Nelle classi separate per sesso, noi del movimento ci sentivamo “moderni”

4 marzo 2010

Intervista a Bianca Croce Vanzetto, delegata studenti di Roma nel 1967 (a cura di G. Carastro)

Oggi, 18 febbraio, ho avuto il dono di intervistare Bianca Crocè, insegnate di religione a Roma e mia catechista, nei primi anni di vita a Reggio Calabria. Bianca è amica di mia madre da molti anni e insegnava catechismo secondo il metodo di Maria Montessori.

Ho scoperto oggi che Bianca è stata anche dirigente diocesana del MSAC a fine anni ’6, nella diocesi di Roma.

Potevo lasciarmi l’occasione per intervistarla?

Ciao, Bianca. Grazie per la disponibilità a rispondere a questa intervista. Vogliamo costruire la memoria storica del Movimento Studenti di Azione Cattolica. Ci vuoi dire la tua storia?

Grazie a te. Io ho cominciato a frequentare Gioventù Studentesca, uno dei nomi che il Msac ha avuto nella sua storia- quando ero al quarto anno delle superiori. Era il 1963.

Quanto tempo sei stata in GS? Cosa facevate?

Ci sono stata dal 1963 al 1965, per tutto il tempo in cui ho studiato all’Istituto tecnico “Gioberti” di Roma. Ci incontravamo una volta ogni quindici giorni in Borgo Santo Spirito. Gli incontri erano preceduti dalla distribuzione di alcuni questionari, che preparavamo a scuola con temi che riguardavano la condizione dello studente, la sua vita di cristiano e il suo impegno nell’ambiente.

E’ stato importante per te entrare in GS?

Come no…Per i primi 3 anni nella scuola superiore ho vivacchiato. Grazie a GS ho iniziato ad andarci con piacere. Ricordo che per le scale, rigorosamente riservate a noi ragazze, si saliva e scendeva cantando: un buon affiatamento, un sintomo di buone relazioni tra noi! Devo forse a GS se ho mantenuto contatti con molte delle compagne di quei tempi, ragazze con cui ho condiviso i momenti belli dello stare a scuola.

Già, le classi non erano miste. Ma le riunioni in GS lo erano?

Sì. Erano miste. Così come alcuni incontri che si organizzavamo durante le vacanze di Natale; eravamo giovani sani, ma molto umoristi. Abbiamo imparato anche a vivere un po’ insieme Questa condivisione era vista come una novità, dagli amici che frequentavano la Aci in parrocchia, dove le riunioni erano divise per sesso. Noi di GS ci sentivamo “moderni”.

Come erano quei rapporti tra ragazzi e ragazze di GS.

Non sempre facili. Ricordo che vi era una sorta di contrapposizione che scoppiò per motivi organizzativi tra i due rami di GS. Poi ci riappacificammo ad un convegno invernale di Assisi.

In effetti vivere l’ambiente misto ci procurò qualche difficoltà: non eravamo abituati, la novità qualche volta risultò faticosa ma ci salvò ci salvò l’umorismo. Ricordo un convegno invernale. Eravamo tutti stanchi e dovevamo fare comunque verifica, prima di andare a dormire. La stanchezza poteva far sprizzare scintille. Invece, un ragazzo- di fronte al fuoco del caminetto che divorava intere cassette di legno, quelle delle verdure del mercato, compensatino da due soldi- se ne uscì con un frase surreale, in romanaccio “ Ahò, ma quanto magna?”. Ridemmo a crepapelle e la atmosfera divenne più tranquilla.

La vostra fede come veniva vissuta a scuola?

Innanzitutto, nella motivazione. Andare a scuola, per viverla pienamente: in quel posto non eravamo per caso: lì ci aveva messo il Signore e aveva certamente i Suoi buoni motivi, si aspettava certamente qualcosa da noi! Poi, a livello concreto, ogni giorno passavamo almeno 5 minuti nella Chiesa vicino la scuola, o per recitare le Lodi o per una preghiera. Ancora: cercando di creare uno stile nuovo nei rapporti tra i compagni, quasi di amicizia. Devi ricordare che in quegli anni non avevamo i luoghi di partecipazione come le Assemblee di Istituto. GS a scuola cercava di testimoniare Gesù a partire da uno stile di amicizia.

Nei Licei, GS promuoveva dei dibattiti culturali sul rapporto tra fede e filosofia, tra fede e scienza, tra fede e cultura. Insomma si trattava di prendere coscienza, di “esserci”.

Sei entrata in GS della Azione Cattolica nel 1963. Ma prima esisteva?

Sì, era sorta da qualche anno. L’ AC, il ramo femminile e quello maschile, avevano cominciato da un po’ a differenziare il loro interesse verso due mondi importanti: quello operaio e quello studentesco. Ricordo come siano state importanti le notizie che arrivavano da Milano che aveva già da tempo sviluppato la sua presenza nella suola. A Roma promotori di GS furono gli uffici diocesani di GIAC, di GF e dell’ufficio catechistico nelle persone di don Luigi di Liegro, don Aldo Zega e mons. Giulio Salimei, sacerdoti che hanno lasciato segni forti della loro santità personale.

Curioso il tuo ricordo sui rapporti con Milano, perché GS nasce nel 1946 con il convegno di Assisi. Tu , forse, ti riferisci alla GS di Aci, in cui aveva iniziato ad essere assistente don Giussani.

Non so. Fatto sta che alla mia epoca si guardava alla esperienza di Milano. Noi a Roma, comunque, facevamo una GS “alla romana”, adattandoci al nostro contesto. Ad esempio, non ricordo l’ esperienza del Raggio, che invece era vivamente consigliata a Milano .Per me, GS di Roma ha funzionato perché è stata sensibile al proprio contesto. Poi le cose sono cambiate, non so, io ho cominciato ad occuparmi di altro.

I rapporti con i gruppi Giac e GF delle parrocchie?

Buoni, anche se a volte qualcuno si lamentava perché i ragazzi frequentavano GS e non le parrocchie ( un vecchio cliché che è durato a lungo, purtroppo, NdR).Io stessa ho iniziato come delegata Stampa della mia parrocchia, santa Maria del Rosario. Comunque, in GS mi è stato insegnato da subito ad essere protagonista della vita di credente e non solo spettatrice.

Poi hai continuato come responsabile diocesana. Ricordi alcuni nomi di persone che si erano impegnate con te?

Sì. Sono stata delegata diocesana Studenti di Roma, dal 1967 al1969 Tra i responsabili diocesani che mi hanno preceduta ricordo Sergio Mattarella, delegato GS della Giac e Bianca Storchi, delegata GS della GF. Poi ricordo anche gli assistenti: don Filippo Gentiloni, gesuita, don Diego Bona, ora vescovo nella diocesi di Saluzzo, e don Franco Amatori, ora parroco di s. Galla.

Che cosa puoi dirci di quel periodo?

Erano gli anni immediatamente precedenti il 1968 e credo che GS ne anticipò alcuni dei tratti positivi, come l’interesse per la scuola e la coscienza di essere studenti. Erano anni molto innovativi. Molti di noi venivano da esperienze diverse dall’AC. Altri per esempio frequentavano i Neocatecumenali: da giessina anch’io ricordo di essere stata ai Martiri Canadesi (scoop- grida in cuor suo il vostro redattore- il Msac sarebbe gira e volta, direttamente o indirettamente, alla base anche dei Neocatecumenali, oltreché di CL, dei Focolari, di sant’Egidio?)

Cosa ricordi di GS, in conclusione?

Ricordo questa possibilità di andare a scuola con piacere. Ricordo l’importanza delle scuola come istituzione educativa. Per questo motivo, ho scelto di diventare insegnante di religione. Mi è sembrato un modo per trasmettere ad altri il bene ricevuto.

Infatti, dopo GS che hai fatto?

Sono rimasta in Azione Cattolica. Poi mi sono sposata ed ho seguito mio marito, Nino, per un paio di anni a Reggio Calabria, dove era stato trasferito per lavoro. Lì ho frequentato il Movimento Laureati Cattolici, (oggi Meic, n.d.r.) dove ricordo con tenerezza l’assistente don Farias, che aveva impostato dei bei cammini formativi per giovani coppie. Importante per me è stato anche aver appreso il metodo di Maria Montessori, grande pedagogista, applicato alla catechesi. Ho insegnato per molti anni questo metodo, a mia volta. Nel 1981 sono tornata a Roma d ho lavorato in parrocchia fino al 1996, come catechista: un lungo periodo in cui ho avuto la sensazione di essere continuamente impegnata a dare senza avere il nutrimento necessario.

Come guardi agli studenti di oggi? Ed alla Chiesa di oggi?

Mi rammarico che i miei studenti non abbiano avuto l’occasione di vivere l’esperienza scolastica che ho avuto io con GS. La chiesa di oggi, secondo me, deve molto alla testimonianza di uomini come don Di Liegro e come Giovanni Paolo II che hanno tanto amato i giovani in modo giusto, esigente!

Adesso sei membro soprannumerario dell’OPUS DEI, assieme a tuo marito Nino. Trovi per caso qualche filo rosso tra GS e la tua vita di fede di oggi?

Dal 1996 sono membro dell’OPUS, dove ho trovato nuovamente gli spazi formativi cui aspiravo. In verità la dimensione spirituale è tornata ad essere il cardine di tutta la mia vita. Relazione tra questi due mondi? Certamente l’amore a Cristo e alla Chiesa, la fedeltà al papa, l’aspirazione alla santità.

GS è stata importante?

(Bianca esce dalla stanza e parlo con Nino Crocé, suo marito) Sì, noi ci siamo conosciuti nel 1970 ad un convengo a Frascati della Aci in cui si discuteva se GS avrebbe dovuto seguire in tutto e per tutto la esperienza di Milano oppure no. Io avevo 25 anni, stavo per laurearmi in ingegneria, ed ero stato invitato dal mio parroco, con la preghiera di sostenere la autonomia di GS dalla esperienza di Milano. Mi ricordo che dovetti confrontarmi con mons. Canestri, che invece sosteneva GS di Milano.

La conversazione finisce con la speranza di potersi rincontrare, magari con altri protagonisti di GS per festeggiare questa bella avventura studentesca!!!

Imparare dall’esperienza con GS…

4 marzo 2010

Testimonianza di Livio Pescia, “segretario nazionale” (anche se non si chiamava così) MSAC 1964-1966

Sono stato in carica come delegato nazionale del MSAC dal settembre 1964 ad alla primavera del 1966.

In quel periodo fu fatto un manifesto con le linee guida per il Movimento. Per quanto riguarda Gioventù Studentesca di Milano, formalmente essa faceva parte del Movimento ma non era interessata al dialogo ed alla collaborazione con Roma. Fui invitato ad un loro megaconvegno a Cattolica ed all’improvviso fui chiamato sul palco da don Giussani che mi presentò come rappresentante di Roma.

La ragione  di questo disinteresse era chiara: uno dei più efficaci punti di forza di GS consiste nella critica alla debolezza, alla scarsa incisività e al tradizionalismo dell’impostazione proposta da questi organismi nazionali ( Aci e Movimento Studenti). Per molti sacerdoti e per un crescente numero di vescovi GS, grazie al successo di adesioni tra gli studenti, apparve come l’alternativa vincente rispetto al Movimento Studenti. Il MSAC non era tuttavia scomparso…tutt’altro; e conobbe in quegli anni la svolta conciliare della ACI. Vi erano gruppi esemplari quali quello di Venezia che svolgeva una formazione di alto livello culturale ed aveva anticipato la fusione tra movimento femminile e quello maschile. Al congresso nazionale del Movimento maschile, i veneziani apparvero in versione … mista,e ciò accelerò anche il processo di fusione a livello nazionale.

La spinta conciliare, l’unificazione indussero i responsabili a produrre il nuovo Manifesto del MSAC (probabilmente il documento è reperibile nell’archivio ACI). Le iniziative più significative furono, sul piano culturale, la formazione filosofica con il contributo dell’importante prof. Armando Rigobello e l’approfondimento letterario e religioso di DANTE in occasione dell’ottavo centenario dalla nascita che fu celebrato anche con una rappresentazione teatrale a Ravenna, eseguita dalla compagnia di Orazio Costa.

In quegli anni si sviluppò anche un’ iniziativa MSAC molto originale: il CISS (centro italiano stampa studentesca) che raggruppava un considerevole numero di giornali di istituto. Meno rilevante fu l’azione di servizio e di volontariato anche se non mancavano le iniziative, quali le micro-realizzazioni (ad esempio costruire un pozzo) nel Terzo Mondo.

Vorrei ora

1)     ritornare sulla questione  di GS

2)      suggerire qualche proposta per uno sviluppo del MSAC

GS di Milano dell’epoca

1) Premetto che io posso parlare di GS per il periodo in cui sono stato delegato nazionale, fino a metà del 1966 (oltre quella data preferisco tacere per mancanza di mie fonti informative adeguate) Però in forma  dubitativa una cosa la vorrei aggiungere. Il  Papa Benedetto XVI, quando era ancora cardinale, in una omelia in cui commentava il Vangelo delle tentazioni di Gesù disse testualmente: “Non c’è stato secolo della storia  nel quale  Chiesa  non abbia conosciuto la tentazione del potere”.

Qualche elemento di cedimento a questa tentazione dell’alleanza Trono-Altare ce l’ha forse CL di oggi.

GS sapeva coinvolgere gli adolescenti, che attraversavano la psicologia dell’età evolutiva. Questo percorso implica ripiegamenti sul proprio io, crisi esistenziale, ricerca di senso, ostacoli alla formazione culturale, crisi familiare, ridotto interesse per le discipline scolastiche, incertezza del futuro, solitudine, insicurezza. GS propone una forte presa di coscienza esistenziale. Cristo come evento, non una teoria, esaltazione della partecipazione alla comunità anche come recupero di una propria identità. Questi elementi psicopedagogici furono messi in rilievo da un seminario ad hoc da noi realizzato con l’apporto del Pontificio Ateneo Salesiano. In quella sede avemmo consapevolezza del fatto che, accanto ai notevoli aspetti positivi dell’esperienza GS, vi fossero anche delle criticità. Esse riguardavano lo sviluppo educativo in quella delicata fase.  Due osservazioni in particolare:

-          mi ha sempre colpito la incapacità di GS a collaborare con le varie realtà ecclesiali, quasi a dire  La Chiesa siamo noi, la nostra comunità ci basta. La stessa vita parrocchiale non fa per noi. Non possiamo diluire o annacquare la nostra grande scoperta di Gesù. Si notava anche l’eccessivo rilievo dato al ruolo dell’autorità, in riposta al bisogno di sicurezza e di affetto. E con ciò il rischio di trascurare l’educazione alla responsabilità ed all’esercizio della libertà.

-          Scarsa educazione allo spirito critico, al metodo razionale, al riconoscimento del valore delle realtà umane, del valore della laicità, del valore umanizzante della politica, che per un cristiano ha un valore in sé e non come strumento per interessi particolari.  Veniva emarginata la ricerca della verità, preferendole la verità preconfezionata, il pensiero unico, per così dire. Nella forte contrapposizione alle ideologie del secolo vie era in certo qual modo forse inconsapevole il bisogno di avere  un nemico. La grande apertura della filosofia cristiana alla realtà e al Mistero veniva trascurata.

Idee per il MSAC

-          identIficare e descrivere la gamma delle possibili funzioni operative di un possibile di un tipico gruppo di MSAC. Proviamo ad individuarne alcune:

o                                                  proposta e risposta religiosa esistenziale (approccio psicopedagogico; metodi attivi e di gruppo).

-               Proposta e risposta culturale di base: riscoprire i grandi maestri e filosofi e santi e scrittori

-                Bibbia, Liturgia e ascesi

-                Il volontariato

-                La comunicazione e animazione sui temi del Movimento

-                L’educazione a coltivare gli obiettivi della educazione civica, della moralità pubblica, del merito coniugato con la coesione sociale.

-                La politica scolastica ed il suo approfondimento.  Riflettere di più anche coinvolgendo esperti.

·         Vi lascio con un metodo utile prima di organizzare le attività del MSAC… il metodo SWOT (Strenghts, Weaknesses,. Opportunities, Threats)

-                Individuare punti di forza

-                punti di debolezza (perché il MSAC è poco esteso nelle diocesi e negli istituti? Perche mancano gli assistenti? Perché c’è già Cl?)

-                Potenzialità

-                Minacce

Ricordo di Piersanti Mattarella, msacchino

24 febbraio 2010

a cura del fratello Sergio, già Ministro della Pubblica Istruzione e anche lui msacchino

La mattina dell’Epifania del 1980 veniva assassinato Piersanti Mattarella. Era in auto, sotto la sua abitazione, con la moglie e i due figli: stava andando a Messa nella chiesa di S. Lucia. Non aveva ancora quarantacinque anni.

Da quasi due anni era Presidente della Regione in Sicilia. La sua azione politica e di governo era stata caratterizzata da un’intensa attività di riforme legislative ( sulla burocrazia regionale, sul bilancio, sulla struttura del governo, sulla programmazione economica, sull’urbanistica) e su un forte impegno per lo sviluppo della sua regione e del Mezzogiorno. Ma l’elemento che di più lo contraddistingueva era quello per la correttezza nella vita della Regione che esortava continuamente ad avere “le carte in regola”, parole che sono divenute uno slogan con cui viene ricordato: con queste parole voleva indicare una spesa regionale ordinata e trasparente e un’attività amministrativa conforme a legalità, che contrastasse la corruzione e l’influenza della mafia. Le parole più lusinghiere sulla sua azione politica sono state scritte dal giudice Giovanni Falcone nell’ordinanza con cui concludeva le indagini sul suo assassinio.

Aveva studiato, a Palermo, le elementari all’Istituto S. Anna e, dalla prima media al quarto ginnasio, presso l’Istituto San Luigi Gonzaga, quindi, a Roma, al San Leone Magno fino alla maturità e alla Sapienza per gli studi universitari.

Si era formato nella Gioventù di Azione Cattolica. Anzitutto nell’ associazione della GIAC del San Leone, in cui era molto impegnato e di cui divenne presidente, con assistente mons. Renato Spallanzani, un sacerdote che va ricordato. L’associazione aveva un ritmo intenso di attività e Piersanti ne era protagonista con grande capacità di aggregare e coinvolgere e con la convinzione che, per dare un senso alla propria vita, occorre metterla a frutto perché questo vuol dire corrispondere al piano di salvezza di Dio. Con le stesse motivazioni si era impegnato nell’ufficio nazionale del Movimento nazionale studenti della GIAC, dove ha operato, durante gli anni universitari, accanto al delegato nazionale di allora, Alvise Cherubini, popolarissimo tra gli studenti del Movimento e all’Assistente mons. Nebiolo.

In realtà è da questo patrimonio di valori che nacque il suo impegno politico e il modo in cui si è svolto: senso del bene comune, della responsabilità verso la società in cui si è inseriti, esigenza di mettere a frutto le proprie energie personali.

Posso concludere con una considerazione su Piersanti che potrei fare fare anche per altre persone che ho conosciuto e che, come lui, sono state assassinate perché si battevano, in Sicilia, per la legalità, da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino a Rocco Chinnici: non aveva la vocazione a diventare un eroe. Come ciascuno degli altri che ho ricordato, era una persona normale che amava la vita e il futuro; amava sua moglie e i suoi figli, era aperto di carattere, allegro nei rapporti personali, anche sul lavoro. Ma, come gli altri che ho ricordato, avvertiva fortemente il senso della dignità propria e di quella del ruolo che rivestiva; si rifiutava di piegarsi alla prepotenza, alla sopraffazione della mafia o alla minaccia della violenza; non aveva intenzione di far finta di non vedere. Era consapevole del pericolo che poteva aver di fronte ma sapeva che si deve vivere in maniera decorosa, potendo essere sempre orgogliosi delle proprie scelte.

Ricordare le persone che affermavano il rispetto delle regole per il bene di tutti, il bene comune, e il cui assassinio ha punteggiato dolorosamente la storia del nostro paese, significa condividerne valori e criteri di comportamento: il messaggio che riceviamo da Piersanti Mattarella risiede nella convinzione che la vita va impiegata spendendo bene, evangelicamente, i talenti che si sono ricevuti..

Sergio Mattarella