Il gusto del confronto attraverso un giornalino studentesco

14 aprile 2010

Testimonianza di Tiziano Treu, Msac di Vicenza anni ‘50

La mia frequentazione del movimento di azione cattolica è cominciata durante gli anni del liceo a Vicenza (fine anni 50). In quel periodo collaboravo intensamente con il giornale studentesco pubblicato nello stesso liceo e poi esteso alle altre scuole medie della città. Così ho incontrato studenti di tutti gli istituti cittadini, diversi dai liceali per estrazione sociale e per cultura, molti di loro impegnati nel movimento. Sono stati questi incontri a stimolare il mio interesse e a coinvolgermi via via in iniziative culturali e religiose comuni. Le trovavo più interessanti di quelle parrocchiali ,che erano troppo tradizionali. La mia frequentazione in parrocchia non era molto intensa ; preferivo frequentare un centro cittadino dove si riunivano in modo spontaneo ma frequente vari gruppi di giovani,non solo studenti, che avevo conosciuto lavorando e diffondendo il giornale.
A dire il vero ho sempre preferito questo tipo di attività alla frequentazione delle manifestazioni formali organizzate , anche se vi presenziavo diligentemente quando era necessario. Gli incontri avevano contenuti e modalità diversi: meditazioni comuni sulla Bibbia, minilezioni di teologia , ma soprattutto riflessioni su temi di attualità sociale e civile. La politica in senso stretto appariva all’inizio fra le righe, ma negli ultimi anni sempre più di frequente e in modo esplicito-
Queste discussioni erano per lo più in piccoli gruppi ,ma si allargavano talora in vere e proprie assemblee; occupavano ore o intere giornate quando andavamo in gita-ritiro o in campi scuola.
Se ci penso anche oggi, ricordo questi momenti come i più importanti della mia vita giovanile e come un pezzo di ‘formazione continua’ che hanno segnato in modo decisivo il mio modo di essere e di agire,specie nei rapporti con gli altri.
Alcuni dei valori che ci venivano proposti o che ci scambiavamo erano diffusi nell’ambiente vicentino dell’epoca e quindi facilmente assimilabili: il senso del dovere, il rispetto delle regole, l’obbedienza e un certo spirito di servizio. Altri lo erano meno, anzi erano piuttosto controcorrente : la ricerca di sincerità nelle parole oltre che nei sentimenti, la curiosità di discutere e la voglia di farlo liberamente ,in modo laico, come si usa dire con un’espressione un po’ trita,
Ricordo il mio padre spirituale di allora : un sacerdote non particolarmente colto,tradizionale di formazione oltre che di aspetto; ma intensamente religioso e umano. Mi incitava sempre a ricercare , a non frenare le domande , a leggere cose nuove ,le letture di allora che partivano da Maritain e Mounier. Mi suggeriva di non tenere per me le idee e le riflessioni,ma di confrontarle sempre con gli altri : e infatti le riflessioni erano quasi sempre di gruppo. Io le ho sempre apprezzate da allora, più che le riflessioni individuali. Eppure non mi sentivo represso nella mia individualità; semplicemente imparavo e mi divertivo di più.
Questi ‘esercizi di comunità’ hanno influito molto sul mio carattere e credo anche sulla mia professionalità adulta. Il gusto del confronto e della mediazione razionale mi è venuto anche da lì. Queste discussioni libere e dirette mi hanno alimentato la diffidenza e il fastidio per i discorsi astratti,la voglia di misurare le idee sentite e lette nei vari testi, sacri o meno, con la realtà circostante , quella personale e quella sociale a cui ho dedicato in seguito molta attenzione. Penso del resto che questo sia un metodo fondamentale per chi fa politica ,a cominciare dai cattolici in politica. Riflettere sui principi, convincersene e farli propri nel confronto con gli altri , e poi cercare di declinarli nelle diverse situazioni concrete con sincerità, rigore e libertà di giudizio . Questo vale per tutti i principi,non solo per quelli attinenti alla vita civile e politica , ma anche i principi dell’etica privata e pubblica e quelli cd..non negoziabili.
Questa era la nostra idea di laicità, elaborata in modo incompleto, ma che doveva apparirci via via più chiara nel tempo. .Di questi temi parlo ancora con qualche amico di allora che è rimasto a Vicenza: e ci sembra ancora che sia stato bene fare così.
Dopo il liceo da Vicenza sono andato al collegio Augustinianum dell’università Cattolica di Milano, là dove è cominciata la mia vita professionale adulta..L’ambiente che vi ho trovato era molto più eterogeneo di quello vicentino, venivamo da tutte le parti d’Italia, per lo più dal Sud. Il confronto delle idee e dei valori è diventato più complicato e talora aspro; anche perché ci trovavamo di fronte a nuove prospettive ecclesiali,il Concilio di Papa Giovanni che avrebbe tanto influito sul futuro della chiesa, e a importanti cambiamenti politici , la prima apertura a sinistra.. In questo contesto difficile ho dovuto mettere in pratica la scuola di laicità frequentata a Vicenza. Ho cercato di farlo nei lunghi anni passati al collegio Augustinianum, ove si sono concentrate gran parte delle mie energie ,anche di azione cattolica . Questo è stato il mio movimento di allora.

Al MSAC ho scoperto la parola “impegno”

13 aprile 2010

Testimonianza di Enrico Letta, msacchino di Pisa anni ‘70

Devo tale e tanta gratitudine al msac che l’occasione del centesimo anniversario della sua fondazione mi da innanzitutto gioia. Il msac ha significato per me l’inizio di un impegno nella societa’ che ha poi, in forme diverse (e con alterne fortune), accompagnato la mia vita finora. Grazie al msac ho scoperto la parola “impegno” e ho capito quanto si impara a stare con gli altri, quanto contano le relazioni e lo scambio di idee. Ho incontrato il msac a scuola, alla fine della quarta ginnasio a Pisa nel 1981. E da quel momento in poi per tutto il periodo scolastico ne ho vissuto i livelli diocesano, regionale e nazionale con l’entusiasmo e l’ interesse degli anni della scuola superiore. Gli anni delle speranze, delle incertezze, dei timori. Della scoperta di se stesso, degli altri e della societa’. Questa scoperta la devo in gran parte al msac e grazie ai tanti amici che ho conosciuto in quegli anni. Per me e’ stata una ricchezza ineguagliabile. E son convinto di cio’ ancor di più’ quando vedo la quantita’ di persone che esprimono sensazioni simili a quello che mi porto dietro da quando ho incontrato il msac a scuola. So che e’ un discorso che non si dovrebbe fare, perche’ i figli non devono essere spinti dai genitori a fare le loro stesse esperienze. Ma confesso che mi farebbe molto piacere se i miei tre bimbi alle superiori potessero incontrare un luogo bello e sano come quello che e’ stato il msac per me.

“I giovani studenti hanno bisogno di scoprire in profondità le ragioni della fede: questa è la vera sfida

13 aprile 2010

Testimonianza di Amedeo Postiglione – Delegato nazionale Movimento Studenti 1961-1964

In occasione dei 100 anni di vita del MSAC – evento già di per sè straordinario – desidero far pervenire un breve messaggio di saluto ed augurio trovandomi nella impossibilità di essere presente. Sono particolarmente lieto di sapere che il Movimento Studenti di Azione Cattolica esiste e soprattutto che ha la volontà decisa di continuare a vivere.

La mia esperienza di Dirigente nazionale si situa fra quelle degli amici Gilberto Balduini e Camillo Moser e successivamente di Livio Pesce. In verità avevo già fatto a a Roma l’esperienza di membro nazionale del Movimento Aspiranti nel periodo ‘58-’60, e ricordo tutt’ora con commozione il compianto Claudio Bucciarelli e l’amico Gregorio Donato, oltre che l’assistente Don Pierfranco Pastore.

All’epoca vi erano personalità molto importanti, tra cui anche Luciano Tavazza, Luciano Scaffa, Domenico Volpi e naturalmente il Presidente Nazionale Generale Bachelet, indimenticato testimone di fede cristiana e di coerenza civile.

L’esperienza fra i ragazzi nata dal basso, cioè Parrocchia, diocesi, regione, mi servì per non trascurare gli aspetti organizzativi e strutturali di un vero Movimento Studentesco a livello nazionale, legato alla gerarchia ma anche capace di esprimere idee innovative.

Ricordo non solo i campi scuola, ma le consulte regionali e gli incontri nazionali che dimostravano il legame con il territorio e l’entusiasmo dei partecipanti. Erano persone meravigliose per la loro testimonianza di fede e mi piace ricordare anche che fra gli amici vi erano anche personalità distintesi poi a livello politico, come Segni, Mattarella e Mastella. I primi contatti con Comunione  e Liberazione furono di estremo interesse e anche molto amicali, perchè aprivano prospettive interessanti come gli eventi successivi dimostrarono. Soprattutto nel settore della stampa, furono allora valorizzate le esperienze studentesche locali.

Quali altri ricordi personali?

Ad essere sinceri, il mio interesse era ed è per i fondamenti della fede e la testimonianza in Gesù Cristo Signore, e meno per le preoccupazioni interne autoreferenziali sul ruolo religioso o sociale dell’Azione Cattolica, convinto come ero e sono, che il messaggio cristiano è importante sul piano sociale e politico ma non va confuso  con esso.

Allora non avemmo la capacità di anticipazione anche culturale di quanto sarebbe poi esploso nella scuola  e nella società a distanza di pochi anni, cioè il Movimento del ‘68  e poi il terrorismo!

Vinto il concorso in Magistratura, e dopo il matrimonio con due figli meravigliosi, mi dedicai soltanto alla famiglia e alla professione. Tuttavia, l’idea di lavorare per gli altri, patrimonio di cui sono profondamente grato all’Azione Cattolica, riprese a livello di esperienza per la qualità della vita e l’ambiente in una parte importante della città di Roma. Fui il primo a creare un Comitato di quartiere non di sezione di partito per assicurare alle famiglie ed ai ragazzi uno spazio per vivere, cioè verde pubblico, servizi sociali e tutela del patrimonio storico e artistico. Per ben 7anni, mi dedicai all’esperienza di quartiere con indipendenza e credo equilibrio, fino a che, anche a livelli della diocesi di Roma, si ritenne di organizzare il Convegno del 1974 sui cosiddetti “mali di Roma ” ad opera del Cardinal Poletti. Gli incontri di Sua Eminenza, ristretti ad un gruppo limitato di persone (tra cui Massaccesi, Scoppola, De Rita, Tavazza ed il sottoscritto)  che avvennero dopo il Convegno diocesano , mi fecero capire che i mali di Roma sarebbero rimasti senza un impegno diretto della gerarchia ecclesiastica, forse per la volontà comprensibile di evitare possibili strumentalizzazioni sul territorio della componente comunista politica nella città (reale salvo alcune eccezioni).

Sopravvenuto il terrorismo, non era più possibile lavorare con tranquillità con i cittadini, e perciò trasferiil mio impegno nel cuore della Corte Suprema di Cassazione dove costituii un Gruppo di lavoro Ecologia e Territorio a carattere nazionale, con il compito di promuovere l’evoluzione del diritto ambientale nel nostro Paese e la giurisprudenza. L’interesse per l’ambiente si spostò a livello internazionale attraverso la creazione di una Fondazione ad hoc con il compito di promuovere  a livello internazionale nuove istituzioni per l’ambiente. Infatti, esisteva ed esiste un vuoto enorme di governance globale dell’ambiente perchè una cultura adeguata (ben diversa dall’ambientalismo di maniera) tarda a svilupparsi in ordine alla gestione e controllo dei fenomeni globali dell’ambiente divenuti ora drammatici. Questa Fondazione, denominata ICEF, presentò a Rio de Janeiro nel 1992 in occasione della Conferenza ONU non denunzie ma un progetto positivo a favore di una Agenzia Internazionale dell’Ambiente e di una Corte Internazionale dell’Ambiente. In verità, oggi è cresciuta la consapevolezza su questi temi ache a livello alto del mondo cattolico, sicchè il Santo Padre Benedetto XVI ha preso posizione a favore di una Autorità Mondiale Politica per il governo dell’economia e dell’ambiente, come da nota separata mi permetto di commentare. Questa presa di posizione, se io fossi tutt’ora dirigente nazionale del Movimento, dovrebbe essere fortemente valorizzata in tutte le sue implicazioni e sostenuta con iniziative concrete nel segno cristiano.

Chiedo scusa se ho parlato troppo di me, ma volevo solo sottolineare che il Movimento Studenti dell’Azione Cattolica deve saper guardare dentro i grandi valori della tradizione e della fede, ma anche fuori con spirito di indipendenza e di servizio. La mia opinione conclusiva è che i giovani hanno bisogno di scoprire in profondità le ragioni della fede: questa è la vera sfida”.