Un ex ministro, una insegnante e una giornalista

19 aprile 2010

Alla sfs abbiamo proiettato al sabato pomeriggio i video di tre testimoni msacchini, sui temi dello studio, della partecipazione e delle relazioni

Ecco i video:

Un senatore msacchino…

19 aprile 2010

Testimonianza di Giuseppe Lumia, msacchino di Palermo, anni ‘70

Per me il MSAC è stata un’esperienza forte, che mi ha segnato e che conservo ancora nei miei ricordi. Un percorso splendido vissuto in parrocchia insieme ai tanti studenti della mia città natale, Termini Imerese, e poi a livello diocesano, a Palermo, alla guida del Movimento.

Tre cose hanno caratterizzato quell’esperienza: la formazione, la spiritualità e l’impegno.

La formazione è stata severa e rigorosa, ma allo stesso tempo affascinante perché ci proiettava sui grandi scenari del mondo. Ricordo ancora le dispense di colore verde, con le quali si studiavano i grandi movimenti di pensiero politici e culturali, così come ho ancora impresso il ricordo del nostro impegno nello studio dei documenti del Concilio e di quelli sulla scuola italiana di quel tempo.

Uno studio che ci portava a condividere la conoscenza prima all’interno del gruppo e poi a scuola. Insomma, un lavoro prezioso che forgia l’identità, la personalità, il carattere, un modo di essere che non si dimentica più.

Allo stesso modo ho un ricordo vivo dei momenti di preghiera, dei ritiri, della partecipazione alle liturgie. Una spiritualità viva, aperta, mai chiusa o arrogante. Una spiritualità che porta all’ascolto profondo della Parola, al dialogo con Dio e con gli uomini, che alimenta una fede incarnata, mai scontata o boriosa.

Infine, i campi scuola estivi, i momenti di gioia e divertimento, ma anche di studio e formazione. Attività programmate nel mese di settembre e realizzate durante il corso dell’anno. Una programmazione di lungo periodo perché l’impegno nella scuola non doveva rincorrere la cronaca o le emergenze. Ci guidava l’idea di proporre una progettualità aperta e condivisa, in grado di dare agli studenti la possibilità di essere protagonisti del proprio percorso formativo: un mese dedicato alla pace, uno alla mafia, uno all’ambiente, uno al territorio e così via… . Mese per mese la scuola veniva animata dalle nostre iniziative: volantinaggio mattutino, con i cosiddetti  tazebao; assemblee di classe, di corso, d’istituto; incontri ed iniziative con le realtà più significative e importanti della società civile; trasmissioni radiofoniche; manifestazioni con gli operai e le associazioni di volontariato.

L’impegno nel Movimento ci portò anche a vivere momenti elettorali nelle scuole, con i decreti delegati, con le elezioni dei consigli di classe, d’istituto e di distretto, nelle quali ottenemmo anche importanti successi. Imparavamo così la tecnica elettorale e soprattutto l’importanza della partecipazione agli organismi studenteschi, alimentata da una seria preparazione e un continuo coinvolgimento degli studenti.

Altre due cose mi preme sottolineare dell’esperienza nel MSAC: la prima è la capacità dei nostri educatori, attraverso un efficace modello organizzativo e formativo, di orientarci verso una visione aperta e progressista della società e della Chiesa, sulla quale abbiamo investito il nostro impegno per il bene comune, per la giustizia, la solidarietà; la seconda è il coinvolgimento alla temperie e ai travagli sociali e politici di quel periodo. In quella fase di grande scontro ideologico il MSAC ci ha dato la possibilità di attraversare le correnti calde di quegli anni. Ancora oggi non posso dimenticare la notizia dell’assassinio di Peppino Impastato. Un fatto tragico, che ci aprì gli occhi sulla drammaticità della presenza della mafia, che prima lo eliminò fisicamente e poi cercò di macchiare il suo valore civile attraverso il depistaggio. Si voleva far credere, infatti, che Peppino fosse un terrorista e che morì per mano sua durante la preparazione di un attentato.

Un tema, quello della presenza delle mafie, forse ancora sottovalutato e che richiede oggi più che mai impegno e coraggio.

Buon lavoro cari ragazzi del Movimento studenti. Sono certo che con il linguaggio del nostro tempo riuscirete a trovare i percorsi adatti per affrontare i travagli e coltivare le speranze della Chiesa e della società di oggi.

Sen. Giuseppe Lumia

Il MSAC un inizio…

17 aprile 2010

Simone Guerrini Msac Pisa anni 70

Il Msac è stato come un inizio. Sì si andava in Chiesa la Domenica ma, fino a quel momento, vivevo una religiosità elementare costruita attorno alle tappe canoniche guidate più dalla famiglia che da una partecipazione personale intensa. Era la fine degli anni 70; la prima svolta scolastica dalle scuole medie inferiori a quelle superiori e sempre su invito di amici dei miei, timido e perplesso, fui invitato ad una serata dal MSAC pisano, vera fucina di pensiero e di azione evangelizzatrice.

Rimasi colpito dalla voglia di capire, dalla curiosità di porsi domande e andai al mio primo Campo Scuola. Fu una scoperta eccezionale in positivo ed in negativo. Si affrontavano tematiche difficili per un ragazzino di 14 anni che, fino allora, aveva visto più le palestre di basket che i documenti del Concilio. Ma al di là della provocazione intellettuale che, specie in quegli anni, dominava le nostre riflessioni apprezzavo molto la voglia di vivere un’esperienza religiosa consapevole, il desiderio di annunciare una “novità” e di farlo nel mondo della scuola senza pretese esclusiviste senza tracotanza ma per essere sale del mondo. Insomma uno choc che ha generato una volontà, poi mai sopita, di uscire da una dimensione intimistica della propria fede per aprirsi al mondo. Ecco credo che il Msac mi abbia profondamente modificato rendendomi consapevole che un dono ricevuto doveva produrre frutti.

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Da quella prima esperienza è nata la mia predilezione per il versante socio politico. Altri ho visto hanno ricordato i convegni ecclesiali di evangelizzazione e promozione umana pietre miliari per la mia formazione religiosa ed umana così come le prime esperienze degli organi collegiali luoghi di impegno e di confronto non solo politico ma anche valoriale. Nascono i nostri primi dibattiti sulla distinzione tra fede e politica che non è mai separazione e cresce la volontà di non arrendersi di fronte alla violenza brigatista e stragista della fine degli anni settanta. Le liste studentesche e le assemblee infuocate generavano la tentazione di reciproche chiusure che proprio la formazione del Msac mi aiutavano a comprendere fossero inadeguate e così, distinguendo l’impegno politico dalle attività del Msac, molti di noi iniziarono esperienze di partecipazione che allora definivamo “prepolitiche”. Queste ultime hanno segnato, in modo permanente, la mia formazione ed il mio impegno che si è poi tradotto in militanza politica giovanile fino ai vertici del Movimento Giovanile della Dc di cui fui delegato Nazionale dal 1988 al 1992. Anche oggi nella mia vita professionale di dirigente di azienda, di padre di due splendidi figli e di marito cerco, con alterne fortune, di ricordare che esiste una dimensione necessariamente sociale della propria fede che nella distinzione dei piani e dei ruoli, non può essere trascurata se si vuole vivere una pienezza di vita.

Quali insegnamenti?

Direi che la fede non può essere vissuta in una dimensione meramente utilitarista ed intimistica ma di dedizione al prossimo vicino e lontano. Secondo che pur nello scontro e nel confronto politico non si può tacere la verità e che la mediazione politica, pur necessaria, non può essere il fine dell’azione politica che infine l’attenzione agli “ultimi”mai così poco di moda nell’attuale fase del tutto è spettacolo e tutto deve essere protervia di ricchezza e potere è il faro dell’azione politica. Infine che la fede è un cammino che richiede continui arricchimenti. Spesso invece travolti dalla quotidianità rischiamo di farla appassire. Grazie allora per avermi dato la possibilità di un ricordo che è anche un nuovo inizio.