Il saluto del Movimento Studenti di Azione Cattolica al presidente Mattarella

1 febbraio 2015

Il Movimento Studenti di Azione Cattolica saluta con gioia l’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica. Per la sua storia di impegno, serietà e servizio siamo certi che l’onorevole Mattarella possa svolgere al meglio il ruolo delicato che gli è attribuito dalla nostra Costituzione, nel rispetto delle forze politiche e in dialogo con tutti i cittadini del Paese.

Ci emoziona ricordare il cammino di formazione di Sergio Mattarella, che come noi è cresciuto nel Movimento Studenti. Mattarella è stato infatti responsabile del MSAC di Roma e del Lazio tra il 1960 e il 1964: in occasione del centenario del MSAC, nel 2010, ci ha detto che «l’esperienza di quell’impegno nella GIAC e nel suo Movimento Studenti e, soprattutto, i riferimenti di valore su cui si fondava e quel che ho ricevuto per alimentarlo hanno disegnato il mio senso della vita e la mia fisionomia come persona».(1) Ci sentiamo felici e orgogliosi: sappiamo che i sogni e gli ideali, ancora oggi alla base del nostro impegno, sono ben fondati nella storia del Paese e si rinnovano continuamente grazie alla presenza viva degli studenti di AC nelle scuole di tutta Italia.

In questo tempo di forti tensioni, di scontri spesso oltre i limiti del rispetto, vediamo nell’onorevole Mattarella un uomo capace di dialogo, una figura che sa unire e non dividere. È lo stile dell’incontro che Mattarella ha formato in sé anche grazie all’esperienza del MSAC. Sempre nel 2010, infatti, ci raccontava: «Studiare insieme, vivere insieme un’esperienza di classe, di comunità e di studio mi ha aiutato a comprendere le esigenze, i problemi e le attese degli altri. Si cresce, se si cresce insieme. Ci si realizza, se ci si realizza insieme. Si è davvero liberi dall’ignoranza, dal bisogno e dalla violenza se liberi sono anche gli altri».(2)

Noi giovani cerchiamo nelle nostre istituzioni dei punti di riferimento coerenti e credibili. Per questo leggiamo con speranza le parole che Sergio Mattarella scriveva in ricordo del fratello Piersanti, anche lui già msacchino, barbaramente ucciso dalla mafia. Per Sergio, Piersanti «avvertiva fortemente il senso della dignità propria e di quella del ruolo che rivestiva; si rifiutava di piegarsi alla prepotenza, alla sopraffazione della mafia o alla minaccia della violenza; non aveva intenzione di far finta di non vedere. Era consapevole del pericolo che poteva aver di fronte ma sapeva che si deve vivere in maniera decorosa, potendo essere sempre orgogliosi delle proprie scelte».(3) Parole e valori che hanno poi ispirato tutta la storia politica di Sergio Mattarella, cominciata proprio all’indomani dell’assassinio di Piersanti.

Sergio Mattarella, nella sua lunga esperienza parlamentare, è stato anche apprezzato ministro dell’Istruzione; e, avendo militato nell’associazionismo studentesco del MSAC, conosce bene la tensione morale con cui gli studenti si avvicinano alla scuola. Al Presidente Mattarella, e a tutte le forze politiche, mettiamo a disposizione la nostra passione per la scuola italiana, nella speranza che i prossimi anni ci vedano costruire un sistema d’istruzione più giusto, più attrattivo, più partecipato.

Caro Presidente Mattarella, da studenti di AC che condividono oggi il suo percorso di formazione, ci sentiamo vicini a lei nel difficile esercizio delle funzioni che la Costituzione le riconosce. A lei rinnoviamo il nostro impegno per costruire dal basso, dalle nostre scuole spesso sofferenti, un’Italia «orgogliosa» di sé e delle proprie scelte.

Con stima e gratitudine,

La Segreteria nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica

Intervista a Gianni Vattimo

27 marzo 2014

Intervista telefonica rilasciata da Gianni Vattimo a Simone Esposito nel dicembre 2009


Abbiamo spulciato la sua autobiografia [G. Vattimo, P. Paterlini, Non essere Dio. Un’autobiografia a quattro mani, Aliberti 2006], dove lei racconta alcuni episodi della sua vicenda nella realtà degli studenti di AC e della GIAC. Per contestualizzare: siamo a metà degli anni ’50, giusto?

Più o meno sì, nel senso che io sono entrato qualche anno prima. Nel ’54 faccio la maturità e sono già delegato diocesano studenti a Torino. E’ sempre facile ricostruire la data esatta delle cose quando uno le ha vissute. Sono gli anni del contrasto tra Gedda e Carretto [si veda nota al testo (*), ndR]. Gedda era il Presidente generale dell’Azione Cattolica Italiana, Carretto era il Presidente della Gioventù Cattolica. Erano orientamenti diversi, credo fossero principalmente divergenze sul piano religioso: erano infatti tutti e due molto credenti, molto spirituali. Forse Carretto di più perché Gedda sembrava un vero uomo di potere, ma in realtà poi Gedda aveva fondato una sua associazione (che si diceva però facesse massoneria all’interno dell’Azione Cattolica). Erano gli “operai del Getzemani”. Io sono stato anche almeno una volta agli esercizi spirituali nella loro casa a Casale [Casale Corte Cerro, in provincia di Verbano Cusio Ossola, in Piemonte. ndR]. Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto, era una casa molto elegante….

Leggi il resto di questo articolo »

Un msacchino alla guida della gioventù cattolica internazionale negli anni del Concilio

25 ottobre 2013

Testimonianza di Antonio Papisca, delegato nazionale studenti della GIAC e poi segretario generale della Fédération Internationale de la Jeunesse Catholique (FIJC) 1959-1966

Nel dicembre del 1959, a Buenos Aires, al termine dell’Assemblea Generale della Fédération Internationale de la Jeunesse Catholique (FIJC), fui eletto Segretario Generale della Federazione.

Nel marzo dello stesso anno avevo conseguito la laurea in Giurisprudenza con una tesi sulla personalità giuridica internazionale della Chiesa Cattolica.

Sempre nel 1959, avvenne il radicale ricambio dei quadri dirigenti nazionali dell’Azione Cattolica Italiana in tutte le sue articolazioni organizzative. Con Giovanni XXIII si aprono nuovi orizzonti ecclesiali e sociali. Presidente della GIAC viene nominato Silvio Bettocchi (sarà poi Ordinario di ostetricia all’università di Bari), Assistente ecclesiastico è Monsignor Giuseppe Lanave (sarà poi Vescovo di Andria), coadiuvato da un gruppo di V. Assistenti, tra i quali primeggiavano Mons. Giuseppe Nebiolo, grande e affascinante pedagogista, Mons. Giuseppe Casale, poi Vescovo di Foggia, Mons. Gianfranco Pastore, poi anch’egli Vescovo.

Io sono chiamato a far parte della Presidenza centrale della GIAC, inizialmente come Delegato nazionale studenti, poi come Delegato professionisti, poi come addetto alle relazioni internazionali. Venivo dall’ Arcidiocesi di Reggio Calabria, dove ero stato Presidente diocesano della GIAC. (La mia famiglia si era trasferita a Reggio dall’Italia settentrionale: sono nato in provincia di Parma da madre emiliana e da padre calabrese, a Pellegrino Parmense, il 25 maggio 1936).

A Reggio Calabria negli anni cinquanta avevo vissuto una entusiasmante esperienza di apostolato, come Presidente di GIAC parrocchiale, Delegato studenti diocesano, Presidente diocesano. L’Arcivescovo Mons. Giovanni Ferro, un piemontese della Congregazione dei Somaschi, oggi Servo di Dio con processo di beatificazione in fase avanzata a Roma, era mio padre spirituale. Anche come Presidente diocesano operavo con lo spirito proprio del Movimento Studenti, al cui interno eravamo numerosi e vivaci quanto a idee e attività di apostolato. Gli amici della FUCI si sentivano un po’… disturbati dalla nostra effervescenza Msac: loro erano una élite, noi una forza studentesca autenticamente popolare. Ma tutti fratelli, ovviamente.

A Roma arrivavo, come prima accennato, fresco di laurea e di studi internazionali, un percorso che avevo intenzione di non abbandonare. La Provvidenza volle ch’io potessi seguire questa vocazione anche esercitando il mio ruolo di Segretario generale della FIJC (con sede principale a Roma nell’antica palazzina della Torre Rossa presso la Domus Pacis), tra l’altro curando i rapporti con gli uffici di coordinamento delle OIC (Organisations Internationales Catholiques) con sede a Parigi (presso l’Unesco) e a Ginevra (presso le Nazioni Unite), partecipando a conferenze internazionali, facendo parte di gruppi di lavoro transnazionali, ecc. La FIJC godeva di status consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), l’Unesco, il Consiglio d’Europa, l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), e partecipava alle varie ‘campagne’ della FAO, a cominciare dalla prima grande campagna contro la fame nel mondo. Leggi il resto di questo articolo »