la categoria ‘Caro movimento...’

Un anno di lavoro a Roma e … dintorni (1966-1967) per il MSAC

lunedì, 15 marzo 2010

Testimonianza di Emilio  Butturini, delegato nazionale studenti per la GIAC dal 1966 al 1967

Anch’io come Livio Pescia – a cui sono succeduto nell’ottobre 1966 – mi limito ad alcuni cenni sul mio anno di lavoro in Presidenza GIAC, come Delegato nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC), con sede in via della Conciliazione, 1 e alla “Domus Pacis”, dopo essere stato Delegato diocesano a Verona. Primi collaboratori dell’Ufficio Studenti erano Enzo Morgagni di Ravenna e Antonio Minasi di Palmi Calabro, con cui lavorai intensamente e in fervida amicizia fino a tutto settembre 1967. A questi si aggiunse, dal gennaio 1967, il mio concittadino Maurizio Carbognin, già collaboratore del MSAC veronese, specie per gli ultimi numeri del “glorioso” mensile della GIAC di Verona «Idea Giovanile» (fondato nel 1921) e animatore del locale giornale studentesco «Cinque +». A Roma avrebbe seguito, in particolare, il mensile «Gioventù Studenti» e il nascente sussidio periodico «Presenza e Dialogo».

Assistente ecclesiastico  nazionale era il savonese don Giuseppe Rovea (poi per tanti anni Consulente nazionale dell’Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi/UCIIM), che era stato collaboratore del prof. Michele Federico Sciacca, noto docente di Filosofia Morale all’Università di Genova. Segretaria Nazionale del Movimento delle studentesse di A.C., a nome della Gioventù femminile (GF), era la prof.ssa Angela Maria La Porta. Con lei e con le sue collaboratrici, a partire da Uliana Tartaglia, d’intesa con Maria Leonardi, allora Vice e poi Presidente nazionale della GF, abbiamo iniziato un lavoro comune, teso all’unificazione dei due Movimenti studenti di AC.

Poco tempo dopo il mio arrivo a Roma fui coinvolto da Antonio Minasi in un grande convegno (150/200 rappresentanti) del CISS (Centro Italiano Stampa Studentesca), che mi confermò la grande vivacità culturale e la volontà di coordinamento di numerosi giornali studenteschi di ispirazione cattolica, che io avevo conosciuto nella mia realtà veronese, dove fiorivano e venivano distribuiti nelle scuole medie superiori alcuni giornali studenteschi, fra cui il già citato «Cinque +».

Dopo alcuni incontri in parrocchie romane per parlare dei rapporti fra chiesa, scuola e famiglia e proporre gruppi di studenti capaci di rappresentare nelle loro scuole la realtà di un cristianesimo rinnovato dal Concilio da poco concluso (dicembre 1965), partecipai, sia come docente (contemporaneamente al mio incarico in GIAC, ero professore di ruolo al Liceo “Augusto” di Roma) sia come Delegato nazionale del MSAC al X Congresso nazionale dell’UCIIM, che si tenne alla Domus Pacis dal 4 all’8 dicembre 1966 sul tema «L’istituto scolastico come comunità educante». Fu un’occasione sia per comunicare le linee di indirizzo del Movimento Studenti, specie sul tema allora dibattuto degli Organismi rappresentativi (OR) nell’ambito degli Istituti scolastici (che sarebbe stato “in qualche maniera” affrontato, tre anni dopo, da una Circolare ministeriale di riconoscimento delle Assemblee studentesche nelle secondarie superiori), sia per conoscere significativi rappresentanti dell’UCIIM, come i professori Carlo Perucci e Pasquale Modestino (oggi scomparsi) o il ben noto Luciano Corradini e Rosa Calzecchi Onesti (ultranovantenne, ma sempre spiritualmente e culturalmente vivace). Con tutti avrei stretto intensi rapporti di  amicizia e di arricchenti scambi culturali, specie a partire dal 1969, quando anch’io fui eletto a far parte del Consiglio centrale dell’UCIIM, con cui avrei lavorato per parecchi anni, avendo incontrato personalmente e apprezzato moltissimo il Presidente Gesualdo Nosengo, nonché i suoi successori Aldo Agazzi e Cesarina Checcacci. Avevo voluto anche incontrare (cercandone la collaborazione, anche con qualche scambio significativo di lettere) il prof. Giovanni Gozzer, allora Capo dell’Ufficio Studi del Ministero della PI, mentre non sono riuscito ad incontrare don Lorenzo Milani, in casa della mamma a Firenze, nonostante le intermediazioni di don Franceschi e dell’allora vescovo di Lucca Enrico Bartoletti, già docente di teologia di don Lorenzo.

Continuavano frattanto gli incontri nell’ambito dell’Ufficio Studenti, a cui si aggiungevano riunioni con la Presidenza GIAC, in particolare col Presidente Antonio Amore, il Vice Presidente Arturo Parisi, il segretario Francesco Piva e l’Assistente don Filippo Franceschi e con la stessa Presidenza Generale, specie col prof. Vittorio Bachelet e il vescovo Franco Costa, per definire motivi ispiratori di fondo e linee di azione del Movimento Studenti, che avevano cominciato a diffondersi alla base, secondo istanze comuni, già emerse nel Convegno nazionale del MSAC del novembre 1964, in pieno clima conciliare. Non si poteva ignorare l’esistenza di realtà associative diffuse in varie diocesi, a partire da quelle di mia diretta conoscenza o che venivo a poco a poco conoscendo: Verona, Vicenza, Venezia, o anche Bolzano e Trento, dove avevo cominciato il mio insegnamento di ruolo, e poi Mantova e le altre sedi che cominciavo a “visitare” per l’incarico in GIAC. Si trattava di realtà associative molto vivaci ed attive, formate da ragazzi e ragazze, con esplicita volontà di “coeducazione”, che avevano assunto il nome di «Gioventù studentesca» (GS), col simbolo dell’asino rampante, ma che non si identificavano con l’omonima (e ormai consolidata) realtà milanese, ispirata e condotta da don Luigi Giussani e che nel 1969 si sarebbe denominata «Comunione e Liberazione» (CL).

Realtà associative di vario tipo, quasi sempre costituite da ragazzi e ragazze,  incontravamo nelle “visite” agli Uffici diocesani studenti, realizzate sempre d’intesa con la GF, talora con la presenza contestuale mia e della La Porta, come in quella tenuta ad Arezzo nel novembre 1966. Altri incontri si tennero a Lucera di Puglia (sempre nel 1966) e, col nuovo anno, a Viterbo: il 22 gennaio 1967 con relazione mia e il 29  con relazione della La Porta, essendo, fra l’altro, impegnato, in quella stessa ultima domenica di gennaio, a Piacenza per un convegno di una GS legata al Movimento di don Giussani.

Dal 3 al 6 febbraio partecipai con don Rovea all’incontro di Basilea della JEC (Jeunesse étudiante catholique), con l’opportunità di confronti significativi fra i vari gruppi presenti (specie della Francia e della Svizzera francofona) e di scambi di testi, riviste e documenti (interessanti quelli relativi al metodo della «Inchiesta/Campagna», dibattuto anche in GIAC e in GF). Molto importante  a Basilea fu lo scambio di esperienze e di valutazioni relative alla “contestazione studentesca”, che culminerà nel 1968, ma che già si era manifestata in Germania, Francia e soprattutto negli USA. La prima forma generale di protesta si ebbe a Berkeley nel 1962, seguita da altre manifestazioni, specie in sedi prestigiose di istituti universitari e scuole superiori dell’Europa occidentale (dello stesso Liceo “Augusto”, dove insegnavo), dato che maggiori spiragli di libertà si hanno e meglio si vedono i condizionamenti che vincolano l’effettivo esercizio della libertà.

Si era intanto deciso in alcuni incontri degli Uffici Studenti di GIAC e GF di dare vita ad un sussidio periodico per i gruppi dei Movimenti Studenti di AC, che si concordò di denominare «Presenza  e Dialogo». Il primo numero uscì nel mese di marzo 1967, cui sarebbe seguito il numero 2-3 (aprile-settembre 1967), anche in vista del nuovo Convegno Nazionale unitario, che si programmò per il 13-16 aprile 1967.  Seguivano nuovi incontri con associazioni miste (di ragazzi e ragazze), il 19 febbraio a Bergamo, il 22 marzo a Perugia, il 28 marzo a Foligno e a Gubbio, il 23 aprile a Brescia, il 24 aprile a Verona, con l’amico assistente don Rino Breoni.

In quello stesso mese di aprile – prima degli incontri di Brescia e Verona – vi era stato  una riunione assai importante dell’Ufficio Studenti di GIAC e GF, con la presenza dello stesso Presidente generale dell’ACI Bachelet, nella sede dell’ex vicariato in via della Pigna, con la GS romana, in qualche misura legata all’esperienza milanese di don Giussani, mentre dal 6 all’8 aprile 1967 si era tenuto a Messina un Convegno interregionale (calabro-siculo) dei Presidenti e Assistenti diocesani di ACI,  con la partecipazione di rappresentanti del nostro Ufficio Studenti, mentre io mi impegnai ad essere presente al Convegno della GS milanese  del 9 aprile 1967.

Fu quest’ultimo un incontro di oltre 1200 ragazzi e ragazze, presieduto dal dott. Luigi Negri, l’attuale vescovo di S. Marino, allora Presidente diocesano di GS, con la presenza di Autorità politiche e religiose, fra cui l’allora Delegato arcivescovile per l’AC mons. Libero Tresoldi. Dopo l’intervento di uno studente (Corti), che denunciò la mancanza in una scuola, che pretende di essere “neutra”, di veri contenuti e di autentici rapporti educativi, chiedendo almeno un effettivo rispetto di un pluralismo associativo studentesco, tenne una relazione il sociologo della Cattolica Gian Enrico Rusconi, osservando anzitutto che la scuola italiana era specchio del conformismo tecnologico e consumistico della società. Sulla scuola occorreva, comunque, puntare per un rinnovamento sociale e politico, senza presumere “unioni sacre” prive di fondamento, ma anche senza incoraggiare conflitti ideologici. Il Preside del liceo scientifico di Busto Arsizio Mascheroni propose a questo punto come unica soluzione il pluralismo delle istituzioni scolastiche, riconosciuto anche economicamente dallo Stato, come del resto già si faceva in ambito sanitario.

Ci fu quindi l’appassionato intervento dell’allora Prevosto di Varese mons. Enrico Manfredini (futuro vescovo di Piacenza prima e poi di Bologna), che non temeva di definire “fascista” la scuola italiana, in quanto monopolizzata dallo Stato, criticando chi come l’UCIIM si illudeva di fare di una tale scuola una “comunità educante”,  insistendo in conclusione  su un effettivo pluralismo istituzionale, di cui non sembrava preoccuparsi neppure  la DC, e sul rafforzamento almeno del pluralismo associativo studentesco, l’unica possibilità esistente in Italia di revisione critica dei valori o disvalori trasmessi dalla scuola.

Il Convegno si concludeva senza discussione, con la lettura di un telegramma del Papa e di una significativa lettera dell’Arcivescovo, che invitava i giovani – in sottintesa critica di alcune impostazioni emerse anche in quel Convegno (come mi confermò privatamente mons. Tresoldi, che definì “sfasati” alcuni interventi di quella mattina) –  a scoprire nelle strutture scolastiche tutte le possibilità educative esistenti, collaborando con i loro compagni per raggiungere una intensa e gioiosa vita umana. In particolare invitava ad apprezzare le vocazioni all’insegnamento, ad impegnarsi per rendere più vive e partecipate le ore di religione, a cercare di essere fermento di tutta la realtà studentesca, attraverso un dialogo capace di ascoltare e di comprendere fino in fondo anche posizioni diverse dalle proprie.

Pochi giorni dopo, dal 14 al 16 aprile 1967, con la S. Messa e il saluto iniziale dell’Assistente generale dell’ACI , il vescovo Franco Costa iniziava il Convegno nazionale unitario dei Responsabili diocesani dei Movimenti studenti di GIAC e GF sul tema «Il gruppo: esperienza cristiana di vita». L’ex Presidente della GIAC Paolo De Sandre, divenuto Presidente della Federazione Internazionale della Gioventù Cattolica, tenne la I relazione sul tema «Il gruppo del Movimento per una pastorale organica nel mondo studentesco», definendo le motivazioni psicologiche, sociologiche, teologiche e pastorali che rendono un gruppo capace di rispondere alle esigenze delle singole persone e del sistema sociale, nel contesto di una pastorale organica della Chiesa. Dopo la discussione in seduta plenaria, intervenivo ricordando il 1° Convegno unitario di GIAC e GF del 1966 sul tema «L’azione missionaria del Movimento Studenti», con le due fondamentali relazioni del salesiano don Giancarlo Negri («L’azione del gruppo nell’ambiente studentesco» e «La vita del gruppo in funzione della sua azione missionaria») e dando alcune indicazioni per l’attività dei gruppi di studio e per le relazioni conclusive da parte dei vari conduttori dei gruppi, con possibilità di ulteriori interventi di modifica o di integrazione delle relazioni presentate in ulteriori sedute plenarie.

Il 15 aprile veniva presentata dalla prof.ssa La Porta la relazione concordata tra i due Movimenti Studenti di GIAC e GF,  con l’indicazione delle dimensioni ecclesiali del gruppo: testimonianza di vita, annuncio della Parola, nel modo proprio dei laici (LG 35), attività liturgica e impegno missionario. Non dovevano mancare nella scuola  “momenti caratterizzanti e climatizzanti”, con forme specifiche di catechesi, di valorizzazione dell’ora di religione, di incontri e corsi “parascolastici”, aperti anche ad altri ragazzi. Venivano alla fine presentate, come scelte qualificanti del MSAC, la «Revisione di vita», suggerita già nel 1° Convegno unitario del 1966 da don Negri – che aveva scritto al riguardo un testo specifico per la Collana “GIAC-DOCUMENTI” («La revisione di vita come metodo catechistico») –  e la «Inchiesta-campagna» come modalità consigliata di attuare il dialogo con tutto il mondo studentesco. Nella mattinata del 16 aprile infine, dopo le Lodi e la S. Messa, si teneva una significativa e accalorata “Tavola rotonda”, moderata dall’on. Vinicio Baldelli, Consigliere centrale dell’UCIIM, sul tema: «La partecipazione degli studenti alla vita della scuola: criteri di fondo, ambiti e forme istituzionali degli organismi rappresentativi di istituto». Intervenivano il prof. Luciano Corradini, pure del Consiglio centrale dell’UCIIM, e, a nome degli studenti, Maria Cella di Genova, Paolo Cosci di Pisa e Luca Perrone della GS di Milano. Il Convegno si concludeva con la discussione in seduta plenaria e la mia presentazione delle conclusioni della Tavola rotonda, come si può vedere nel numero doppio di «Presenza e Dialogo» di aprile-settembre 1967, pp. 4-5 e pp. 47-48, rispettivamente per l’introduzione e le conclusioni.

Seguivano intanto, in maggio e giugno 1967, nuove riunioni fra i nostri Uffici Studenti GIAC e GF e la GS di Roma e viaggi a Gravina di Puglia (13 maggio), a Trieste (3-4 giugno), a Bolzano (più precisamente a Weissenstein/Pietralba), con l’amico assistente don Giancarlo Bertagnolli (18 giugno), un nuovo incontro a Viterbo (28 giugno), mentre alla Domus Mariae si tenevano riunioni con la GF per il Consiglio nazionale del CISS,  per la redazione di «Presenza e Dialogo», per la definizione dei programmi per i Campiscuola dell’Estate o per l’impostazione della «Inchiesta-Campagna» del 1967/68. A luglio il mio impegno prevalente fu quello di Commissario agli esami di maturità all’allora VI Liceo di Milano, che non mi impedì un interessante incontro a Monza. Dopo un periodo di vacanza, mi ritrovai a Messina a rappresentare, insieme con Minasi, Uliana Tartaglia e Maria Cella, il MSAC al Convegno nazionale della FUCI (26-27 agosto), non senza un’interessante “tavola rotonda” a Palmi. Nel settembre 1967 infine, dopo l’incontro programmatico annuale della GIAC a Villa Sorriso di p. Rotondi (11-13 settembre) e gli esami di riparazione al VI Liceo di Milano, vi fu l’ultimo mio periodo romano per le “trasmissioni” d’ufficio ai colleghi Morgagni, Minasi e Carbognin, in vista dell’arrivo del successore, Paolo Cosci.

Nelle classi separate per sesso, noi del movimento ci sentivamo “moderni”

giovedì, 4 marzo 2010

Intervista a Bianca Croce Vanzetto, delegata studenti di Roma nel 1967 (a cura di G. Carastro)

Oggi, 18 febbraio, ho avuto il dono di intervistare Bianca Crocè, insegnate di religione a Roma e mia catechista, nei primi anni di vita a Reggio Calabria. Bianca è amica di mia madre da molti anni e insegnava catechismo secondo il metodo di Maria Montessori.

Ho scoperto oggi che Bianca è stata anche dirigente diocesana del MSAC a fine anni ’6, nella diocesi di Roma.

Potevo lasciarmi l’occasione per intervistarla?

Ciao, Bianca. Grazie per la disponibilità a rispondere a questa intervista. Vogliamo costruire la memoria storica del Movimento Studenti di Azione Cattolica. Ci vuoi dire la tua storia?

Grazie a te. Io ho cominciato a frequentare Gioventù Studentesca, uno dei nomi che il Msac ha avuto nella sua storia- quando ero al quarto anno delle superiori. Era il 1963.

Quanto tempo sei stata in GS? Cosa facevate?

Ci sono stata dal 1963 al 1965, per tutto il tempo in cui ho studiato all’Istituto tecnico “Gioberti” di Roma. Ci incontravamo una volta ogni quindici giorni in Borgo Santo Spirito. Gli incontri erano preceduti dalla distribuzione di alcuni questionari, che preparavamo a scuola con temi che riguardavano la condizione dello studente, la sua vita di cristiano e il suo impegno nell’ambiente.

E’ stato importante per te entrare in GS?

Come no…Per i primi 3 anni nella scuola superiore ho vivacchiato. Grazie a GS ho iniziato ad andarci con piacere. Ricordo che per le scale, rigorosamente riservate a noi ragazze, si saliva e scendeva cantando: un buon affiatamento, un sintomo di buone relazioni tra noi! Devo forse a GS se ho mantenuto contatti con molte delle compagne di quei tempi, ragazze con cui ho condiviso i momenti belli dello stare a scuola.

Già, le classi non erano miste. Ma le riunioni in GS lo erano?

Sì. Erano miste. Così come alcuni incontri che si organizzavamo durante le vacanze di Natale; eravamo giovani sani, ma molto umoristi. Abbiamo imparato anche a vivere un po’ insieme Questa condivisione era vista come una novità, dagli amici che frequentavano la Aci in parrocchia, dove le riunioni erano divise per sesso. Noi di GS ci sentivamo “moderni”.

Come erano quei rapporti tra ragazzi e ragazze di GS.

Non sempre facili. Ricordo che vi era una sorta di contrapposizione che scoppiò per motivi organizzativi tra i due rami di GS. Poi ci riappacificammo ad un convegno invernale di Assisi.

In effetti vivere l’ambiente misto ci procurò qualche difficoltà: non eravamo abituati, la novità qualche volta risultò faticosa ma ci salvò ci salvò l’umorismo. Ricordo un convegno invernale. Eravamo tutti stanchi e dovevamo fare comunque verifica, prima di andare a dormire. La stanchezza poteva far sprizzare scintille. Invece, un ragazzo- di fronte al fuoco del caminetto che divorava intere cassette di legno, quelle delle verdure del mercato, compensatino da due soldi- se ne uscì con un frase surreale, in romanaccio “ Ahò, ma quanto magna?”. Ridemmo a crepapelle e la atmosfera divenne più tranquilla.

La vostra fede come veniva vissuta a scuola?

Innanzitutto, nella motivazione. Andare a scuola, per viverla pienamente: in quel posto non eravamo per caso: lì ci aveva messo il Signore e aveva certamente i Suoi buoni motivi, si aspettava certamente qualcosa da noi! Poi, a livello concreto, ogni giorno passavamo almeno 5 minuti nella Chiesa vicino la scuola, o per recitare le Lodi o per una preghiera. Ancora: cercando di creare uno stile nuovo nei rapporti tra i compagni, quasi di amicizia. Devi ricordare che in quegli anni non avevamo i luoghi di partecipazione come le Assemblee di Istituto. GS a scuola cercava di testimoniare Gesù a partire da uno stile di amicizia.

Nei Licei, GS promuoveva dei dibattiti culturali sul rapporto tra fede e filosofia, tra fede e scienza, tra fede e cultura. Insomma si trattava di prendere coscienza, di “esserci”.

Sei entrata in GS della Azione Cattolica nel 1963. Ma prima esisteva?

Sì, era sorta da qualche anno. L’ AC, il ramo femminile e quello maschile, avevano cominciato da un po’ a differenziare il loro interesse verso due mondi importanti: quello operaio e quello studentesco. Ricordo come siano state importanti le notizie che arrivavano da Milano che aveva già da tempo sviluppato la sua presenza nella suola. A Roma promotori di GS furono gli uffici diocesani di GIAC, di GF e dell’ufficio catechistico nelle persone di don Luigi di Liegro, don Aldo Zega e mons. Giulio Salimei, sacerdoti che hanno lasciato segni forti della loro santità personale.

Curioso il tuo ricordo sui rapporti con Milano, perché GS nasce nel 1946 con il convegno di Assisi. Tu , forse, ti riferisci alla GS di Aci, in cui aveva iniziato ad essere assistente don Giussani.

Non so. Fatto sta che alla mia epoca si guardava alla esperienza di Milano. Noi a Roma, comunque, facevamo una GS “alla romana”, adattandoci al nostro contesto. Ad esempio, non ricordo l’ esperienza del Raggio, che invece era vivamente consigliata a Milano .Per me, GS di Roma ha funzionato perché è stata sensibile al proprio contesto. Poi le cose sono cambiate, non so, io ho cominciato ad occuparmi di altro.

I rapporti con i gruppi Giac e GF delle parrocchie?

Buoni, anche se a volte qualcuno si lamentava perché i ragazzi frequentavano GS e non le parrocchie ( un vecchio cliché che è durato a lungo, purtroppo, NdR).Io stessa ho iniziato come delegata Stampa della mia parrocchia, santa Maria del Rosario. Comunque, in GS mi è stato insegnato da subito ad essere protagonista della vita di credente e non solo spettatrice.

Poi hai continuato come responsabile diocesana. Ricordi alcuni nomi di persone che si erano impegnate con te?

Sì. Sono stata delegata diocesana Studenti di Roma, dal 1967 al1969 Tra i responsabili diocesani che mi hanno preceduta ricordo Sergio Mattarella, delegato GS della Giac e Bianca Storchi, delegata GS della GF. Poi ricordo anche gli assistenti: don Filippo Gentiloni, gesuita, don Diego Bona, ora vescovo nella diocesi di Saluzzo, e don Franco Amatori, ora parroco di s. Galla.

Che cosa puoi dirci di quel periodo?

Erano gli anni immediatamente precedenti il 1968 e credo che GS ne anticipò alcuni dei tratti positivi, come l’interesse per la scuola e la coscienza di essere studenti. Erano anni molto innovativi. Molti di noi venivano da esperienze diverse dall’AC. Altri per esempio frequentavano i Neocatecumenali: da giessina anch’io ricordo di essere stata ai Martiri Canadesi (scoop- grida in cuor suo il vostro redattore- il Msac sarebbe gira e volta, direttamente o indirettamente, alla base anche dei Neocatecumenali, oltreché di CL, dei Focolari, di sant’Egidio?)

Cosa ricordi di GS, in conclusione?

Ricordo questa possibilità di andare a scuola con piacere. Ricordo l’importanza delle scuola come istituzione educativa. Per questo motivo, ho scelto di diventare insegnante di religione. Mi è sembrato un modo per trasmettere ad altri il bene ricevuto.

Infatti, dopo GS che hai fatto?

Sono rimasta in Azione Cattolica. Poi mi sono sposata ed ho seguito mio marito, Nino, per un paio di anni a Reggio Calabria, dove era stato trasferito per lavoro. Lì ho frequentato il Movimento Laureati Cattolici, (oggi Meic, n.d.r.) dove ricordo con tenerezza l’assistente don Farias, che aveva impostato dei bei cammini formativi per giovani coppie. Importante per me è stato anche aver appreso il metodo di Maria Montessori, grande pedagogista, applicato alla catechesi. Ho insegnato per molti anni questo metodo, a mia volta. Nel 1981 sono tornata a Roma d ho lavorato in parrocchia fino al 1996, come catechista: un lungo periodo in cui ho avuto la sensazione di essere continuamente impegnata a dare senza avere il nutrimento necessario.

Come guardi agli studenti di oggi? Ed alla Chiesa di oggi?

Mi rammarico che i miei studenti non abbiano avuto l’occasione di vivere l’esperienza scolastica che ho avuto io con GS. La chiesa di oggi, secondo me, deve molto alla testimonianza di uomini come don Di Liegro e come Giovanni Paolo II che hanno tanto amato i giovani in modo giusto, esigente!

Adesso sei membro soprannumerario dell’OPUS DEI, assieme a tuo marito Nino. Trovi per caso qualche filo rosso tra GS e la tua vita di fede di oggi?

Dal 1996 sono membro dell’OPUS, dove ho trovato nuovamente gli spazi formativi cui aspiravo. In verità la dimensione spirituale è tornata ad essere il cardine di tutta la mia vita. Relazione tra questi due mondi? Certamente l’amore a Cristo e alla Chiesa, la fedeltà al papa, l’aspirazione alla santità.

GS è stata importante?

(Bianca esce dalla stanza e parlo con Nino Crocé, suo marito) Sì, noi ci siamo conosciuti nel 1970 ad un convengo a Frascati della Aci in cui si discuteva se GS avrebbe dovuto seguire in tutto e per tutto la esperienza di Milano oppure no. Io avevo 25 anni, stavo per laurearmi in ingegneria, ed ero stato invitato dal mio parroco, con la preghiera di sostenere la autonomia di GS dalla esperienza di Milano. Mi ricordo che dovetti confrontarmi con mons. Canestri, che invece sosteneva GS di Milano.

La conversazione finisce con la speranza di potersi rincontrare, magari con altri protagonisti di GS per festeggiare questa bella avventura studentesca!!!

Imparare dall’esperienza con GS…

giovedì, 4 marzo 2010

Testimonianza di Livio Pescia, “segretario nazionale” (anche se non si chiamava così) MSAC 1964-1966

Sono stato in carica come delegato nazionale del MSAC dal settembre 1964 ad alla primavera del 1966.

In quel periodo fu fatto un manifesto con le linee guida per il Movimento. Per quanto riguarda Gioventù Studentesca di Milano, formalmente essa faceva parte del Movimento ma non era interessata al dialogo ed alla collaborazione con Roma. Fui invitato ad un loro megaconvegno a Cattolica ed all’improvviso fui chiamato sul palco da don Giussani che mi presentò come rappresentante di Roma.

La ragione  di questo disinteresse era chiara: uno dei più efficaci punti di forza di GS consiste nella critica alla debolezza, alla scarsa incisività e al tradizionalismo dell’impostazione proposta da questi organismi nazionali ( Aci e Movimento Studenti). Per molti sacerdoti e per un crescente numero di vescovi GS, grazie al successo di adesioni tra gli studenti, apparve come l’alternativa vincente rispetto al Movimento Studenti. Il MSAC non era tuttavia scomparso…tutt’altro; e conobbe in quegli anni la svolta conciliare della ACI. Vi erano gruppi esemplari quali quello di Venezia che svolgeva una formazione di alto livello culturale ed aveva anticipato la fusione tra movimento femminile e quello maschile. Al congresso nazionale del Movimento maschile, i veneziani apparvero in versione … mista,e ciò accelerò anche il processo di fusione a livello nazionale.

La spinta conciliare, l’unificazione indussero i responsabili a produrre il nuovo Manifesto del MSAC (probabilmente il documento è reperibile nell’archivio ACI). Le iniziative più significative furono, sul piano culturale, la formazione filosofica con il contributo dell’importante prof. Armando Rigobello e l’approfondimento letterario e religioso di DANTE in occasione dell’ottavo centenario dalla nascita che fu celebrato anche con una rappresentazione teatrale a Ravenna, eseguita dalla compagnia di Orazio Costa.

In quegli anni si sviluppò anche un’ iniziativa MSAC molto originale: il CISS (centro italiano stampa studentesca) che raggruppava un considerevole numero di giornali di istituto. Meno rilevante fu l’azione di servizio e di volontariato anche se non mancavano le iniziative, quali le micro-realizzazioni (ad esempio costruire un pozzo) nel Terzo Mondo.

Vorrei ora

1)     ritornare sulla questione  di GS

2)      suggerire qualche proposta per uno sviluppo del MSAC

GS di Milano dell’epoca

1) Premetto che io posso parlare di GS per il periodo in cui sono stato delegato nazionale, fino a metà del 1966 (oltre quella data preferisco tacere per mancanza di mie fonti informative adeguate) Però in forma  dubitativa una cosa la vorrei aggiungere. Il  Papa Benedetto XVI, quando era ancora cardinale, in una omelia in cui commentava il Vangelo delle tentazioni di Gesù disse testualmente: “Non c’è stato secolo della storia  nel quale  Chiesa  non abbia conosciuto la tentazione del potere”.

Qualche elemento di cedimento a questa tentazione dell’alleanza Trono-Altare ce l’ha forse CL di oggi.

GS sapeva coinvolgere gli adolescenti, che attraversavano la psicologia dell’età evolutiva. Questo percorso implica ripiegamenti sul proprio io, crisi esistenziale, ricerca di senso, ostacoli alla formazione culturale, crisi familiare, ridotto interesse per le discipline scolastiche, incertezza del futuro, solitudine, insicurezza. GS propone una forte presa di coscienza esistenziale. Cristo come evento, non una teoria, esaltazione della partecipazione alla comunità anche come recupero di una propria identità. Questi elementi psicopedagogici furono messi in rilievo da un seminario ad hoc da noi realizzato con l’apporto del Pontificio Ateneo Salesiano. In quella sede avemmo consapevolezza del fatto che, accanto ai notevoli aspetti positivi dell’esperienza GS, vi fossero anche delle criticità. Esse riguardavano lo sviluppo educativo in quella delicata fase.  Due osservazioni in particolare:

-          mi ha sempre colpito la incapacità di GS a collaborare con le varie realtà ecclesiali, quasi a dire  La Chiesa siamo noi, la nostra comunità ci basta. La stessa vita parrocchiale non fa per noi. Non possiamo diluire o annacquare la nostra grande scoperta di Gesù. Si notava anche l’eccessivo rilievo dato al ruolo dell’autorità, in riposta al bisogno di sicurezza e di affetto. E con ciò il rischio di trascurare l’educazione alla responsabilità ed all’esercizio della libertà.

-          Scarsa educazione allo spirito critico, al metodo razionale, al riconoscimento del valore delle realtà umane, del valore della laicità, del valore umanizzante della politica, che per un cristiano ha un valore in sé e non come strumento per interessi particolari.  Veniva emarginata la ricerca della verità, preferendole la verità preconfezionata, il pensiero unico, per così dire. Nella forte contrapposizione alle ideologie del secolo vie era in certo qual modo forse inconsapevole il bisogno di avere  un nemico. La grande apertura della filosofia cristiana alla realtà e al Mistero veniva trascurata.

Idee per il MSAC

-          identIficare e descrivere la gamma delle possibili funzioni operative di un possibile di un tipico gruppo di MSAC. Proviamo ad individuarne alcune:

o                                                  proposta e risposta religiosa esistenziale (approccio psicopedagogico; metodi attivi e di gruppo).

-               Proposta e risposta culturale di base: riscoprire i grandi maestri e filosofi e santi e scrittori

-                Bibbia, Liturgia e ascesi

-                Il volontariato

-                La comunicazione e animazione sui temi del Movimento

-                L’educazione a coltivare gli obiettivi della educazione civica, della moralità pubblica, del merito coniugato con la coesione sociale.

-                La politica scolastica ed il suo approfondimento.  Riflettere di più anche coinvolgendo esperti.

·         Vi lascio con un metodo utile prima di organizzare le attività del MSAC… il metodo SWOT (Strenghts, Weaknesses,. Opportunities, Threats)

-                Individuare punti di forza

-                punti di debolezza (perché il MSAC è poco esteso nelle diocesi e negli istituti? Perche mancano gli assistenti? Perché c’è già Cl?)

-                Potenzialità

-                Minacce